Liberare l’anima dalla sua prigione di pietra è un atto di devozione verso Madre Terra e verso i nostri figli, perché quando ciò avviene, per cause naturali o per mano di qualche liberatore, per un istante la magia dell’infinito torna a baluginare. Una volta privata del guscio che la teneva imprigionata, maal sicuro, la si può vedere, la si può sentire. Crepita nell’aria mentre il sasso che si rompe lacera il velo fragile e impalpabile che custodisce l’energia della creazione. Una magia che non tutti possono vedere, perché non tutti quelli che spaccano un sasso ne liberano l’anima. Una bomba che disintegrasse milioni di pietre, per esempio, pregiudicherebbe l’esistenza stessa del pianeta, rischiando di distruggerne l’anima.
Devi sapere che tutto cominciò per gioco, durante le torride estati della mia infanzia, con i mesi trascorsi a saltellare su una falesia di arenaria, mentre il sole che mi asciugava gli anni e la salsedine che mi mordeva la pelle mi rendevano uomo. Ci arrampicavamo sulla scogliera fino a raggiungere la terra di mezzo: il punto dove l’arenaria lasciava spazio ai cespugli di mirto, al viola sgargiante dei fichi degli ottentotti che si allungavano nel vuoto scavato dal mare. Mille frammenti di scogliera aspettavano che noi ne liberassimo l’anima, circondati com’eravamo dal precipitare di altrisassi che, arrivati a terra,si spaccavano, rimbombando nelle calette.
Per rompere i sassi prescelti servono altre pietre, che vanno selezionate per bene, così come serve una base, piuttosto solida e stabile. La mia attività ancora non consapevole di liberatore delle anime dei sassi si interruppe bruscamente in un giorno d’estatedi tanti anni fa, quando da una roccia eruttiva che stavo rompendo schizzòvia una scheggia di plagioclasio. La maledetta finì dritta nell’occhio del compagno accanto a me,ostinatamente chino sulla pietra di cui, a tutti i costi, voleva vedere da vicino, troppo da vicino, l’anima volar via. Il seguito fu solo panico e agitazione convulsa: sua madre e mia madre in preda alla costernazione, le grida di aiuto, il cicaleccio intenso dei bagnanti accorsi, petulanti e insieme attoniti (abituati com’erano agli scivoloni dagli scogli, alle cadute in mare e ahimè, anche ai voli giù dal ponte, tristemente preferito dai più coraggiosi tra i pavidi della vita). Nulla di ciò, tuttavia, nemmeno la sirena dell’ambulanza a folle velocità verso la città, servì a ridare la vista all’occhio ferito di Matteo. Questo significò per me estate finita, mare off limitse divieto assoluto di andare in giro a spaccare altri sassi: per anni non ho potuto né voluto affrancare altre anime. Scoprire l’anima di un sasso, come detto, non è affare da ragazzi.Bisogna imparare a riconoscere le pietre e poi dotarsi di un sasso mastro in grado di spaccarle senza sbriciolarle né sminuzzarle troppo (perché pietre ridotte in frammenti piccolissimi avrebbero un’anima polverizzata ma non liberata, destinata a decomporsi, a trasformarsi in sabbia per rientrare nella prigionia del moto perpetuo dell’universo).Poi c’è da scegliere il sasso giusto da spaccare tra le migliaia a disposizione, dai mille colori, dalle venature iridescenti, con la superficie compatta o porosa, tra le rocce intrusive o le ultrafemiche. Bisogna tener conto che ci sono pietre che, pur avendo un aspetto amorfo, celano un cuore dalle venature strabilianti, mentre altre, esternamente meglio definite, promettono tesori che poi deludono.Ma c’è anche tutto un mondo, mia cara Aurora, che va al di là delle conoscenze fisiche e chimiche: è un mondo fatto di alchimia e di tatto, della capacità di entrare in simbiosi con pietre dalla vita eterna. Pietre che forse nessuno di noi dovrebbe intaccare, perché scegliendo quella da spaccare ci si arroga l’esercizio diun diritto a noi estraneo: quello di prolungare l’esistente creando vita.Solo agli eletti, dunque, appartiene il mestiere di liberatori, e io non sono tra questi. Per me si è trattato solo di un hobby, di una pura e felice casualità in cui me la sono cavata egregiamente, almeno fino a quando, poche ore fa e senza volerlo, non ho compiuto un imperdonabile errore.Ma prima lascia che ti ricordi che milioni di anni fa un corpo cosmico, grande quanto Marte e per lo più composto di grafite, colpì la Terra, scagliando nello spazio una tale quantità di materia da formare, dopo un coagulo lentissimo, due Lune. Di queste, la seconda, più piccola di un terzo rispetto all’altra, risultò composta principalmente da lonsdaleite, il più duro in assoluto fra tutti i minerali conosciuti. Pensa che alcuni grossi frammenti di questo materiale finirono anche nelle profondità degli oceani.Secondo un’ipotesi molto accreditata, avallata da scienziati famosi e dai leader dell’economia mondiale, la formazione delle due Lune, entrambe in orbita intorno alla Terra, pare abbia richiesto milioni di anni. Nel frattempo però, provocando un’alterazione non indifferente dei moti delle maree sul pianeta, entrambe le Lune migrarono, allontanandosi tra loro. Quest’effetto durò finché, nel gioco delle forze gravitazionali, il sole non fece sentire tutto il suo peso, rendendo instabile il punto di Lagrange, sul quale si trovava la Luna più piccola. L’astro non si limitò soltanto a destabilizzare l’orbita comune alle due Lune, ma ne provocò anche lo scontro: così la più piccola precipitò interamente sulla superficie nascosta della sorella maggiore. In questo modo si spiegherebbero sia la diversità morfologica delle due facce lunari a noi note –e la ricchezza di potassio, terre rare e fosforo nei grandi mari –sia il motivo per cui rispetto all’altra la crosta della faccia nascosta è più spessa di una cinquantina di chilometri.Perché ti ho raccontato questo? Senza dilungarmi ancora in dettagli tediosi, mi basta che tu sappia che la spiegazione appena fornita è falsa! Si tratta solo di una finta verità costruita per farci credere che sia normale il fattoche vediamo una sola Luna. Non è così, le Lune sono ancora due, e la Luna più piccola attende di essere rimessa al suo posto.Tra poco verranno a prendermi e per me non ci sarà più possibilità di salvezza, perché oggi, dopo tanti anni, sono tornato a liberare un’anima da un sasso. Anzi, a dire il vero non ho deciso proprio nulla. Loro hanno sfruttato le mie debolezze e insinuandosi nel mio subconscio hanno manipolato il mio Super -io per il loro piano.
Mi hanno convinto a farlo, perché solo io avrei potutoscovare la pietra più dura al mondo, liberarne l’anima e cancellare così la Seconda Luna. Io ho spezzato quel frammento di lonsdaleite lasciando che l’ossido e la rogna, la famosa patina del tempo, la trascuratezza e l’opportunismo, i ruffiani della risata, l’idea di dio, scandali e routine, miserie e miserabili, assenze transitorie e assenze irrecuperabili, invadessero il mondo.Presto arriveranno a prendermi, a prenderci! E se ruberanno la pietra sarà la fine per tutti. Perché l’anima di un sasso non puòvagare in eterno. Una volta liberata possono trascorrere mesi, anni, millenni, ma prima o poi deve ritrovare una casa. Per questo, tra ventitré anni esatti,tu dovrai trovare tuo fratello Jacopo –che per difendervi ho allontanato da te. Dopo tanti anni di separazione, insieme potrete salvare questo mondo facendo tornare al suo posto la Seconda Luna. Basterà che Jacopo rimetta la pietra là dove l’ho prelevata.
Da lì dentro, se chiudi gli occhi, puoi ancora udire le scimmie. Ma se mi uccidono metteranno fine alla saga e anche tu diventerai un altro dei tanti eroi dimenticati dalla gente.
Diego Barsotti
Grazie per il tuo commento Alessandra e per aver condiviso ciò che hai trovato nel romanzo. Credo sia molto utile ascoltare le sensazioni che un testo fa provare a ciascuno di noi, che sono sempre diverse e arricchenti. Farò tesoro dei tuoi spunti 😉
Alessandra Lippi (proprietario verificato)
Libro interessante che cattura l’attenzione fin da subito. L’uso intelligente dell’alternanza dei personaggi in due storie distinte, aiuta il lettore a capire l’argomento perché si viene velocemente trasportati in un mondo futuribile ma non poi così inimmaginabile: le problematiche vitali infatti sono ancora le nostre. Leggendo L’anima dei sassi ci si immedesima profondamente nei personaggi: diventi prima figlio e chiunque si riconosce nelle descrizioni di rapporti conflittuali con il padre, ma poi diventi uomo e donna nelle descrizioni di vari rapporti intensi ed ottimamente descritti con la giusta dose di erotismo romantico, dove ogni donna ed ogni uomo rivivono sensazioni che hanno o che avrebbero voluto provare.
Descrittivo ma mai troppo, L’Anima dei sassi ci fa tornare ad amare il mare, la natura, le emozioni: il tutto con un filo conduttore da ottimo romanzo giallo dove nella lotta tra il bene e il male il lettore arriva alla fine d’un fiato.
Notevole anche il fatto di aver inserito – in un momento in cui il mondo è così consapevole e sconsiderato con se stesso, la tematica ambientale, espressa da un personaggio talmente simpatico che alla fine chiunque va in autobus non riuscirà a reprimere un sorriso aspettandosi parole sagge dall’autista.
Mi piacerebbe che questo libro avesse un seguito, che diventasse una una saga in cui personaggi come la protagonista Eriko continuassero a sconfiggere altri mali della società. Consigliabile la lettura in comodità e rilassatezza.