Gli occhi verdi e quel tocco di grigio, che si intravedeva tra una ciocca e l’altra, rendevano Tommaso un quarantenne molto affascinante. Faceva il vulcanologo e amava il suo lavoro.
Si era innamorato dei vulcani quando aveva solo dieci anni ed era andato in vacanza con i suoi genitori alle isole Eolie. Lì, con una barca, l’avevano portato a vedere la Sciara del Fuoco di Stromboli ed era rimasto affascinato nell’osservare i blocchi incandescenti che, sul lato nordest della costa, rotolavano giù verso il mare, creando vapore e folate di cenere. Da quel giorno non aveva fatto altro che guardare documentari e cercare notizie sui vulcani. Così, finite le scuole superiori, nel momento di decidere a quale facoltà iscriversi, non aveva avuto alcuna esitazione: Scienze della Terra, con relativa specializzazione in Vulcanologia.
Era originario di Bari, ma il lavoro lo aveva portato lontano dalla sua città natale, e ormai abitava a Catania da diversi anni.
Non appena mise piede a terra, accese il telefonino e ricevette una chiamata dal suo migliore amico, nonché collega.
«Ciao, Mario. Sono appena sceso dall’aereo. Ci sei mancato a New York, non sai cosa ti sei perso.»
«Beato te che sei riuscito a prenderti qualche giorno di ferie. Sai benissimo che all’università gli esami si avvicinano e gli studenti non mi danno un attimo di tregua, sembra che in questo periodo si moltiplichino. Ma non parliamo di questo, ti prego. Ti ho telefonato per invitarti a cena da noi, domani. È da tanto che non passiamo del tempo assieme, e poi c’è il derby.»
«Hai ragione, me l’ero completamente dimenticato. Vi stracceremo.»
«Certo, come no. Sogna, amico, sogna.»
Terminata la chiamata, Tommaso uscì dall’aeroporto, prese un taxi e si avviò verso casa.
Viveva da solo in un bell’appartamento in centro, composto da due camere da letto, di cui una adibita a studio, un bagno, una cucina e un salone. Non aveva alcun legame sentimentale e l’ultima relazione amorosa risaliva a più di un anno fa. Da quando Marta aveva deciso di trasferirsi alle Hawaii per studiare i quattro splendidi vulcani presenti sull’isola, non aveva trovato nessun’altra in grado di fargli perdere la testa.
Lei era una donna fantastica sotto tutti i punti di vista: solare, generosa e, cosa più importante, amava i vulcani.
La loro era stata una storia seria, durata cinque anni, e nel solo guardarli si poteva capire quanto fossero innamorati.
Un bel giorno, Marta rincasò raggiante più che mai ed entrando in cucina trovò la tavola addobbata al meglio, con al centro una candela accesa e sul suo piatto un piccolo astuccio. Capì subito cosa stava per succedere.
Tommaso, in piedi dietro di lei, le poggiò una mano sulla spalla e la condusse al suo posto, facendola accomodare. Poi, prese il piccolo cofanetto e si inginocchiò.
«Lo so, abbiamo detto di stare bene così come stiamo, che non abbiamo bisogno di un pezzo di carta che ci dica quanto ci amiamo, che staremo insieme per sempre… ma stamattina, quando mi sono svegliato, ho capito che nella mia vita manca ancora qualcosa. Voglio vederti vestita di bianco mentre percorri la navata della chiesa per raggiungermi e fare di me l’uo-mo più fortunato al mondo. Quindi, mia piccola stella, vuoi diventare mia moglie?» E aprì l’astuccio.
Al suo interno c’era un anello d’oro bianco con tre piccoli diamanti incastonati sopra.
Marta, rimasta a bocca aperta, guardava il suo uomo con gli occhi pieni di lacrime.
«Non so che dire. Ti amo e lo sai. Non avrei mai immaginato una sorpresa simile, ma sarei molto onorata di diventare tua moglie.» E facendolo alzare da terra, lo baciò.
Tommaso le prese la mano sinistra e le infilò l’anello.
Finito di cenare e sistemata insieme la cucina, le afferrò di nuovo la mano e la condusse in camera da letto, dove fecero l’amore per tutta la notte.
Il mattino dopo, Tommaso aprì gli occhi sulla sveglia posizionata sopra al suo comodino. Erano le 7. Voltandosi dal lato di Marta, si accorse che lei non era più accanto a lui. Così si alzò, andò in cucina e la trovò lì, impegnata a preparare la colazione. Le si avvicinò e l’abbracciò da dietro, baciandole il collo.
«Buongiorno, piccola.»
«Buongiorno, amore. Dormito bene?»
«Divinamente. Come mai ti sei svegliata così presto? Oggi è domenica, potremmo stare a letto fino a tardi.»
«Lo so, ma avevo voglia di prepararti la colazione.»
Quando si sedettero a tavola l’uno di fronte all’altra, tra un morso di pancake e un sorso di cappuccino, Tommaso si accorse che Marta aveva un’aria pensierosa.
«C’è qualcosa che non va? Mi sembri strana.»
Allungò una mano per afferrare quella di Marta e con il pollice le accarezzò il dorso.
«In realtà, ti devo dire una cosa. Anzi, avrei dovuto dirtela ieri.» Non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi, abbassò lo sguardo. «Avrei voluto parlartene, giuro. Ma poi mi hai fatto quella bellissima proposta, e non me la sono più sentita.»
Continuando a fissarla, Tommaso girò leggermente la testa di lato.
Graziana Licciardi
Lapilli è una storia che racconta l’importanza del rispetto e della bellezza dell’ambiente circostante, Tommaso ci insegna a trasmettere alle nuove generazioni per perpetuare questi concetti; grazie, a Tommaso ogni cosa appare stupenda. Oltretutto, Tommaso ci fa capire che se si svolge un lavoro che si ama, ogni giorno è speciale e si trasmette agli altri passione e dedizione. Questo è uno dei motivi che porteranno Emma ad essere affascinata e a voler conoscere Tommaso di più; la sua storia si intreccia così con quella dell’uomo ma la sua è meno felice. Fra paesaggi mozzafiato e sguardi effimeri, Barbara Caputo inserisce anche tematiche attuali come la violenza e le conseguenze di essa sulla propria progenie. Quando nei contesti casalinghi vi sono degli abusi oltre alla vittima, soffrono i figli ed è quello che succede a Giovanni, il figlio di Emma colto da un mutismo da trauma. Il titolo lapilli descrive non solo i frammenti di lava che vengono eruttati dai vulcani durante la fase esplosiva ma anche i frammenti dei cuori dei nostri protagonisti che cercano un modo per ritornare interi.
Federico Pedrocchi (proprietario verificato)
Io sono stato sull’Etna, quando era possibile affacciarsi sulla bocca del vulcano. Da tempo è vietato perché è una vera incoscienza. Però va presa seriamente questa comunicazione che c’è fra Tommaso e l’Etna; lassù la si capisce. Prima di tutto si è fuori dal tempo: quello che si vede è così da millenni. E poi il vulcano borbotta, ogni tanto fischia, ha leggeri tremolii, ha uno strano profumo un po’ aspro. Insomma, è un grande animale che ha la sua coda giù, verso il centro della Terra. E’ evidente che gli si possa parlare e che lui dica delle cose. Bisogna saperlo ascoltare per capire la sua voce che è antica come il mondo, e Tommaso ce l’ha fatta. Emma pensa alla sua carriera, va bene, ci può stare. Ma non può non capire che avere un vlcano come amico non è cosa da tutti.
Alessandra Bonamonte (proprietario verificato)
Ho da poco finito di leggere questo romanzo e devo dire che ne’ sono rimasta entusiasta. È una storia scorrevole che ti invoglia a leggere ma non è il solito romanzo rosa. Quando inizi a leggerlo non hai più voglia di smettere. Il modo in cui viene sottolineata la forte alchimia che Tommaso ha nei confronti del suo “amico” e la delicatezza con cui si parla di questioni importanti e ancora oggi purtroppo attuali come la violenza sulle donne, lo rende davvero speciale. Il tutto avvolto dalla scoperta del vero amore, unica grande forza motrice, che porterà Tommaso ed Emma a non arrendersi, a provarci ancora una volta, a essere felici. I miei complimenti vanno all’ autrice Barbara Caputo che è riuscita a farmi emozionare.