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Le avventure di Ciclamino e Marrico – Nell’Arcipelago Toscano

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Ciclamino è un piccolo fiore sbocciato troppo presto, solo nella pineta di Cecina. Quando incontra Marrico, un lombrico coraggioso che sogna l’avventura, nasce un’amicizia speciale.

Insieme al gabbiano Pasquale intraprendono un viaggio straordinario attraverso le sette perle dell’Arcipelago Toscano: dall’Isola d’Elba a Gorgona, passando per Pianosa, Montecristo, Giglio, Giannutri e Capraia. Tra immersioni subacquee con mute artigianali, incontri con creature marine fantastiche e pericoli sempre in agguato, i due piccoli amici scoprono un mondo ricco di meraviglie naturali e leggende misteriose.

Un romanzo d’avventura che celebra la curiosità, il coraggio e il valore dell’amicizia, insegnando ai giovani lettori che anche i più piccoli possono vivere grandi avventure.

Uno strano incontro

Nella vasta pineta di Marina di Cecina e Bibbona soffiava un vento leggero, una brezza mattutina che accarezzava le alte chiome dei pini.

Era un giorno di fine marzo e nell’aria si sentiva già il profumo della primavera.

Verso i monti il sole stava sorgendo e faceva capolino con la sua luce dorata, mentre gli abitanti della grande riserva naturale erano intenti a sbrigare le loro faccende.

C’era chi veniva da una notte di lavoro, come la civetta Antonietta o la volpe Carlotta, e chi si alzava per dare il buongiorno al sole nascente, ma soprattutto c’era un gran silenzio e tutti gli animali parevano vivere insieme in modo pacifico.

O almeno così poteva sembrare a un osservatore poco attento, in realtà molti di loro erano alle prese con piccoli problemi quotidiani.

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Il signor picchio verde e sua moglie Clotilde si erano trasferiti nella loro casa in via del Pino Antico ormai da qualche settimana. L’avevano costruita scegliendo accuratamente il tronco dell’albero e scavando un buco abbastanza grande da poterci vivere con i piccoli che sarebbero nati di lì a poco.

Tutto sembrava perfetto: il grande pino era alto e robusto e il nido accogliente e spazioso, tuttavia qualcosa turbava la loro serenità.

Da quando il signor Upupa era tornato ad abitare accanto a loro, la famiglia di picchi non riusciva più a godere della pace e della tranquillità della pineta.

L’aria infatti non aveva più il profumo della macchia mediterranea e della salsedine, ma un fetore insopportabile che copriva ogni altro odore.

«Mario, io non ce la faccio più!» si lamentò la signora Clotilde col marito. «Siamo venuti in questo bosco per respirare aria buona e far crescere i nostri piccoli in un ambiente protetto e salutare, ma qui c’è una puzza tremenda. Da quando il signor Upupa è diventato nostro vicino non si respira più!»

«Tesoro, mi dispiace tanto, ma che cosa possiamo fare?» domandò il signor picchio verde. «Tu ormai hai deposto le uova e non possiamo cercare una nuova casa.»

«Tanto valeva, allora, tornare da mio cugino Albano, così avremmo avuto cibo a sufficienza!»

«Che cosa?» chiese sbalordito il marito, mentre le piume rosse del capo sembravano essersi drizzate di qualche millimetro e spiccavano in contrasto con quelle verdi del dorso.

«Avresti voluto far nascere i nostri figli vicino a una città?» domandò esterrefatto alla moglie. «Tuo cugino è un gabbiano e può volare da lì alla costa senza fatica, ma noi avremmo dovuto nidificare nei dintorni e lo sai anche tu che non sarebbe stata una buona cosa. E il cibo, poi… Puah! Tutta quella robaccia scartata dagli umani… Prima di mangiare quelle schifezze avrei fatto il digiuno!»

A quelle parole Clotilde sospirò mesta e osservò pensierosa le sei uova che aveva sotto al grembo.

In realtà quello sarebbe dovuto essere un momento davvero magico della sua vita: i suoi piccoli, infatti, erano prossimi alla nascita e lei e Mario avrebbero dovuto spendere tutte le loro energie per accudirli, tuttavia non riusciva a godersi quel periodo come avrebbe voluto, tanto era infastidita dalla puzza che ormai aveva pervaso anche la loro casa.

Possibile che la signora Upupa non tenesse pulito il suo nido? si chiese soprappensiero. Eppure i suoi vicini le sembravano degli uccelli per bene, ogni mattina non mancavano mai di dare il buongiorno e, da quando la moglie aveva deposto le uova, il marito non faceva altro che darsi da fare per sfamare la sua famiglia.

Sentì una leggera carezza e si voltò.

Mario stava strusciando il lungo becco contro le piume verde oliva del suo collo. Mentre la osservava i suoi occhi avevano un’espressione preoccupata, tanto che Clotilde si sentì in dovere di rassicurarlo.

«Va tutto bene!» disse al marito. «Dicevo tanto per dire, in realtà quest’albero è una casa perfetta e la pineta è un posto splendido, lontano dall’inquinamento e dai pericoli dell’uomo.»

«Lo pensi davvero? Non ti crea così tanto fastidio vivere qua?» volle sincerarsi il signor picchio verde.

«Ma no, è davvero il luogo ideale per metter su famiglia, avrei solo voluto che gli Upupa nidificassero un po’ più in là… Comunque non ha poi così importanza» disse ancora Clotilde. «Fra qualche settimana potrò uscire in volo e respirare aria pulita! E poi guarda, Mario, il cielo si sta già coprendo di nuvole scure… è probabile che oggi piova e forse l’acqua purificherà un po’ l’aria.»

A quelle parole, la poca luce che filtrava dai rami degli alberi si fece ancora più fioca e le gocce di pioggia cominciarono a cadere sul terreno coperto di aghi di pino.

Un silenzio improvviso calò su tutta la pineta, mentre il rombo del tuono risuonò lontano, poi il temporale avanzò e il luccichio del lampo abbagliò per un attimo l’intera riserva.

Tutti gli animali della pineta si rifugiarono nelle loro tane, solo gli alberi e gli arbusti più piccoli rimasero immobili a sfidare la furia del temporale.

Ai piedi del pino che offriva rifugio ai signori picchio verde, uno strato di muschio, compatto come un tappeto, ricopriva buona parte del terreno e si arrampicava fin sulle radici nodose dell’albero.

Proprio sul soffice manto stava avanzando un piccolo lombrico dall’espressione terrorizzata.

Tutto affaccendato a trovare al più presto un riparo dalla pioggia, strisciava veloce verso un punto ben preciso del terreno, dove era sicuro ci fosse una distesa di foglie di ciclamino.

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Susanna Dell'Omo e Sofia Pericoli
Susanna Dell'Omo
Nasce a Cecina nel 1978 e vive a Castiglioncello. Si è laureata in Psicologia clinica e di comunità all’Università di Padova. Dopo la pubblicazione di un romanzo e di una storia breve, inizia a interessarsi alla scrittura per i più piccoli.
Il primo volume di “Le avventure di Ciclamino e Marrico”, ambientato nelle isole dell’Arcipelago Toscano, è il suo esordio nella letteratura per ragazzi.

Sofia Pericoli
Nasce nel 1995 a Castiglion Fiorentino e vive a Monte San Savino. Fin da piccola coltiva il suo amore per il disegno e le arti figurative, fino a laurearsi in Fashion communication presso il Polimoda di Firenze. Studia chitarra classica presso la Scuola di Musica di Fiesole e fa parte di un duo artistico dedito alla fotografia, di nome Visiolapse.
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