«Devi convincerlo ad affrontarti direttamente,» lo avvisai, affiancando il mio cavallo al suo «neanche un vero esercito potrebbe affrontare i Coraniaid, figuriamoci un’illusione…»
«Non serve che me lo ricordi.» Strinse con forza le redini. «Possibile che siano tanto forti? In fondo, sono solo cento uomini.»
«Oh, non uomini comuni, non soldati comuni… anche solo uno di loro vale un esercito. I Cavalca Vento esistono da tempo immemore, tramandando le loro conoscenze di generazione in generazione. Non esiste essere umano più letale» sospirai. «Dovevi proprio accettare questa sfida, Artù?»
«Sai che non ho altra scelta.» Strinse i denti. «Quel vigliacco di Leodegrance non avrà più scuse e dovrà concedermi la mano di Ginevra.»
«Disdegni dunque fino a questo punto la sorella?»
«Ilda?» sorrise. «Oh, mi sembra molto più il tuo tipo.»
«Mi stai per caso deridendo, ragazzo?» Scoppiammo a ridere, spronando i cavalli ad avanzare.
«Sei sicuro che funzionerà?» mi chiese improvvisamente, ostentando indifferenza, non appena arrivammo in vista della piana.
«Tu pensa a fare la tua parte, oramai non dovresti più dubitare del tuo vecchio amico.»
La gioventù… grazie a Shan, non c’era il tempo per rispondere alle numerose domande del ragazzo: re Lot già si trovava sul campo di battaglia, il grosso cavallo da guerra che scalpitava nell’attesa. I suoi famosi cento soldati si stagliavano dritti a qualche passo di distanza, in perfetta formazione; non si udiva volare una mosca.
Il principe si avvicinò, sicuro di sé, mentre io restavo indietro, nascondendomi dietro al colle vicino: avevo del lavoro da sbrigare.
«Chi va là?» sentii gridare.
«Sono Artù Pendragon, principe di Camelot.» Il ragazzo balzò giù da cavallo, avvicinandosi al re. «Sono venuto personalmente a raccogliere la vostra sfida per conto di Lord Leodegrance.»
«Con che diritto?» Lot si degnò a malapena di guardarlo, il mento sollevato.
«Sono promesso a sua figlia.»
«Siete voi, dunque?» riprese l’uomo, dopo un momento di esitazione, la voce che tradiva una strana amarezza. «Forse è meglio così, sarà ancor più soddisfacente togliervi la vita.»
«Cosa intendete dire?»
«Leodegrance non vi ha spiegato il perché di questo scontro?» La voce del re si fece velenosa.
«No… sostiene che la sfida sia giunta inaspettata.»
«Oh, invece capisce benissimo, il vecchio codardo» La bocca di Lot si piegò in un sorriso ironico: «Arrivate tardi, principe. Sono anni che corteggio la ragazza, la sua mano mi spetta di diritto. Leodegrance disdegna i signori della guerra, per questo ha preferito prometterla a voi».
Sbirciai dal mio nascondiglio, giusto in tempo per vedere Artù stringere con forza i pugni nei guanti di cuoio. Non avrebbe ceduto Ginevra per nulla al mondo.
«Ebbene,» si sforzò di sorridere «direi che la situazione potrà risolversi piuttosto in fretta, non credete?»
«Siete dunque tanto imprudente da affrontarmi?» Lot pareva stupito. «Avete una bella arroganza per ritenervi mio pari, ma se è questo ciò che volete, non mi tirerò certo indietro.» La giovane età di Artù poteva trarre in inganno, il re non aveva idea di chi aveva davanti.
Bene, era giunto il momento di disilluderlo: sorrisi, rimboccandomi le maniche della camicia, il potere che mi fluiva nelle vene come sangue.
Michela Toscani (proprietario verificato)
Bellissimo, avvincente e piacevole da leggere, veramente sorprendente com’è raccontato nei minimi dettagli che ti coinvolgono completamente in questo viaggio.