Quella mattina ero davvero stanca.
Non mi ero fermata un momento da settimane e l’unica cosa di cui avevo bisogno era silenzio e pace.
Decisi di concedermi qualche momento per me stessa ed andai a passeggiare al Parco Ducale. La stanchezza lì passava sempre: Era il mio posto.
Avevo appena accompagnato Bea al doposcuola, erano le 16. Sua madre mi chiamò per chiedermi di aspettarla perché lei era rimasta bloccata a lavoro. Bea avrebbe finito alle 18, così decisi di restare al parco.
La mia solita panchina, con cui intrattenevo lunghe e silenziose chiacchierate era purtroppo occupata, così andai verso il Chiosco.
Anche lì, tutti i tavolini erano occupati.
Vidi un’anziana signora seduta vicino la porta d’ingresso, accanto a lei una sedia libera.
Mi avvicinai, e le chiesi timidamente se potevo appoggiarmi per bere un caffè. Ci sono quelle persone scorbutiche e antipatiche che con un grugno ti rispondono male; lei invece no, ne fu entusiasta.
Iniziò subito a raccontarmi della sua vita.
Guardava oltre il chiosco, oltre gli alberi, cercava lo sguardo di qualcuno, ed io la ascoltavo con cura.
Era una donna gentile, elegante e con un timbro di voce davvero piacevole. Le sorrisi. Parlammo dei suoi figli, del marito che perse durante la guerra e di quanto furono difficili gli anni in cui le donne iniziavano a combattere per i propri diritti.
Aveva lavorato più di trent’anni alla fabbrica di San Leonardo. Era incredibile pensare a tutto quello che era successo in un secolo; tutto ciò che aveva vissuto quella donna era ciò che io oggi davo per scontato.
“ Mi dispiace averle rubato tempo, non la volevo annoiare” disse interrompendo bruscamente il suo racconto.
“No signora, rubato tempo? Questo è il tempo meglio speso … I suoi racconti mi hanno davvero coinvolta”
“Una giovane ascoltatrice, bene! Siete merce rara oramai.. Io vengo ogni giorno in questo Parco proprio per non smettere di ricordare. Sono sicura che avremo modo di rivederci”
Era davvero una persona carina. Mi piaceva molto ascoltare le storie di estranei ma poi tendevo a perdermi nei miei pensieri, e quel giorno non fu diverso.
Si alzò e andò via lentamente. Mi rividi il lei. Un’anziana abitudinaria che trascorre i suoi pomeriggi a leggere seduta sulla sua storica panchina, ricordando il passato, tra alberi e foglie cadenti di un nuovo autunno alle porte.
Pensavo a come era cambiato il modo di vestire, di mangiare e di parlare, ma più di tutto mi stupiva di come le cose si fossero complicate.
Il progresso ha portato giovamento in tantissimi settori questo è vero, ma il lavoro? Il mondo del lavoro lo trovate migliorato? Io vedo tutto in uno stato di rovina che avanza…
Che tu sia un giurista, uno scienziato, un archeologo, un pittore, un insegnante, un cameriere, un dottore, un architetto o un muratore, non importa, la fine sarà sempre la stessa: ti lamenterai; sarai sotto pagato, in attesa costante di un ambito giorno libero, stanco, deluso…
Quante persone conoscete felici del proprio mestiere?
Se decidi di intraprendere la carriera da lavoratore dipendente, non basta la passione, la quantità di esperienze o la tua dedizione, devi soprattutto confrontarti con moltissimi tentativi ai concorsi e poi…
Fare colloqui!
E volgiamo parlare dei contratti di lavoro?!
Esisteva già una differenza ai tempi della donna del parco: c’erano imprenditori e operai; adesso esistono milioni di tipologie diverse. Lavoratore autonomo, subordinato, a contratto, Co.co.pro, assegnista, tirocinante, stagista, collaboratore, a prestazione, libero professionista e imprenditore.
Ma perché elencare le tipologie contrattuali lavorative esistenti? Ciò a cui realmente sto pensando è quello che provoca un rifiuto, quello che in me ha provocato un rifiuto. Uno? Forse meglio dire due, tre, quattro, dieci, venti, quaranta rifiuti! Non ho mai contato tutti i colloqui che ho fatto nella mia vita, e di questo mi pento, ma sono davvero tanti
.Voi pensate che nel secolo scorso si passavano anni a fare colloqui?
Potrei scrivere un libro solo di colloqui!
E quel giorno al Parco li ricordai quasi tutti ma soprattutto ricordai quando tutto ebbe inizio…
2 Luglio 2001, la scuola superiore stava per finire. Avevo compiuto 18 anni da 3 mesi.
Non posso lamentarmi del Liceo.
Ho frequentato il classico solo perché si era iscritta la mia amichetta delle medie. In paese non è come nelle grandi città, non rischi di rimanere isolato se non sei alla moda, qui siamo tutti un po’ fuori moda.
In realtà le superiori sembrano la continuazione della Scuola media…
Le stesse persone che frequentavo alla Scuola dell’infanzia li ho coltivati anche in adolescenza: vicini di casa, compagni di gioco, figli di amici di famiglia o direttamente parenti; c’era anche mio cugino ma lui si è diplomato due anni prima, era il più grande.
Sembrava irraggiungibile ma poi è arrivato anche il temuto giorno della maturità; in un attimo ti diplomi e ti trovi catapultato nella “vita dei grandi”.
Desideri l’indipendenza così tanto che fatichi a credere a chi diceva
“un giorno rimpiangerai il periodo del Liceo”.
Prima scrollavo le spalle e pensavo
“Mai, questi giorni non li rimpiangerò mai” ed invece dopo neanche tre anni mi sono ritrovata a rimpiangere viaggi d’istruzione e panico da interrogazione.
Quella mattina eravamo tutti fuori dal portone ad aspettare la pubblicazione degli elenchi con i risultati. Mi avvicinai ma già lo sapevo “Zarini DIPLOMATA”.
“Ora basta, sta per cambiare tutto” pensai urlando dentro di me e sfoderando un sorriso di commozione. “Sono grande, posso fare le mie scelte e soprattutto andare via da casa”.
Lavorare nel negozio dei miei genitori non è stato terribile. Sistemare la merce, tenere la contabilità, gestire la cassa ed a volte era divertente anche fare i domicili.
Era bello soprattutto quando l’ordine arrivava dalla famiglia Talloni. Ah, che uomo meraviglioso che sarebbe diventato e che bambino bellissimo è stato!
Si chiamava Giulio, è stato il mio primo amore direi… Ci siamo dati il primo bacio grazie ad una penitenza, chiusi dentro una cabina telefonica. Era l’unica in paese, di quelle rettangolari con gli sportellini che ti consentono di stare al telefono anche quando piove. Adesso mi sembra bellissima, non avrei mai pensato che un giorno le avrebbero dismesse tutte…
Avevo quindici anni, lui diciassette.
Giocavamo ad obbligo o verità sul muretto dietro la piazza. Poi è successo di nuovo, due estati dopo, ma questa volta lo volevamo entrambi, non fu una penitenza. Era la notte di Ferragosto, guardavamo i fuochi d’artificio dal belvedere, fu una notte indimenticabile!
Ci frequentammo per quasi due mesi, non ci siamo mai dichiarati fidanzati davanti nessuno… Poi tutto svanì. Lui partì militare, odiava studiare e voleva diventare un pilota.
Oggi sarà a combattere qualche guerra e salvare vite.
Giulio Talloni: non ti dimenticherò mai!
Giulio era bello, lavorare nel negozio dei miei genitori era bello, il mio paese era bello, anche i miei amici e i miei parenti erano persone belle, ma per una bambina forse; io ormai ero diventata una donna, volevo realizzare i miei sogni. Adesso basta, era arrivato il momento di scrivere il mio futuro.
Quando dissi a mia madre che volevo iscrivermi all’Università non era molto contenta, mise subito tutto in chiaro.
“Noi ti daremo i soldi per le tasse, a tutto il resto devi pensare tu. Vuoi l’indipendenza? Guadagnatela”.
Mio padre non proferiva parola, lui mi avrebbe voluto lì per tutta la vita.
La partenza di mio fratello era stata già abbastanza dura, ma lui era maschio, poteva andare a Milano a studiare ingegneria (non so quale… ), io no, io ero la piccola, dovevo restare a casa ad aiutare i miei.
Mio padre era solito fumare una sigaretta in balcone dopo cena, e prima di andare in soggiorno a guardare la tv, passava davanti la mia cameretta, si appoggiava allo stipite della porta e mi guardava. Io ricurva sulla scrivania studiavo per i test d’ingresso. Lui restava lì a guardarmi. Di tanto in tanto mi chiedeva “ dai piccola Mia non andare, come faccio solo con tua madre…?!” ma sapeva perfettamente che non ero più la sua bambina.
Capitolo 1
CAMILLA
Quell’estate trascorse così, tra il negozio e lo studio per i test. Il 4 Settembre volammo a Parma. Mia madre si assicurò che la mia coinquilina non fosse una serial killer e dopo tre giorni di pulizie nella mia nuova camera, mi diede un bacio in fronte e tornò in Sicilia. Ero fortunata! La mia famiglia, in fondo, non era fuori moda come molte altre.
Ci siamo! Adesso inizia un nuovo capitolo per Mia Zarini, avrò la mia nuova etichetta: studentessa universitaria fuori sede!
Sono io, sono io è basta. Adesso potrò scrivere la mia storia!
Le faremo sapere lo sentii la prima volta nel negozio di libri.. Chiedevo informazioni per quelli usati e fotocopie, ed il titolare col suo accento strano me lo disse un po’ sommesso, quasi in silenzio..
“Si certo, le facciamo sapere..” sapeva tanto di presa in giro. Primo piccolo scoglio da superare (non proprio piccolo): il costo dei libri. In seguito fu dimezzato grazie all’aiuto delle fotocopie. Poi i miei genitori pagarono le tasse d’iscrizione, ma dovevo trovare un introito per pagare la stanza e le spese.
La domanda per il posto letto all’università non la vinsi per un errore nella domanda. Fu la seconda volta che sentii quelle magiche tre parole :
“Signorina purtroppo la sua domanda è stata respinta per un errore nella compilazione dell’ISEE, sappiamo che è un errore di trascrizione pertanto rivaluteremo la sua domanda, non si preoccupi, le faremo sapere”.
Ancora non lo sapevo…
Era l’inizio della fine.
Avevo diverse lezioni con frequenza obbligatoria, quindi una stanza nell’attesa dovevo trovarla.
Sapevo già che non mi avrebbero mai più ricontattata. Così trovai una stanza ad una ventina di chilometri dalla facoltà. Potevo prendere due bus ma fortunatamente dopo qualche giorno avevo anche un mezzo di locomozione, quello me lo regalò il babbo.
Io e mia madre stavamo pulendo la mia futura stanza, lui andò in giro per la città e comprò un Liberty 50cc di seconda mano.
Era grigio, con la carrozzeria un po’ rovinata, ma funzionava alla grande, era il suo regalo di diploma in ritardo, non avrei mai pensato che dopo qualche anno l’avrei rivenduto.
I primi mesi trascorsero molto velocemente. Pagai affitto e utenze con i soldi che avevo messo di lato durante l’estate, ma a Novembre mi resi conto che dovevo trovare un lavoro.
Era il 9 Novembre, quella mattina arrivai tardi in facoltà. Quel giorno però conobbi Camilla.
Eravamo entrambe davanti l’ascensore.
L’avevo già intravista durante una lezione ma non avevamo mai parlato.
Ci scambiammo un sorriso, aveva i capelli gonfi e ricci di un colore rosso acceso, era buffa ma mi ispirava simpatia. Iniziammo a chiacchierare aspettando l’ascensore e mi raccontò che aveva frequentato per un anno veterinaria vicino Bologna ma terrorizzata dalla possibilità di potersi trovare un giorno ad abbattere un cane, un gatto o anche un criceto, decise di iscriversi a biologia.
Era molto simile a me: sognatrice, curiosa, ma al contrario di me non era per nulla silenziosa.
Con lei non ti annoiavi mai, aveva tantissime storie da raccontare, avventure, curiosità, consigli. Era solare, energica e propositiva, sorridevo sempre con lei ed entrammo subito in confidenza.
Forse il fatto di aver vissuto per un anno a Bologna l’aveva resa molto più esperta di me in tante cose, era bello conoscere qualcuno del posto!
Una mattina il professore di botanica annullò la lezione e l’assistente propose di organizzare un gruppo di studio in biblioteca. Io e Camilla non avevamo legato molto con il gruppo di colleghe della “prima fila” perchè non riuscivamo a stare sedute davanti ai professori e interrompere continuamente la lezione per farci notare. Loro sì, ma io e Camilla non le sopportavamo.
Boicottammo il gruppo di studio delle ragazze della “prima fila” e andammo al bar. Stavamo bevendo un succo di frutta alla mela verde quando mi propose di andare con lei in giro a cercare un lavoretto per tirar su qualcosa durante le vacanze invernali.
Disse che potevamo proporci spontaneamente in alcuni negozi, le commesse erano molto richieste durante le festività. Il precedente anno aveva lavorato in una libreria tra il periodo di Natale e fino ai saldi. Aveva guadagnato abbastanza bene, così pensai che poteva fare al caso mio.
Considerato che da quando avevo dieci anni avevo trascorso più pomeriggi nel negozio dei miei genitori che alla villa con i miei amici, pensai che l’idea di Camilla era davvero perfetta, non sarebbe stato difficile inserirsi in un nuovo negozio.
Purtroppo non avevo fatto i conti con la realtà.
La giornata fu lunghissima, girammo per tutto il centro e dopo pranzo anche al Centro commerciale. Rientrammo a casa che era già buio, distrutte e affrante.
Nessuno, nessun negozio aveva detto
ok ti facciamo fare una prova domani.
Molti avevano detto solo
“le faremo sapere…”
Alex88 (proprietario verificato)
letto e riletto, attendo con ansia la copia cartacea a casa! Ti ricordo scrittrice già alle scuole medie… 🙂 Sono certo raggiungerai il tuo traguardo, te lo meriti!
shoponline_88 (proprietario verificato)
Semplice, leggero ed adatto a tutti
Sere riesce a farti riflettere tra una risata ed un pò di malinconia, vi consiglio di leggere la storia di Mia e di tanti giovani, e non, nella sua stessa situazione
Donat (proprietario verificato)
Fresca, attuale e che ti fa pensare 🙂
Consiglio sia il libro che l’autrice