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Le ombre e la luce II – Il canto della sirena

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La campagna di crowdfunding è terminata, ma puoi continuare a pre-ordinare il libro per riceverlo prima che arrivi in libreria

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Consegna prevista Luglio 2025
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Philip Benton, agente segreto del MI6, è al centro di una nuova missione tesa a svelare dove sia nascosto il gigantesco tesoro della setta Il Sentiero della Mano Sinistra e intercettare il suo capo, supremo criminale. Seguendo il flusso degli ingenti movimenti di capitali, Benton si addentrerà negli intricati meandri dell’alta finanza, ineluttabilmente collusa con le trame della criminalità organizzata. Costellata da inganni e sotterfugi, omicidi, misteri e continui colpi di scena, la caccia proseguirà senza sosta fino all’imprevedibile e sbalorditivo epilogo.

Perché ho scritto questo libro?

Dopo aver completato il primo libro, Le ombre e la luce, è stato per me naturale realizzare il sequel . Molti dei sottoscrittori della prima campagna bookabook dopo aver letto il libro, mi hanno chiesto di dare seguito alla scrittura del secondo. Un motivo in più per proseguire l’opera.

ANTEPRIMA NON EDITATA

Nove mesi prima…

Philip Benton è un agente segreto del MI6 straordinariamente abile ma indifferente alla carriera e ai riconoscimenti. Ha subito un trauma che ha condizionato il rapporto con la madre Martha Benton, una brava psicologa che riteneva reticente sulle circostanze riguardanti la misteriosa scomparsa di suo padre. Inconsciamente, tenta di esorcizzare l’inquietudine nei sogni intrattenendosi in fugaci momenti di socialità e confidenza con personaggi del cinema, per lo più attrici. Durante la guerra in Iraq era riuscito a individuare il rifugio dove si era nascosto Saddam Hussein grazie all’informazione ricevuta da Naima Khalil, detta Shaqra, amante prediletta del dittatore iracheno. Divenuto assistente di Nicholas Wilson, capo del MI6, era stato incaricato di fare da scorta ad Alan Barry, professore universitario di Boston che venne avvelenato nella sala congressi del British Museum. A seguito di ciò, Philip entrò in contatto con la detective Greta Jane Beaumont, incaricata dall’ente governativo Special Branch d’indagare sull’omicidio compiuto da un’oscura setta esoterica, il Sentiero della Mano Sinistra. Inizialmente infastidito dalla presenza della detective, in breve rimase impressionato dalle sue qualità e dal suo fascino, dando vita a un forte legame affettivo.  Al termine di una rocambolesca missione funestata dalle morti di sua madre e dell’amica Shaqra uccise da soldati della setta, Philip svelò il tradimento di Wallace, direttore MI6 a capo della società segreta, e sventò il tentativo di assassinio di Wilson, rivelatosi essere suo padre. Un lieto evento è imminente, la nascita di Red Rose, ma ciò non ha interrotto la missione di Philip nella ricerca di Wallace, dato per disperso nell’Oceano Indiano. Costellata da inganni e sotterfugi, omicidi e misteri, la caccia al Sentiero della Mano Sinistra continua senza sosta.

Prologo. Maximilian Weber, il Tessitore

Se non siete mai stati a Zurigo in tardo autunno dovreste andarci almeno una volta nella vita. In quel periodo dell’anno, seppur per un breve istante, potreste godere il respiro rarefatto di una città che vive in un tempo immobile.  Attratta da una spirale temporale che ritorna sempre su se stessa, Zurigo diviene simbolo della ciclicità del vivere. Nemmeno in Piazza San Pietro a Roma riuscirete mai a provare una sensazione simile. A Milano, a Parigi, a Londra, a Berlino, a New York, a Mosca, a Shangai, a Tokyo e in altre città-stato il tempo non è mai domo, è sempre in fuga e dopo un attimo non lo si riconosce perché non è più lo stesso, è cambiato nelle forme e nei contenuti. Troppo grande per essere trattenuto, incute timore e rispetto. A Zurigo il tempo è un buon amico che cura solitudini e paure, trasformando l’impazienza del vivere in un lento e tranquillo passaggio che ha un inizio e mai una fine.

«Questa città è un po’ un paradosso.»

L’uomo che avevo accanto, di fronte al pittoresco negozio di orologeria sulla Bahnhofstrasse, mi parlò senza distogliere lo sguardo dalla vetrina al cui interno erano esposti numerosi orologi di secondo polso. Era prossimo ai settant’anni, aveva un’altezza di circa un metro e ottanta centimetri, corporatura di taglia media, occhi scuri, capelli brizzolati, occhiali squadrati con montatura sottile in metallo dorato. Indossava un trench Burberry Kensington, delle scarpe Church’s Oxford Diplomat e una coppola Kangol British Peebles Heritage.

«Perché lo pensa?»

«A Zurigo il tempo non è così importante, eppure i segnatempo sono uno dei nostri maggiori vanti.»

L’uomo in trench rispose indicando un orologio posto al centro dell’esposizione, un Rolex vintage.

«Anche volendo trovarne di nuovi è ormai uno degli elementi di spicco della vostra tradizione, come la balestra di Guglielmo Tell che è stampata sull’etichetta di migliaia di prodotti svizzeri» commentai.

«Lei ha ricordato un eroe nazionale che è oggetto di controversia circa la sua effettiva presenza storica. Siamo stati capaci di riconoscere un simbolo dalla dubbia esistenza, un bell’esempio di realismo svizzero» affermò con ironia l’uomo in trench.

«Se non è importante il tempo, che cos’è importante a Zurigo?» domandai.

«L’amicizia» replicò lo svizzero con un sorriso.

«Philip Benton» dissi porgendogli la mano.

«Maximilian Weber» rispose serrandola calorosamente fra le sue.

«È curioso utilizzare ancor’oggi delle parole d’ordine per riconoscersi» osservai.

«Un retaggio del passato, mister Benton, mi mantiene in forma.»

«Le piace la tradizione?»

«Mi piacciono le cose che resistono nel tempo.»

«L’ho capito, herr Weber, dal suo gusto nel vestire.»

«E per lei mister Benton che cos’è importante?»

«Un tempo avrei risposto la Betsy, oggi è Greta.»

«Ha cambiato fidanzata?»

«In un certo senso.»

«Come sta Nick?»

«Ha ripreso del tutto la funzionalità del braccio  e schiuma impazienza come un purosangue prima della corsa.»

«Sono sicuro che decise di lasciare Zurigo perché da noi il galoppo non è uno sport popolare come in Inghilterra. Mi manca la sua sagacia.»

«Dove possiamo discutere?»

«Sprüngli in Paradeplatz, dista qualche minuto a piedi.»

«Molto bene, assaggerò i Luxemburgerli, li mangiai per la prima volta a Lucerna ma dicono che gli originali, i migliori, sono qui a Zurigo.»

«Le hanno detto il vero, potrà constatarlo di persona.» Fece un cenno all’impiegato presente all’interno dell’orologeria e mi invitò a seguirlo. All’ingresso dello Sprüngli si fermò sulla soglia, si voltò per scrutare la piazza ed entrammo.

«Herr Weber! A cosa devo questa piacevole visita?»

«Herr Müller questo è George Taylor, figlio di un caro amico, sostiene che i Luxemburgerli di Lucerna sono più gustosi di quelli di Zurigo.»

Dieter Müller sin dalle prime battute dimostrò di essere un uomo piuttosto gioviale e anticonformista. Aveva più di sessant’anni, era alto un metro e settanta circa, occhi scuri, una folta capigliatura bianca e un sorriso che ispirava immediata simpatia.

«Ha ragione questo giovanotto, a Zurigo non si ha la fortuna di trovare facilmente dei Luxemburgerli creati comme il faut, tranne che da Sprüngli in Paradeplatz!»

«Non si lasci trarre in inganno herr Müller, ho grandi aspettative verso i suoi Luxemburgerli» dissi.

«Lo immagino mister Taylor, herr Weber ama provocarmi nel tentativo di stuzzicare il mio orgoglio di pasticcere.»

Dieter Müller, girò attorno al bancone e ci venne incontro aprendo le braccia a ventaglio salutando Weber con amichevole calore.

«Posso avere il mio solito angolo?» chiese Weber.

«Naturalmente! Mi serve un istante per verificare che tutto sia in ordine.»

Müller fece un cenno e un cameriere scattò verso la scala a chiocciola che conduceva al piano superiore. Trascorsi un paio di minuti ricevemmo il via libera.

«Sto preparando per voi un vassoio di Luxemburgerli, li provi mister Taylor e se avrà piacere di farlo, mi onorerà del suo giudizio.»

Müller ci invitò a salire, attraversammo la sala e notai in un angolo una ragazza bionda con i capelli raccolti a chignon mentre soffiava su una candelina rossa posta al centro di una crostata di mirtilli. Sollevò lo sguardo dalla torta, incontrò il mio e mi sorrise. Quando fummo al piano superiore ci trovammo al centro di in una sala da tè con una dozzina di tavolini e poltroncine viennesi occupate da avventori di diversa età e aspetto.

«Possiamo darci del tu evitando le formalità, da bravi colleghi?» mi propose Max.

«Naturalmente.»

Il cameriere ci condusse verso una porta a specchio, la varcammo e fummo all’interno di una sala deserta con parquet cesellato in prezioso teak birmano. Fui sorpreso dalla fastosità dell’ambiente ricco di candelabri, cristalli di Boemia, arazzi e quadri con soggetti rupestri. Mi fermai a osservarne uno.

«Conosci il soggetto?» domandò Max.

«È un’opera di Gustave Moreau, un precursore del simbolismo» risposi.

«T’intendi di pittura?»

«Greta mi mostrò una riproduzione di questa tela senza fare dei commenti, così feci una ricerca e ne rimasi conquistato.»

«Da cosa?»

«Da ogni sua opera si può ricavare una storia.»

«Questo quadro che racconto ti ha ispirato?»

«Che la volontà è più forte della paura, che le corazze non sono una protezione ma un impedimento, che stare in due è meglio che stare in solitudine, che il superamento di terreni impervi può portare a grandi verità.»

«Hai composto una ballata» commentò Max.

«Ballata è il titolo che Gustave Moreau diede a quest’ opera.»

«Io vedo unicamente un cavaliere e una donna a cavallo.»

“Credo solo a ciò che non vedo e unicamente a ciò che sento.”

«È in questo modo che hai scoperto dove si nascondeva Saddam?»

«La frase è di Moreau, ma posso dire che nel nostro strano lavoro dovremmo prestare maggiore attenzione a ciò che intimamente sentiamo.»

«Al tempo dei droni, di Echelon, dei controlli satellitari e di tutte le altre diavolerie del ventunesimo secolo?»

«Se fossi stato maggiormente attento nel cogliere ciò che non era così evidente, alcune persone alle quali volevo bene non sarebbero morte.»

«Hai salvato la vita di tuo padre, come puoi dimenticarlo?»

«Sono stato accanto a un demone che mi ha ammansito per ingannarmi. Wallace ha irretito Mc Murphy reclutandolo nel Sentiero della Mano Sinistra. Il traditore quasi riuscì nell’intento di farmi saltare in aria a bordo di una GT1.»

«Non sei stato il solo che Wallace ha imbrogliato ma non nuocerà più a nessuno, è in fondo all’Oceano Indiano.»

2025-01-22

Aggiornamento

È iniziato il processo di editing del romanzo che proseguirà con la correzione delle bozze e la stampa. Keep in touch!
2025-01-02

Aggiornamento

Sono felice di annunciare che Le ombre e la luce II - Il canto della sirena ha superato il 1° obiettivo della campagna di crowdfunding e grazie al sostegno di tutti i sottoscrittori sarà stampato entro il mese di luglio 2025. Un immenso grazie!

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Marco Siracusa
è nato e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche e diplomato nel Master in Business Administratio (MBA) presso la Scuola di direzione aziendale dell’Università Bocconi (SDA), ha lavorato in IBM, per poi intraprendere la professione di consulente in una multinazionale con sede a Boston. Da trent’anni presiede Dinamica Result Based Consulting Srl,società di consulenza di direzione aziendale della quale è stato fondatore insieme ad altri tre soci. Autore di numerose pubblicazioni e libri riguardanti strategia, organizzazione e finanza aziendale, ha esordito nel campo della narrativa con Le Ombre e la Luce, il suo primo romanzo. Le Ombre e la Luce II - Il canto della sirena rappresenta il secondo capitolo della saga.
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