Una vita, la mia, scandita dall’incedere dei giorni come fossero cucchiaini di caffè, indifferente a ogni ostacolo come un fiume che procede incessantemente nel suo corso, libero di scorrere con lenta e irresistibile forza. Alle spalle ho un curriculum professionale modesto e un’unica azione operativa al servizio segreto di Sua Maestà. Accadde tutto in Iraq, subito dopo l’inizio del conflitto. Fui impiegato come agente di collegamento e in breve entrai a far parte della task-force creata per la ricerca dei capi dell’alto comando politico-militare iracheno. Riuscii a ottenere alcune informazioni sensibili per la cattura dell’Asso di Picche – Saddam Hussein – e, per ringraziarmi, i nostri alleati mi concessero il privilegio di entrare per primo nel bunker dove il dittatore si era nascosto. Mi volevano morto poiché consideravano intollerabile che la sua cattura non fosse avvenuta per mano della CIA. Avevano sperato che il dittatore iracheno, quando scoperto, piuttosto che farsi catturare vivo, preferisse farsi esplodere nel bunker e me con lui. Ritornai a Londra lasciando a Baghdad la mia corona di fiori e portando con me la prima e unica decorazione. Fui ricompensato con un nuovo incarico: assistente del capo dei Servizi segreti di Sua Maestà. Dissero che Nicholas Wilson era stato profondamente colpito dalle mie abilità simulatorie e mi aveva ottenuto senza condizioni. Dopo il crollo del Muro di Berlino, nacque all’interno dei Servizi segreti di Sua Maestà un canale amministrativo parallelo a quello ufficiale. Questo secondo canale rispondeva al bisogno di reclutamento di nuovi agenti basato su criteri differenti da quelli che avevano permesso di costruire i Servizi. La priorità era sempre stata quella di assicurare la necessaria durezza e spietatezza delle azioni sul campo, contro il nemico a Est e i suoi simboli, in qualsiasi parte del mondo, per vincere la guerra per la libertà e fare trionfare il bene sul male. La nuova lotta contro il terrorismo era diventata una battaglia strisciante e continua, all’apparenza senza una vera fine. La maggior parte degli agenti con maggiore anzianità ed esperienza operativa, cioè quelli che erano rimasti vivi vegetavano dietro una scrivania. Poiché la qualità degli agenti segreti si era impoverita, il capo dei Servizi aveva ottenuto dal primo ministro la libertà di poter reclutare forze nuove con criteri meno ortodossi di quelli vigenti fino al 1990. Un capo settore appartenente alla vecchia guardia cercò di contrastare le manovre di Wilson minacciando le dimissioni direttamente al primo ministro. Dopo un’ora di anticamera, apprese in meno di un minuto che sarebbero state accettate con decorrenza immediata. A seguito di quell’episodio, nessuno ebbe il coraggio di opporsi allo strapotere di Nicholas Wilson. La sua presenza in seno all’MI6 non era nata per germinazione, bensì era come un innesto che col tempo aveva sostituito la pianta che lo aveva accolto. Non riuscivo più a tollerare un lavoro fatto di analisi sugli scenari politici e militari, di studi sui metodi e sulle culture terroristiche, d’indagini sui vizi e le virtù delle maggiori personalità mondiali. Sopportavo faticosamente le cene con Wilson e il primo ministro, durante le quali ero costretto ad ascoltare i gossip sulle disavventure della famiglia reale e le indiscrezioni sulla scuderia candidata a vincere il Derby di Epsom.
«Ormai siamo alla mercé di un gruppo di beduini con i fazzoletti in testa che agitando fasci di sterline, spadroneggiano tra Ascot ed Epsom. Sapete cosa hanno favoleggiato dopo le tre vittorie di Lammtarra? Che il purosangue inglese sia una derivazione diretta di quello arabo, vantando addirittura discendenze sin dai tempi di Re Salomone. Ma Lammtarra è discendente di Nijinsky e prima di lui di Northern Dancer, e prima ancora di Nearctic, e prima ancora di Nearco, il più grande cavallo del Ventesimo secolo, e prima di lui Pharos, così come il padre Phalaris, entrambi di purissimo sangue inglese! E il sangue, solo il sangue, è la matrice del tutto!»
Wilson elencò la discendenza di Lammtarra fino al settimo grado con voce tonante che riecheggiò nella sala addobbata con arazzi, quadri di scene equestri e busti di bronzo. Al termine, sollevò il calice trafiggendomi con lo sguardo e solo dopo che ricambiai il brindisi si volse verso il primo ministro che, sorseggiando di gusto un cuvée de prestige, rispose con un sorriso ironico.
«Non è il caso di arrabbiarsi eccessivamente, Nicholas. D’altronde, anche il cavallo preferito di Napoleone, Marengo, era egiziano!»
Poi, malauguratamente diresse le sue attenzioni verso di me che fino a quel momento ero riuscito a rimanere in disparte, evitando di partecipare all’importante speculazione culturale sui cavalli da corsa.
Vincenzo Gulisano
Non sono un appassionato di romanzi perché ho sempre interpretato la lettura come un mezzo per imparare qualcosa di nuovo sul mondo. Per la prima volta in vita mia ho finito un libro in una settimana anche se non ero in vacanza. È una storia davvero travolgente e ricca di citazioni, poesie, opere d’arte e cultura. L’ho trovato davvero interessante e lo consiglio a tutti.
ALESSI MAGNI (proprietario verificato)
Un romanzo davvero notevole e costruito in maniera sapiente in cui la trama principale si raccorda mirabilmente con le diverse trame secondarie dando luogo a un caleidoscopio di situazioni sempre mutevoli e incalzanti.
Un romanzo che conquista subito il lettore con la ricchezza della trama e per la profondità dei personaggi e dei sentimenti evocati.
Giovanni Cherubini (proprietario verificato)
Un racconto estremamente coinvolgente in cui i sentimenti profondi dell’animo umano sono esaltati da personaggi fuori dal comune, un intreccio di vicende che tengono il fiato sospeso, su cui spicca un amore travolgente e salvifico.