Si ricorda del momento in cui l’uomo gli aveva immediatamente spiattellato l’articolo di giornale insieme ad un risolino sarcastico, desolante, dicendo che secondo lui avrebbero dovuto tacere e onorarla del rispetto e della discrezione che meritava. Aveva anche espresso il proprio rammarico furibondo con la stampa, ma sembrava che la notizia dovesse per forza insorgere e finire sopra ogni testata giornalistica. La sua fotografia svettava in prima pagina. I suoi capelli nerissimi… le dita affusolate fra cui il medio, scavato sul lato destro dall’impegno verso la scrittura… la fronte corrucciata… <> si ripete a voce bassa. Le immagini della notizia riportata sul giornale scorrono velocemente senza che lui possa fermarle. La voce s’incrina ma non vuole dimenticare quelle parole scritte da individui lusinghieri che non la conoscevano. Pronuncia il nome di lei sulla soglia di casa e il padre si volta a guardarlo, attonito. <> continuò tralasciando alcune parti. <<…luogo che ha significato molto per la scrittrice, secondo le sue vecchie dichiarazioni.>>
In seguito il telegiornale aveva mandato in onda uno speciale su di lei, in cui è stata elogiata e commemorata per il suo scrivere assai personale, profondo, vago e inafferrabile. Nessuno pareva conoscere la sua persona. I suoi libri sono stati analizzati e scomposti nelle loro parti, per cercare un punto che potesse rendere nitida la vicenda. Qualcuno ha inoltre affermato che il suo dramma sarebbe rimasto motivo di sconcerto per molti e che le sue parole sarebbero rinate e poi riscoperte in ciascuna generazione a venire.
<> Isaac riconosce che l’affetto che prova per lei è ancora vivo, ma inguaribile. Si è arreso, entrambi lo sanno. <>
<<Basta, Isaac.>> L’uomo si aggira per la stanza, lo sguardo perso nel vuoto.
<>
<<No, papà… la stampa non conosce la ragione per cui è morta. Io non ne ho idea, nessuno lo sa.>>
<> l’affermazione lascia trapelare il suo rifiuto ad ascoltare chiunque tenti di avere una conversazione utile e decorosa. <>
In un angolo dell’ingresso, accanto allo stereo, c’è una pila di oggetti dalle dimensioni più disparate, come vasi, libri divaricati, tele vuote, pennelli rovinati e scartoffie. I vasi sono originali, dipinti a mano ed elaborati nei minimi particolari. Fra tutti, sono quelli che hanno mantenuto il loro rigore. I libri erano della donna, ne è certo; li leggeva seduta in quella poltrona alla sua sinistra che nessuno di loro due osava più toccare. Quelle cose appartenevano a lei e al padre e non ricorda di averle notate in precedenza. In quell’ammasso di roba disordinato e trascurato è presente anche una tela terminata, un vecchio fantasioso progetto dell’uomo. In primo piano è rappresentata la moglie poco lucidamente, con il suo sguardo triste, schivo e pensoso. Vaghe e confuse le linee e le forme. Com’era giovane, sussurra.
Pur impressionandolo, gli dà un senso d’incompletezza, di mistero.
<> La sua occhiata triste e adirata lo spaventa, tanto che il ragazzo indietreggia e si morde la lingua. Quella donna, l’unica che era riuscita in qualche modo a renderlo un essere pensante più libero, ma libero sul serio, con la sua assenza lo ha spento ed annientato. L’ultima volta che lo ha visto così era appena morta la nonna paterna di Isaac, Wendy, e in seguito anche il marito. Era stato il culmine, anche se in seguito ha avuto modo di scoprire che sarebbe successo qualcosa di ancora peggiore.
<<L’unica cosa che so è che non esiste più. Non ho più voglia di pensare, di domandarmi come e perché. Mi ha lasciato, basta. Mi ha lasciato solo.>>
<<Papà, ci sono io. Sai che puoi contare su di me.>> Il suo sguardo si ammorbidisce un po’ e le gambe cedono verso di lui. Lo accoglie fra le braccia. Caotico e appassionato, così lo definiva lei. L’uomo si asciuga le lacrime contro la sua camicia appena lavata. <>
Avrebbe voluto celebrare il funerale al più presto, per fingere di chiudere quel raccapricciante e confusionario capitolo in cui si è immerso. Isaac al contrario sarebbe intenzionato ad aspettare che le circostanze si chiariscano e che si palesino anche le ragioni. In definitiva, devono attendere il ritrovamento del corpo.
Nella tasca dei jeans c’è la copia della lettera d’addio che lei gli aveva lasciato. La porge al ragazzo senza dire nulla e gli chiude attorno la mano. La stringe. Sempre con più forza, in modo da sentire quasi la sua presenza attraverso il palmo e la durezza insita nel richiamo che avverte, chiaro e risonante. Non ha senso cercare di ammansirlo. Non fa bene a lui e permette all’oscurità di ricoprire la memoria di lei. È una di quelle cose che non puoi ignorare, poiché farlo significherebbe ledere l’intoccabile onore e l’immortalità di una donna.
<>
Suo padre si allontana osservandolo per intero, abbassa lo sguardo e si gira, dandogli la schiena. Il ragazzo intuisce a malapena cosa pensa, ma vorrebbe saperlo a tutti gli effetti per riferirgli ciò che crede abbia bisogno di sentirsi dire. La schiena ricurva gli dà quel senso di malinconia e deprivazione che in lui è irriconoscibile e spaventosamente squilibrante. Annuisce al vuoto, svanito.
<> Con fatica si leva le scarpe che due settimane prima aveva pulito con cura ma che sono sempre state imbrattate di colore. <>
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