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Le storie della casata Kaminska: “Memorie di una sciarpa rossa” – PARTE I

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Consegna prevista Agosto 2025
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Nel mondo dei vampiri contro gli umani, sangue è sempre la parola d’ordine. Due storie con luoghi e protagonisti diversi, accomunati dallo stesso destino. Nel periodo del Dopoguerra, nella fredda Cracovia, grazie al suo animo giocoso Ricardo Frederick, coltivatore di patate, sostiene una popolazione vedere in lui la speranza della rinascita.
A cinquant’anni di distanza, nella calda Roma, la vocazione del prete Luis Sarrow accompagna con energia la vita dei bambini del suo orfanatrofio. Nella casa di Dio splende la luce. Ogni scintilla si riaccende verso un futuro pronto a brillare. Da entrambe le parti, le tenebre sono pronte a lasciare la loro dolce carezza. La notte, a dare il suo gelido abbraccio. Due vite, pronte a cambiare per sempre. Scontri, incomprensione, romanticismo e coraggio. La semplice apparenza, è destinata ad essere cancellata.

Perché ho scritto questo libro?

Scrivere è stato un viaggio che mi ha permesso di guarire ferite del passato. L’amore per il dark fantasy e i vampiri un modo di riportare in vita i personaggi di questo libro. Da sempre nel mio cuore, questo è il loro, nostro mondo. Ho deciso di parlarvi della mia Polonia, le sue tradizioni e cultura in versione dark. Pronta a condividerla con voi, spero che questa rinascita possa emozionarvi come ha fatto con me.

ANTEPRIMA NON EDITATA

La scomparsa definita del tutto inaspettata e terrificante portare via Andres dall’orfanatrofio, era stata paragonata alla vista di un quadro all’interno di una galleria d’arte esposto di fronte al suo pubblico portarne lo stupore. La massa ne avrebbe contemplato la sua perfezione, gli occhi più attenti, trovare dettagli inquietanti, elementi raccapriccanti o forse anche messaggi subliminali ignari ai più scettici all’interno di un contesto raffigurato al dir poco divinamente.

«Andres! Andres!»

Luis corse da una parte all’altra dell’orfanatrofio nella speranza di ritrovare il bambino avere sperato di perdere soltanto per via di una semplice svista averlo distratto. L’agitazione salì. Il prete riunì all’istante tutti i pupilli nella sala principale cercando di nascondere il suo nervosismo. Certo facile non era.

«Fa che sia qui ti prego…» pensò tra sé e sé.

Prima un bambino. Poi un altro. La risposta tanto temuta non perse tempo a confermarsi dando ancora più tensione ad uno scenario neanche mai immaginato: Andres non c’era. In mezzo ai suoi fratelli il bambino ne era assente.

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Luis prese di fretta e furia la sua solita tunica raggiungendo la capitale in lassi di tempo più rapidi di quanto si pensasse con una foto in mano del suo piccolo.

«Scusate, scusate, avete visto per caso questo bambino?»

«Le chiedo scusa signora, ha notato la figura di questo piccolino qui intorno?»

Tante erano le domande poste con rapidità nella speranza di ricevere un segnale positivo o risposta in quella ricerca diventare al dir poco tragica. Trovare Andres non poteva essere difficile. Tanto meno notarne il suo aspetto.

Riuscire anche solo a rintracciare la figura del bambino,  sarebbe stato come notare un raggio di sole brillare in mezzo ad un cielo grigio nascondere la sua luce. A suo grande shock, i passanti fermati non diedero le risposte aspettate alle domande di Luis, gettandolo così in un vuoto forse mai provato in vita sua.

«Ditemi…che non è vero…CAZZO!»

Padre Luis aveva avuto modo di provare tante emozioni nella sua vita. Certe volte non si era neanche posto domande o problemi nel pensare di vivere determinate situazioni. La crudeltà della sua vita passata lo aveva reso un uomo impassibile d’altronde. Il dolore fisico era stato tanto. Quello emotivo anche. Forse mai però come questa volta. La scomparsa improvvisa e devastante di un bambino essere diventato un pezzo importante del suo cuore, sembrava essere stata un’emozione persin peggiore di quelle provate fino a quel momento.

Luis doveva essere caduto in un limbo. Il Purgatorio darne il paragone. Un tunnel grigio, senza confini, dove trovare la via di uscita era del tutto impossibile. Davanti ad uno stato di apparente incoscienza attraversargli la mente, il nervoso riuscì persino a provocare nell’uomo un nodo allo stomaco difficile da sopportare. Poteva davvero far così male uno stato d’animo simile?

Poteva davvero un’angoscia simile creare quasi paura verso un bambino scomparso verso un destino ignoto e inquietante?

Ormai la tensione aveva preso il controllo in quella calda giornata d’estate. Il sole picchiargli sulla fronte sembrava essere pronto a recare una forte febbre in Luis. L’uomo era rimasto seduto lì, in uno dei tavoli del bar da lui ormai essere frequentato. Non si era neanche reso conto di essere finito sul posto dopo una ricerca estenuante di tre ore e mezza attorno a tutta la città senza ottenere i risultati sperati. Come si potevano non biasimare delle condizioni simili oltretutto?

Alla vista di una giornata non sembrare vera per le condizioni presentarla, pure quel solito caffè macchiato solito prendere sembrava essere una finzione di fronte al surrealismo di quella situazione  avere reso la mattina un semplice disastro.

«Osservare un uomo solitario vivere di un momento solitamente trascorso in compagnia, è uno scenario al quanto spiacevole da vedere me lo faccia dire. Mi permetta di unirmi a lei…Padre…»

«Non ci posso credere…»

La chiesa si era sempre posta supposizioni diverse su quelle sulle forme potere rappresentare la figura del Diavolo, una creatura mistica appartenente a realtà mai viste dall’essere umano descrivere il Paradiso e l’Inferno per quanto appreso a riguardo: dai libri antichi raffigurarlo con corna e tridente, fino a quelle più svariate create grazie alla propria immaginazione.

Luis ebbe la prova evidente e innegabile di come non sempre il diavolo si vestisse o potesse essere rappresentato di rosso.

Seppur a primo impatto affascinante e sensuale, una voce femminile così fastidiosa come quella udita poteva appartenere ad una sola persona tra tante mai dimenticata da un Luis avere avuto la sventura di sentirla. Rebecca era lì, seduta davanti all’uomo come comparsa per magia. Portava i soliti abiti comporre il suo spiccante aspetto. Forse un bianco più acceso rispetto alle volte scorse, colorava il suo outfit. La ragazza portava un sorriso sempre mostrato beffardo sul volto. Sembrava essersi del tutto ripresa dalla famosa notte della lotta, quasi come se non la avesse mai vissuta sulla propria pelle. Come ne era stata ridotta quella sera: pietosa, sdraiata a terra prima essere poi fuggita per grazia divina dall’orfanatrofio.

«Tu…»

«Ciao Padre Luis, che bello poterti rivedere dopo tutto questo tempo…»

Il dejavu prese il sopravvento. Gli occhi di Luis e Rebecca fecero partire un gioco di sguardi al dir poco agghiacciante dall’intensità portata. Odio, aria di sfida ne erano i protagonisti. I sentimenti contrastanti nel prete portati fin dalla scomparsa del suo prezioso Andres, sembrarono sparire di colpo alla vista di quelle zanne apparire lievemente dalle labbra della giovane donna. Non servivano domande per trovare la causa della sua scomparsa. Una prova evidente e schiacciante di fronte a lui lasciare un lieve venticello trascinare i suoi capelli rossi all’aria ne aveva deciso di prendere forma.

«Lui…dov’é?» chiese all’improvviso Luis poggiando le mani al tavolo.

«E’ così che mi accogli dopo questi giorni in cui non abbiamo neanche potuto avere modo di vederci? Pensavo di esserti mancata almeno un pochino dopo il nostro ultimo incontro.»

Quale frase ironica lanciata da Rebecca con una piccola smorfia comparire nel suo viso.

«La sincerità non è una cosa che fa male Luis caro. Guarda che non ti mordo mica se mi dici la verità…»

«Hai davvero una faccia tosta per essere così spiritosa fattelo dire…»

«Beh…» Rebecca sorrise per un momento leccandosi le labbra una volta sistemati bene i suoi occhiali da sole «Dovresti ringraziarmi di esserlo, dopo tutto sei riuscito a farmi divertire parecchio quella notte, forse più del dovuto. Ammetto che non succedeva da molto tempo una cosa simile, e di questo te ne sono al quanto grata.»

«ADESSO FINISCILA!»

Luis era stato sempre un uomo dall’apparenza calma, con carattere composto e solare vivere le giornate con una bontà solo propensa a recarle benessere nel suo animo. Di fronte a frasi così provocatorie infastidire il suo stato emotivo, l’uomo messo alla prova anche abbastanza, si alzò di colpo dalla sedia guardando Rebecca negli occhi. Dietro quelle lenti rivelare quegli occhi bicolore guardarlo con soddisfazione, fiera di essere riuscita nel suo intento, lo scontro iniziato tra i due sembrava non essere ancora finito dopo quella notte, anzi, forse tutto l’opposto.

«Già, come posso non esserti grata in fondo? Mi hai insegnato come lasciare i propri istinti prendere il controllo, può recare danni più disastrosi di quanto si possa pensare. Credo che tu ne sappia qualcosa a riguardo sei d’accordo con me Luis…?» disse Rebecca appoggiando una mano sul proprio petto.

«Fossi in te io mi siederei di nuovo al tuo posto, non credo tu voglia essere protagonista di un circo imbarazzante, almeno che non vuoi prendermi per il collo di fronte agli occhi di tutti…»

Che fastidio che erano state quelle parole. In quel momento Luis, non poteva fare altro che ritrovarsi d’accordo su una rabbia prendere il controllo verso una situazione inadeguata sotto gli occhi dei commensali vicini di tavolo osservare con timore le due figure. Prendere atto di azioni improvvise contro Rebecca, in quel contesto, non sarebbe stato e andato di certo a favore dell’uomo, non in quel momento, non in quelle condizioni. L’istinto aveva urlato parecchio nel volere prendere la donna per il collo. La razionalità, condurre Luis prendere di nuovo posto a sedere sospirando.

«Io…voglio solo sapere che cosa diavolo vuoi da noi…?»

«Davvero me lo stai chiedendo? Ho solo voglia di conoscerti meglio, mi sembra piuttosto evidente questo…» disse Rebecca appoggiando le mani sotto il mento.

«Conoscermi meglio?»

Luis sembrava essere rimasto incredulo di fronte ad un’affermazione simile. Per quanto difficile da credere, era stato proprio così.

«Mi è sembrato così scortese e poco  garbato terminare il nostro incontro così in fretta quella notte. Ti voglio confessare una piccola cosa che renderà la nostra conoscenza ancora più interessante…» Con un cenno  del braccio fare il lavoro al posto suo, Rebecca si fece versare dello zucchero dentro un caffè portato apposta per lei in quel momento, pronta solo a godere del sapore di una bevanda tanto apprezzata durante il suo soggiorno nella capitale romana.

«Sono sempre stata una persona amante dei giochi. Fin da quando ero piccola, ho giocato ogni volta a Nascondino nei vicoli della città da cui provengo alla prima occasione. Quali bei ricordi solo a pensarci. Avere tirato fuori questa lontana e nostalgica memoria dai cassetti della mia vita, mi ha permesso di rievocare questo gioco soltanto aspettare di ricrearsi. Non è stato facile, ma alla fine sono riuscita a riunire tutti i  partecipanti che desideravo…»

«Vorrai dire solo Andres?»

«E tu no? Meglio pochi ma buoni come si suol dire…»

Non poteva essere solo un gioco quello. La situazione stava iniziando a manifestare un’aria di tensione più pesante di quanto si potesse anche solo pensare. Dietro le parole di Rebecca raccontare un lato della sua vita passata, il gioco da lei creato sembrava nascondere una verità più agghiacciante di quanto “esposta” con fini al dir poco contrari aspettare ancora di manifestarsi. Luis nel lasso di pochi secondi, era riuscito a cadere in totale impotenza di fronte alla sua avversaria. Rebecca stava vincendo. Non era lei ad essere in sfavore questa volta. Come era riuscita a portare via Andres dall’orfanatrofio senza farsi beccare?

Quali erano davvero le sue intenzioni?

«Si percepisce a vista d’occhio come la tua testa sia piena di domande mio caro Luis…» disse la donna dondolando una gamba sotto il tavolo. «Come posso non capire il tuo stato d’animo da una parte? E’ ovvio che se vuoi darti pace e trovare le risposte che cerchi, non ti resta altro che giocare con me. Ti prometto che sarà divertente, almeno per me questo è certo.»

L’uomo sembrava aver raggiunto un vicolo cieco dopo quell’ultima frase.

«Ti giurò che troverò Andres prima ancora che tu possa fargli qualcosa Rebecca, quel tuo sorrisino non durerà in eterno…»

«AH! Questa è la determinazione che mi piace vedere. Non potevo scegliere partecipante migliore per il mio giochino caro mio, sono certa che non mi deluderai. Quanto ad Andres invece…»

Rebecca si alzò di scatto lasciando i capelli sventolare alle sue spalle con braccia poste dietro la schiena «…non penso tu debba preoccuparti tanto, è in buone mani questo te lo posso garantire. Ho intenzione di ammirarmelo tutto fino a quando non arriverai. Sarei una stupida a fare il contrario.» Lo sguardo deciso di Luis sembrò indebolirsi di fronte ad un sorriso maligno manifestarsi all’improvviso in Rebecca avvicinarsi a lui: «Ho soltanto una piccola premessa da farti: occhio solo a non arrivare troppo tardi mio piccolo cacciatore di vampiri. Il tempo ha questo grande potere di potersi fermare proprio come il sangue all’interno delle proprie vene  in fondo. Fossi in te…io comincerei a correre…»

Brividi erano stati lasciati da quelle sue dita, unghie rosse affilate scorrere le spalle di Luis lasciarlo non indifferente al solo tocco durante quelle frasi pronunciate in modo quasi poetico da parte della ragazza vampiro.

Lasciando vittoriosa e soddisfatta il punto di partenza e inizio del suo gioco, Luis vide quello scontro prendere una forma diversa a favore della famigerata Rebecca. Il tempo non era affatto da sottovalutare in un “Nascondino” pronto a prendere pieghe drastiche da un momento all’altro. Una tragedia doveva essere scongiurata. Luis doveva trovare Andres il più presto possibile e ad ogni costo, prima che si fosse fatto troppo tardi.

2024-11-27

Evento

Emporium Infernalis, Taverna Medioevale a Torino Un caloroso benvenuto a te lettore qui giunto in questa pagina di campagna. Sono molto felice di avere iniziato questo percorso con entusiasmo da parte dei piccoli sostenitori e amici. In occasione di ciò, mercoledì 27 novembre dalle 19:30 fino alle 21:45, avrò modo di presentare la campagna del libro, spiegando la sua storia e come funziona il crowdfunding tra calore e buon cibo. Lasciando l'immagine qua in descrizione, spargendo la voce il ristorante è pronto ad accogliervi, vi aspetto. -Emporium Infernalis, Via Edoardo Calvo 3, Torino

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Alessandro Nardozzi
Sono nato il 03/09/1998 a Torino. Pur vivendo in un paese di provincia, la mia vita è sempre stata un viaggio fuori casa. Ho avuto una grossa fantasia fin da quando ero piccolo. Con il passare degli anni, questa energia è riuscita a trasmettersi in passioni come il gioco di ruolo e il disegno. Nel 2022, la scrittura è stata la scoperta che ha permesso di dare vita al mio romanzo d'esordio (il primo tra tanti). Dal 2018 invece, la mia passione per il cosplay mi ha dato la fortuna di conoscere luoghi e persone meravigliose in Italia e all'estero. L'arte e la sua anima, non conoscono limiti. Quest'ultima, resta il suo fascino costruirla. Da sempre amante del mondo dark fantasy, vampiri e arte gotica, i soggiorni vissuti a Cracovia in Polonia, una terra che definisco casa, mi hanno dato la possibilità di costruire una realtà unica. Carta e penna, sono gli strumenti che uso per esprimerla.
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