Sono giorni concitati: sudo continuamente, accumulo saliva e non mi basta nemmeno l’acqua. Dormo quattro ore a notte, mi concedo un’ora di sonno dalle 14 alle 15. L’unica persona che vedo è Diego. Viene da me e discutiamo alcune scelte di comunicazione. Ovviamente a debita distanza e con i dispositivi di protezione individuale.
«Questa idea dei nomi e cognomi non mi convince,» gli dico «sai che sono sempre stato incline alle tue posizioni, ma mi sembra troppo.» Mi ripete che per prepararmi la campagna elettorale devo continuare su questa linea trasparente, questo dialogo perpetuo con gli italiani. Mangiamo una fetta di pastiera che ha cucinato ieri con le sue mani e nel frattempo continuiamo a discuterne. «E se fosse il mio suicidio politico?» gli chiedo. «Non sarà così» ribadisce, senza provare a contestualizzare.«Però questa opposizione è davvero stancante.» Diego si inalbera; vorrebbe mettersi nei miei panni, o meglio vorrebbe proprio essere tranquillo come me, ma non ci riesce. O forse semplicemente non capisce. Tutta la vita è un fatto di maggioranza e opposizione. Non si può piacere a tutti neanche durante un’emergenza sanitaria. Nemmeno quando scegli il partito o anche solo il nome del partito.
Questo Diego, e gli italiani, non lo capiscono. Sono lì ad aspettare il Salvatore. Colui che disintegri il potere o il finto potere, che è quello dell’opposizione, di questa opposizione così nulla, così finta-mente populista, così maccheronica, così… Tutte le volte che ho aperto un giornale vi ho trovato la mia faccia o il mio nome o un’allusione alla mia persona. Con riferimenti sgradevoli, diffamatori, volgari. Tutte le volte che non hanno auspicato un confronto. Innumerevoli le pagine che mi parodizzano, il più delle volte sono condivise proprio da quei due dell’opposizione. Mi presento davanti alle telecamere e sudo, ancora sudo, infinitamente sudo. È come se avessi addosso un asciugamano bagnato. Oggi ho aperto il quotidiano e mi sono ritrovato una mano nera gocciolante. Il petrolio tra le mie dita. Sento il sudore anche sotto le ascelle, sento una goccia colare fino ai capezzoli e poi svanire, evaporare. Dietro la videocamera, oltre al cameraman c’è Diego che, nervoso, abbassa la mascherina per mangiarsi le unghie. Ripenso a mia nonna quando mi minacciava di salarmi le mani perché vedeva come erano rovinate le mie dita. Ho annunciato il mio intervento alle 19:30.
Diego e il cameraman si dividono la busta con i tramezzini e per un attimo violano la regola della distanza di sicurezza. Sono talmente coinvolto da questa situazione sociale che mi piacerebbe alzarmi e dividerli; in questo modo, però, anche io violerei la distanza. Sento la pelle tirare, ne usciremo? Diego, mangiando il suo tramezzino tonno e pomodori secchi, ne fa cadere uno per terra. E il pomodoro per terra stagnante è sgradevole anche solo da immaginare. Mi fa venire la nausea il pomodoro per terra. Quando in un luogo pubblico o un ristorante vedo una fetta di pomodoro sul pavimento, condita dal terriccio di una scarpa qualsiasi accidentalmente passata di lì, mi viene da vomitare. E l’emergenza adesso è così forte che se dovessi interrompere questa diretta per dire di pulire il pomodoro stagnante che ha fatto cadere Diego, risulterei, se tutto va bene, un Presidente frivolo, se tutto va male il Presidente più amato dagli italiani. Che tutto comunque si risolverebbe benissimo assumendo una persona capace solo di stare attenta che non caschi nulla per terra e che non sporchi. Cinque secondi. Quattro. Tre. Partito.
EmmeàMico Argirò
Questo libro è tra i migliori letti quest’anno. Federico Riccardo è un narratore fine e mai banale, che pesca dalla vita vera, ma scrive con una fantasia libera e fuori dagli schemi. Mi sono fatto rapire dai racconti, di un’emotività molto potente, che tocca temi importanti, ma con sensibilità: dall’amore tossico alla malattia, dalle vite degli altri alla propria. Pop al punto giusto, mai banale. Complimenti all’autore.
Marinella Brioschi (proprietario verificato)
Mai scontato, Federico ancora una volta sa regalarci scorci di realtà che ci appartengono. In questo caso scava in quei momenti che tutti viviamo ma non sapremmo mai descrivere. Quanta vita passa attraverso ad attimi che ci sembrano così fuggenti e in cui apparentemente nulla accade? Incredibilmente ogni storia di questa raccolta di racconti ce lo descrive.
Consigliatissimo
Alessandra Nenna (proprietario verificato)
Questo libro è un vero e proprio esercizio di stile. Racconti come una galleria fotografica. Acquistatelo e non ve ne pentirete
Giulia Borzumati (proprietario verificato)
Non vedo l’ora di leggerlo, anche solo l’anteprima mi ha catturata! Acquistato immediatamente 🙂