Melania e Alfredo si incontrano e si innamorano grazie a un libro di montagna che lui ha scritto. Lei vive in Pianura Padana, lui fra le Dolomiti. Il loro rapporto è felice nonostante la distanza, ma arriva il Covid-19 e tutto si disintegra. Melania durante la pandemia è volontaria in un ospedale bergamasco e vive esperienze drammatiche che la segnano profondamente. In seguito i due protagonisti cercano di realizzare il loro sogno di vivere assieme in montagna. Ma prima di riuscirci, un nuovo gigantesco dramma piomba sul loro amore.
Perché ho scritto questo libro?
Questa è una storia vera che mi ha colpito nel profondo. In passato ho spesso cercato di descrivere i contrasti tra pianura e montagna, fino a quando il destino mi ha suggerito eventi che avrei sempre voluto esprimere, ma che con la mia sola fantasia non sarei riuscito a inventare. La vita di Melania è intensa, moderna e piena di difficoltà e ostacoli che la rendono interessante. Non raccontare questa grande storia sarebbe stata una grande occasione persa.
ANTEPRIMA NON EDITATA
«Ciao Alfredo, ho un po’ pensato prima di scriverti. Non vorrei essere inopportuna e nemmeno fraintesa ma… correrò il rischio. Ho finito poco fa di leggere il libro sulla storia di tuo nonno, non riuscivo a staccarmi da quanto ne ero coinvolta. La storia l’hai ereditata da lui e dal destino, ma l’esposizione dei concetti è merito tuo. Grazie di averla condivisa.
Ma un grazie ancora più grande, te lo devo per avermi riportato carica di emozioni alla lettura. Da mesi non riuscivo più a leggere, che oltre alle Dolomiti è la mia grande passione. Vicissitudini varie mi avevano strappato quella concentrazione necessaria a qualunque lettore… e poi, ecco un personaggio di cui avevo chiesto notizie fin da bambina. E ora, che di anni ne ho quarantatré, e un po’ eremita lo sono anch’io, mi arrivano tra le mani e nel cuore le tue parole. Sento ora il bisogno di salire presto lassù e guardare le nostre montagne con questi nuovi occhi. Buona serata, Melania.»
Continua a leggere
Lessi quell’email con sorpresa e gioia, tentando di immaginare l’autrice di parole così leggere. Quarantatrè anni… coetanei. Nel tempo mi era capitato di ricevere sia complimenti che insulti, ma mai così interessanti. Quella lettera era delicata, ispirata, e lasciò dietro di sé qualcosa di speciale.
Risposi con la sensazione che qualcosa stesse per cambiare.
«Melania, lettere del genere sono come uno sconquasso nel cuore di chi prova a raccontare. Sono io a doverti dire grazie, perché le tue parole mi fanno capire che allora, tutta quella fatica e quell’impegno, beh, a qualcosa son serviti. Ero ieri alla vecchia Baita di mio nonno e sentivo forti sensazioni. Toccavo quei tronchi in larice che la compongono e ne udivo la storia, la fatica, le speranze. È tramite queste sensazioni che si può cercare di passar oltre i piccoli problemi quotidiani e aspirare a qualcosa di più maestoso. Ciao Melania, spero ogni bene per te, Alfredo.»
Entrambi, dopo quel primo contatto, proseguimmo le nostre vite senza ulteriori comunicazioni. Confesso che cercai informazioni su di lei, ma non trovai nulla. Melania era probabilmente riservata e non era stata travolta dal vortice digitale. Meglio così. Restava il mistero, che è sempre la miglior arma di conquista. A volte rileggevo le sue parole e la immaginavo come una ragazza educata e intelligente. Quest’ultima caratteristica, l’intelligenza, è sempre stata per me la componente più sensuale in una donna. La bellezza è poco, se poi sei un’oca che starnazza, fugace come polvere su un mobile di plastica.
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