Oltre questi principi è necessario, d’obbligo per riuscire a tenere testa a fornitori e professionisti, la produzione e lo scambio di beni e servizi.
Vendita: “Contratto mediante il quale la proprietà di un bene o di un diritto viene ceduta ad altri dietro il corrispettivo di un prezzo”.
Quanto può essere difficile vendere un prodotto?
Come canta il grande Bob Dylan: “Risposta non c’è”, ed è vero, forse qualcuno aveva visto lungo prima di noi.
Vendere e vivere in un mercato dove la concorrenza è sleale è più che difficile: il mercato estero, che importa in Italia o in Europa e rivende a un prezzo più economico e accessibile qualsiasi tipo di prodotto, non aiuta imprenditori ed economia italiana, anzi, la rende marginale.
Il prezzo del prodotto italiano o di qualità – ci tengo a precisare, a mia difesa, che non è detto che tutti i prodotti italiani siano di qualità mentre quelli esteri più scarsi – è maggiore se messo a confronto con moltissimi altri prodotti che sul retro riportano per esempio la scritta “Made in China”.
A questo punto però mi chiedo: quante persone comprano puntando alla qualità e non miseramente al prezzo?
A dire il vero spesso ci lamentiamo, ma poi siamo i primi che davanti alla scritta “Offerta 0,99€” ci illuminiamo raggianti.
Nulla contro la scontistica di un prodotto.
Ma cosa ci si può aspettare?
C’è sempre l’altro lato della medaglia. Allora mi vesto da cliente e inizio a riflettere. Il primo pensiero che mi raggiunge è sicuramente quello relativo al guadagno effettivo su quel prodotto e la giustificazione più banale che riesco a darmi è proprio questa: sicuramente l’unica motivazione che spiega la differenza di prezzo riguarda il guadagno imprenditoriale e di conseguenza la differenza del guadagno personale.
Ecco che, in un secondo, il cervello umano distingue i due imprenditori: da un lato il ladro, dall’altro l’onesto.
Questo è il motivo per cui vendere risulta difficile, soprattutto in un mercato che assomiglia a un grande oceano pieno di pesci in cui quest’ultimi rappresentano proprio gli imprenditori, i liberi professionisti, coloro che offrono e vendono beni e servizi.
Come in tutto, nella vita c’è chi emerge, c’è chi si accontenta e chi invece sprofonda, ma nessuno si chiede per quale motivo in alcuni casi sia andato tutto a rotoli. In ogni caso alle orecchie le chiacchiere che arrivano sono sempre tante: “Eppure era brava”, “Aveva tanta voglia di fare”, “Era sempre sorridente”, “Si impegnava molto”.
I piccoli imprenditori, come tutti gli altri, sono registrati alla Camera di Commercio. Sì, scrivo piccoli perché ci sono più categorie, più tipi di imprenditori, ma dove sta la differenza? Non dovrebbero esistere differenze in un contesto che prevede determinati obblighi e doveri ogni volta che quel sostantivo viene associato a un nome e cognome. Spesso, però, è un mondo che determina vinti, vincitori e vincenti, ma non deve e non può essere così. Credo che il più grande vincitore sia colui che nonostante le mille sconfitte continua ad avere il coraggio di ricominciare. Credo che il sorriso del perdente sia la sconfitta del vincitore, come credo che mettersi in gioco sia una tra le più grandi sfide della vita. Chiunque riesca a soddisfare se stesso è un vincitore, tutti coloro che riescono a raggiungere i propri obiettivi, i propri scopi, sono vincenti, tutti coloro che falliscono, ma si rialzano, sono i vinti, vinti dalla sfortuna ma vincenti e vincitori nella vita.
Ci vuole coraggio, e ce ne vuole davvero per vivere. Cosa sarebbe la vita senza la voglia di voler rischiare? Siamo tutti intrappolati in un mondo dove, nel momento in cui molli la presa e lasci che la vita prenda la piega che vuole, vieni risucchiato. È un po’ come abbandonare il volante di un’auto in corsa: la prima curva, il primo ostacolo e tutto va in fumo.
LE SCELTE
Le scelte che facciamo dimostrano ciò che siamo, molto più delle nostre capacità. Certe scelte si prendono in pochi istanti, ma segnano poi il resto del nostro cammino. A volte si prendono decisioni sbagliate. A volte ci si accorge e ci si pente. Ma quando ormai il dado è tratto c’è ben poco da piangersi addosso.
In quell’occasione, Adelaide rispose di sì alla sfida che si trovava davanti, anche se poi avrebbe potuto essere un errore, ma sapeva che si sarebbe pentita per tutta la vita se avesse fatto il contrario.
A volte bisognerebbe lasciare da parte l’impulsività e andare a braccetto con la razionalità.
Ma poi?
Spesso è proprio la freddezza della razionalità a costringerci a dare una svolta a una situazione di stallo. Chi troppo ragiona non conclude nulla. Be’, alcuni forse sì, ma so per certo però che questi pochi hanno parte di quella furbizia necessaria che può aiutare. Solitamente inizia tutto così: decidi che forse è arrivato il momento, che sei finalmente pronto, nonostante il timore di fallire. Non sai mai cosa aspettarti e che cosa il destino ha tra le mani per te, ma ti butti, in mezzo alle paure con la voglia di sfidarle.
Buon viaggio.
Ricordo che Adelaide, un pomeriggio, fissò un appuntamento con un agente immobiliare della zona. Mi aveva chiesto di accompagnarla.
Si erano trovati in un bar, per un caffè, non molto lontano dai portici, in centro città. Non si erano mai visti, nonostante si capisse dall’accento che erano entrambi del posto.
Avevano ordinato due caffè, Adelaide non ne aveva bevuto nemmeno un sorso. L’agente non capiva. Che strana persona, aveva pensato.
Ad Adelaide si leggeva in faccia l’entusiasmo, ma c’era qualcosa che sfuggiva anche alla mia comprensione. Mi mancava qualcosa… Forse quel caffè avanzato, forse un non so che di cui non mi accorsi a primo impatto. Credevo che in fondo a tutta quell’euforia ci fosse una sfumatura di paura, una sfumatura di nero, quel nero che quando è troppo, sporca tutti gli altri colori.
Nonostante questo, non dissi nulla.
È bello immaginare, è bello dare spazio ai pensieri, è bello stare un po’ sopra le nuvole, ma è d’obbligo tenere sempre i piedi per terra. Tutti i sognatori e gli imprenditori vivono con obiettivi precisi, solidi. Alcuni di essi sono così determinati che sbatterebbero la testa contro qualsiasi cosa più e più volte pur di realizzare ciò in cui credono. Adelaide era così. Altri a volte mollano. Mollare la presa, però, non sempre significa arrendersi ed essere deboli; a volte può significare essere abbastanza forti da lasciar perdere.
È la paura che ci porta a mollare la presa?
A volte le nostre paure, che in verità sono forse soltanto i nostri limiti, ci impediscono di continuare. Per andare avanti basterebbe credere in noi stessi; ma purtroppo in certi casi l’angoscia è talmente grande da diventare insormontabile. Spesso è soltanto momentanea, è vero, e a conti fatti, una volta presa la propria decisione, non c’è più tempo per darle retta. È solo allora che svanisce del tutto, perché la scelta è stata fatta e indietro non si torna.
Annalisa Pisoni (proprietario verificato)
Se state cercando una lettura leggera, questo libro è perfetto! Molto scorrevole e veloce… Una storia vera che tocca argomenti a molti di noi sconosciuti e ci mostra quello che c’è dietro alla gestione di un’attività, senza annoiare, anzi! Crea curiosità e voglia di arrivare subito fino infondo per conoscere la storia di Adelaide.
Tentare di raggiungere i propri sogni è l’unico modo per non avere rimpianti, questo libro è un’ispirazione per tanti giovani!