SAARLEBEN, 15 ottobre 2009 – Mi trovo nella ridente città di Saarleben, nel sud-ovest della Germania, a qualche migliaio di metri dal confine con la Francia. È una giornata soleggiata, anche se la temperatura è notevolmente bassa per il mese di ottobre. Il motivo della mia visita, vi chiederete.
La bellezza del paesaggio naturale? La ricchezza artistica della città? L’inaugurazione di una mostra? Un nuovo trend? Se sono queste le ipotesi che vi vengono in mente, si vede che non siete mai stati a Saarleben. In realtà è una cittadina poco conosciuta, sia all’estero sia in patria. È come uno di quei segreti custoditi talmente bene che prima o poi vengono dimenticati. In effetti ho potuto constatare con i miei stessi occhi come il treno, inizialmente stracolmo a Francoforte, si sia svuotato lentamente lungo il cammino per rimanere quasi deserto alle ultime fermate. Ammetto che avevo cominciato a pensare di avere sbagliato treno o di aver perso la fermata, fino a quando non è passato il controllore a confermare che il capolinea era proprio la mia meta. Secondo la guida che ho acquistato in aeroporto prima di partire, la regione in cui si trova Saarleben vanta poche attrazioni turistiche. Sarà per questo che sono scesi tutti prima. Ma allora perché mi trovo qui, vi domanderete.
Ebbene, sono venuta a intervistare una reclusa eccezionale e per questo mi sono addentrata nei meandri del Monbijou Viertel, il quartiere Monbijou, nome dalle chiare origini francesi. Dovete sapere che questa piccola regione è stata a lungo contesa tra la Francia e la Germania per i suoi ricchi giacimenti di carbone. Nonostante la lingua dei suoi abitanti fosse il tedesco, questo territorio in passato fu spesso sotto dominio francese. Fino alla Seconda guerra mondiale il Saarland fu rimbalzato come una pallina da ping-pong tra i due paesi. La crisi d’identità si risolse solo nel 1956 quando la popolazione votò per tornare definitivamente alla Germania. Fu così che il Saarland diventò il decimo Bundesland della Germania dell’Ovest. Una storia così travagliata non può non avere avuto delle ripercussioni sul carattere degli abitanti di questa regione.
Tra una casa d’appuntamenti che non sfigurerebbe nel quartiere a luci rosse di Amsterdam, un negozio di dischi, un fioraio, vari bar per studenti (che a mesi alterni impongono il divieto di fumo) e un ristorante italiano gestito da un tipo che più che un ristoratore sembra uno scaricatore di porto, si trova il carcere Monbijou 32. La maggior parte dei detenuti è gente del posto accusata di aver compiuto piccoli crimini come disturbo della quiete pubblica, attraversamento pedonale della strada con il rosso o eccesso di velocità in bicicletta. Ma al quarto piano di questo edificio è rinchiusa una detenuta di nazionalità italiana, da un anno in cella di isolamento con l’accusa di reati di spionaggio internazionale.
In realtà non so molto di lei: pare che il suo arresto e la sua incarcerazione siano avvenuti in circostanze alquanto sospette. Addirittura, sembra che, per evitare che vi fosse troppo clamore, le istituzioni abbiano fatto in modo che la stampa internazionale e locale non venisse a conoscenza di questo episodio (e io che pensavo che certe cose potessero accadere solo nei film). È stato assolutamente per caso che qualche mese fa, facendo una ricerca sul social network PageChat, mi sono imbattuta in alcuni scritti firmati Lina Pellica (con l’accento sulla prima sillaba, s’intende). I suoi articoli, ma soprattutto il mistero della sua incarcerazione, hanno destato la mia curiosità di giornalista. Così sono riuscita a convincere il mio direttore a mandarmi a Saarleben a intervistare questo personaggio misterioso.
La prima impressione, ahimè, è un po’ deludente: a prima vista non si direbbe una criminale di stampo internazionale, anzi. Ha un aspetto ordinario: è bassina e un po’ rotondetta, ha i capelli castani che le arrivano alle spalle e una frangia squadrata che termina poco sopra la montatura degli occhiali neri. Indossa la divisa da carcerata: pantaloni e camicia blu. Si mostra cordiale, ma al tempo stesso percepisco una certa diffidenza nei miei confronti. Dopo qualche domanda iniziale per rompere il ghiaccio (parliamo di Saarleben e dei vantaggi di abitare al confine con la Francia), entriamo nel vivo della conversazione. Dal tono concitato con cui risponde alle mie domande e da un luccichio particolare degli occhi di colore verde-giallo, sento che ho fatto bene a seguire il mio istinto. Ma chi lo dice che i sospetti criminali non possono avere un aspetto ordinario?
Quando le chiedo il motivo della sua venuta a Saarleben mi racconta che, dopo avere appreso dell’avvelenamento di un collega con una sostanza altamente tossica in un kimchi bar di Londra, non si era più sentita sicura in quella città. Per questo aveva scelto un luogo poco conosciuto, sperando di poter continuare a svolgere il suo lavoro di scrittrice d’inchiesta in tranquillità. Ma una volta giunta a Saarleben, le autorità tedesche hanno intercettato delle conversazioni telefoniche con elementi di spicco della comunità italiana di Sheffield e si sono insospettite. Così hanno cominciato a pedinarla. Al ritorno da un viaggio è stata fermata dalla polizia all’aeroporto di Zweibrücken e, dopo un processo svolto a porte chiuse nella più assoluta segretezza, è finita nel carcere di Saarleben. Quando le chiedo se le è stato concesso un avvocato, risponde affermativamente con la testa, ma non riesce a trattenere un sospiro di rassegnazione. Ho l’impressione che il legale non le sia stato di grande aiuto.
Nonostante le gravi accuse di spionaggio, la Pellica continua a dichiararsi innocente. Accenna a complotti internazionali e rivendica i suoi diritti umani. Trascorre le sue giornate alla scrivania davanti al monitor di un computer senza connessione Internet. Scrive, scrive, scrive e pensa, pensa, pensa.
Le chiedo se posso dare una sbirciatina ai suoi diari e mi mostra una delle sue ultime bozze di articolo. Il brano è scritto in inglese e, per dovere di cronaca, l’ho voluto riprodurre nella sua lingua originale. Lina Pellica sostiene che, scrivendo in inglese, quando uscirà dal carcere avrà un pubblico più ampio. Da quando si trova in Germania (ovviamente prima della detenzione), la giovane sospetta criminale ha potuto osservare usi e costumi del popolo tedesco ed è rimasta colpita da vari aspetti. Eccone una sintesi.
Some truths and misconceptions about Germany
1) Everyone abides by the law – True. You don’t see many countries where people wait for the green man before crossing the road. However, there are some exceptions… see points 6 and 7.
2) Germans are obsessed with their cars – True. Ferrari, Lamborghini, Aston Martin may have stylish design, but you can’t beat a German engine. Oh, and don’t forget that German engineers are the best in the world.
3) Everyone in Germany speaks English – Misconception. Some say “I hev berfdei at veekend”.
4) Everyone in Germany speaks German – False. Some only speak Bavarian or Saarländisch, or some other local dialect.
5) Germans are obsessed with insurance – True. Don’t tell me you are living in Germany and haven’t taken out Haftpflicht (third party liability insurance)? Are you out of your mind?
6) Germans love rules a) – Truth and misconception. While in many European countries smoking has been banned (even those with a long smoking tradition), a significant number of German nationals hate the smoking ban. For this reason, they have successfully changed the law, so now it is allowed to smoke in many bars (Kneipen), where smoking had previously been banned. You don’t see many other countries with “Smoking is allowed” signs.
7) Germans love rules b) – Misconception. While everywhere else in the world there is a speed limit on the motorway, there are many stretches of the German Autobahn where there is no speed limit. This can be explained by points 2 and 8.
8) The German language has some of the longest words ever created by man – True. A case in point is Geschwindigkeitsbegrenzung (in other words speed limit). This might be one of the reasons why there is no speed limit.
9) Germans eat only Wurst – Misconception if you’re German. There are many regional dishes, such as Lyoner Wurst in Saarland, Weißwurst (white sausage) in Bavaria, Nürnberger Bratwurst in Nuremberg, Thüringer Rostbratwurst in Thuringia, Currywurst (with ketchup sauce and curry powder) in Berlin. They may have different names, but to the rest of the world they are just different types of sausage and processed meat, i.e. Wurst.
Incidentally there are many sayings in German with the word “Wurst”. Here are a few examples:
Das ist mir Wurst/Wurscht. I couldn’t care less.
Es geht um die Wurst/Wurscht. It’s now or never.
Alles hat ein Ende, nur die Wurst hat zwei. Literally, everything has an end. Only the sausage has two.
10) Germans have no sense of humour – Misconception. One of their favourite lines when talking to British people is “We don’t have any old buildings because you bombed them all!”.
Alcune verità e false credenze sulla Germania
1) Tutti rispettano la legge – Vero. Non esistono molti paesi al mondo dove le persone aspettano che il semaforo pedonale diventi verde prima di attraversare la strada. Tuttavia, ci sono delle eccezioni… vedi punti 6 e 7.
2) I tedeschi sono ossessionati dalle loro automobili – Vero. Ferrari, Lamborghini, Aston Martin avranno anche un design più elegante, ma i motori tedeschi sono imbattibili. E non dimenticatevi che gli ingegneri tedeschi sono i migliori al mondo.
3) In Germania parlano tutti inglese – Falso. Alcuni dicono “I hev berfdei at vikend” (letteralmente “io ho compleanno al week-end”).
4) In Germania parlano tutti tedesco – Falso. Alcuni parlano solo bavarese o saarländisch o qualche altro dialetto locale.
5) I tedeschi sono fissati con le assicurazioni – Vero. Non mi dire che vivi in Germania e non ti sei ancora fatto l’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi (in tedesco Haftpflicht)? Ma sei fuori di testa?
6) I tedeschi adorano le regole a) – Vero e falso. Mentre in diversi paesi europei il fumo è stato vietato (anche quelli in cui la sigaretta è molto diffusa), molti tedeschi non sopportano il divieto di fumo. Per questo motivo sono riusciti a cambiare la legge in modo che adesso sia consentito fumare in molti locali notturni (Kneipen), dove il fumo era stato precedentemente vietato. Non ci sono molti paesi in cui si espongono cartelli “Qui è consentito fumare”.
7) I tedeschi adorano le regole b) – Falso. Mentre nel resto del mondo esiste un limite di velocità in autostrada, in molti tratti dell’Autobahn tedesca non c’è un limite di velocità. Questo si può spiegare leggendo i punti 2 e 8.
8) La lingua tedesca vanta alcune delle parole più lunghe che siano mai state inventate – Vero. Un buon esempio è Geschwindigkeitsbegrenzung (ovvero “limite di velocità”). Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui non c’è il limite di velocità.
9) I tedeschi mangiano solo würstel – Falso se siete tedeschi. Ci sono diverse specialità regionali, per esempio il Lyoner Wurst nel Saarland, il Weißwurst (salsiccia bianca) in Baviera, il Nürnberger Bratwurst a Norimberga, il Thüringer Rostbratwurst in Turingia, il Currywurst (salsiccia ricoperta di salsa al ketchup e curry) a Berlino. Avranno nomi diversi, ma per il resto del mondo saranno sempre salsicce o insaccati, ovvero Wurst.
Per inciso, nella lingua tedesca ci sono diversi modi di dire con la parola “Wurst”. Ecco alcuni esempi:
Das ist mir Wurst/Wurscht. Me ne frego.
Es geht um die Wurst/Wurscht. È arrivato il momento decisivo.
Alles hat ein Ende, nur die Wurst hat zwei. Tutto ha una fine, solo la salsiccia ne ha due.
10) I tedeschi non hanno senso dell’umorismo – Falso. Una delle loro battute preferite quando conversano con degli inglesi è “Non abbiamo palazzi antichi perché ce li avete bombardati tutti voi!”.
claudia.testanera (proprietario verificato)
Un racconto avvincente e divertente con personaggi molto simpatici, ambientato in tutta Europa e con spunti interessanti. Brava!
Irene Matranga (proprietario verificato)
Ho finalmente cominciato a leggere il libro e mi sto divertendo davvero tanto. Bello accompagnare la protagonista fra le vie e la gente di città che conosco e non conosco.
Davvero tanti dettagli che fanno ridere e in generale un toccasana per alleggerire le giornate e viaggiare stando a letto. Brava Linda!
francescaregina (proprietario verificato)
Ho letto di filato le bozze del romanzo di esordio di Linda Nocera apprezzando moltissimo la scrittura ironica che accompagna questo viaggio in giro per l’europa di giornaliste e amiche alla ricerca di una scottante verità e giustizia. Consiglio assolutamente l’acquisto!
Valentina Codognotto (proprietario verificato)
Un giallo scritto con ironia e leggerezza e un’occasione per conoscere la Germania senza cadere mai nei luoghi comuni. Brava!
roberto.digaetano (proprietario verificato)
Un libro molto interessante e dalla trama avvincente. Lo consiglio a tutti i lettori.
damselfly78 (proprietario verificato)
Una storia originale, divertente e coinvolgente fin dalle prime righe. Consigliato vivamente!