Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

L’inchiostro e la filigrana

Svuota
Quantità

Alla prematura morte del marito, Anna Perin si trova davanti a una scelta: portare avanti con coraggio l’attività editoriale che ha visto la sua famiglia diventare un punto di riferimento a livello nazionale, in un ambiente dominato puramente da uomini, o cederla a uno dei tanti rivali che da anni attendono la sua disfatta.

Agguerrita e dall’animo rivoluzionario, Anna non solo si troverà a gestire la famiglia, ma muoverà, sempre più sicura, i passi in una società prettamente maschile, in cui alle donne non è ancora concesso ricoprire certi ruoli e dove la Riforma protestante sta prendendo sempre più piede, creando movimenti sovversivi che mettono a rischio la Chiesa cattolica e l’ordine sociale.

Prologo

Tra le più grandi scoperte dell’uomo si può senza alcun dubbio annoverare la nobile arte della stampa.

Fino al XV secolo, scrivere era un privilegio di pochi dotti, monaci e studiosi, che nell’intimità delle proprie stanze passavano le ore, i giorni, i mesi e talvolta gli anni, a trascrivere su fogli di pergamena, di papiro – e qualche volta di carta – storie evangeliche, poemi epici, liturgie e salteri, leggi e norme di diritto, trattati filosofici, erbari e molto altro.

Quei codici rappresentavano veri e propri capolavori di cui ancora oggi ammiriamo la bella grafia e gli stupendi capilettera miniati, meravigliosi esempi di raffinatezza e di abilità. Quel tipo di prodotto, però, non era alla portata di tutti.

Così, quando Gutenberg creò la stampa a caratteri mobili, il testo scritto – che prima veniva prodotto in un unico esemplare – divenne un mezzo di comunicazione che mise in relazione popoli, culture, modi di pensare, tradizioni, usanze e religioni, accorciando le distanze e facendo arrivare più velocemente innovazioni, scoperte e teorie, mettendo in moto la fantasia di prolifici autori e il collezionismo di curiosi e appassionati lettori.

Fu una vera rivoluzione. Partendo da Mainz e da Magonza, in ogni parte d’Europa si cominciò a produrre libri: a Roma, a Bologna, a Fabriano, a Venezia, a Lione, a Parigi, a Londra, a Francoforte, ad Anversa… La diffusione del sapere attraverso le università costrinse gli stampatori a raffinare sempre di più le pubblicazioni e l’accessibilità ai testi spinse la gente a interessarsi alla lettura e ad apprenderla.

Dalla seconda metà del XV secolo, ogni città – anche la più remota – ebbe la sua stamperia e la produzione di libri e volumi crebbe a tal punto da far aumentare la richiesta di fogli ottenuti dalla meno dispendiosa carta, che in breve tempo sostituì la costosa pergamena.

I setifici e i vecchi mulini dove si macinavano le farine vennero dismessi e trasformati in cartiere, e la concorrenza per accaparrarsi i mercati migliori diede origine a una circolazione di mezzi e di uomini che, attraverso le principali rotte commerciali, intensificò ancora di più la diffusione di nuove dottrine e nuove religioni.

Un poco alla volta, il libro stampato cominciò a essere un oggetto sempre più maneggevole, facilmente fruibile ed economicamente più abbordabile del codice miniato.

Continua a leggere

Continua a leggere

Si diffusero così gli enchiridia, i libri di piccole dimensioni.

Ogni stampatore e ogni cartaio fece della propria arte un emblema: nacquero filigrane che differenziavano un produttore di carta dall’altro, formati tascabili con le pagine numerate, indici per risalire velocemente ai contenuti dei testi, marche tipografiche accompagnate da motti che in breve tempo divennero veri e propri marchi di fabbrica e di qualità, carte marmorizzate, rilegature “parlanti”.

A Fabriano, i maestri cartai avviarono la pila a magli, modificarono la struttura della forma da immergere nel tino e abbandonarono l’uso di sostanze amidacee in favore della collatura dei fogli eseguita con gelatina animale.

A Venezia l’indiscusso re degli stampatori, Aldo Pio Manuzio, creò la professione dell’editore che stampa quello che vuole, il carattere corsivo a imitazione di quello usato dagli amanuensi nel codice miniato, il formato tipografico ridotto e la moderna punteggiatura.

Anche nella ridente cittadina di Vicenza, tra i Colli Berici e l’altopiano di Asiago, ambiziosi ed esperti artigiani si confrontarono e si contesero – più o meno lealmente – il primato del nuovo e affascinante mestiere. Fu un mondo principalmente di protagonisti maschili: Tolomeo Gianicolo, Giorgio Angelieri, Tomaso Brunelli, Agostino della Noce, Giorgio Greco e Perin Zanini, lungo tutto il XVI secolo, risollevarono le incerte sorti della stampa locale e fecero di Vicenza un centro di produzione e smistamento tra i più vivaci e apprezzati.

Ci fu solo una donna che seppe tenere testa a questi maestri stampatori e che, alla prematura morte del marito, divenne la prima imprenditrice del settore, segnando la storia dell’editoria vicentina.

Il suo nome era Anna Perin.

Parte prima

I

Novembre 1587

Aveva piovuto fino a qualche istante prima e si era alzato un vento gelido che spazzava via le ultime nuvole. I piedi in corsa annaspavano lungo la strada coperta di fango, l’aria fredda le sferzava il viso e si confondeva con il respiro affannato che accompagnava l’incedere rapido e alternato delle gambe. L’orlo della gonna era ormai completamente bagnato, ma Anna lo teneva sollevato non per paura di sporcarsi quanto piuttosto per timore di inciampare.

«Donna Anna! Aspettate! Non correte! Rischiamo di farci male!»

Martino da Nanto, il torcoliere, cercava di raggiungere la sua padrona, ma Anna procedeva senza sosta. E senza parlare.

Martino non era abituato a correre. Era di buon appetito e gli piaceva bere, così gli era cresciuta una pancia tonda e ingombrante che talvolta gli si interponeva tra le mani e il timone del torchio, impedendogli di muoverlo con la dovuta rapidità. I colleghi di lavoro lo canzonavano dicendogli “Un giorno in quella macchina ti finisce dentro pure la pancia!”, “Che ne dici di una bell’inchiostratura sulla pancia?” e ridevano di lui.

Si erano fermati a lavorare in due quella notte in stamperia con il libraio. E, piuttosto che rimanere solo con quello che aveva tutto l’aspetto di essere ormai un cadavere, Martino aveva preferito sfidare il suo peso e incamminarsi di buon passo verso la casa del padrone per avvisare la moglie.

Anna gli aveva aperto subito. Aveva l’aspetto di chi era rimasta sveglia tutta la notte, gli occhi gonfi per la fatica ma sempre sul volto lo sguardo fiero e determinato.

Martino aveva notato sul tavolo scuro nella piccola cucina una decina di pagine sparse che parevano appena stampate e alcune xilografie, tutte in bianco e nero. La moglie di Perin il libraio era di fibra forte, capace di passare notti intere a studiare e correggere bozze per la stampa, a mettere insieme fogli scritti e tavole illustrate, a creare indici ed elenchi per rendere più semplice la lettura. Dietro all’assiduo e scrupoloso lavoro del Perin, c’era la silenziosa presenza della moglie. In città lo sapevano tutti.

Anna lo aveva guardato e le era bastato un attimo. Non c’era stato alcun bisogno di spiegazioni. Perché mai era capitato che uno dei garzoni del marito si fosse presentato al loro portone nel cuore della notte. Aveva cercato di non fare rumore, ma il cigolio della pesante porta di legno e l’aria gelida entrata di colpo nella piccola abitazione avevano destato dal sonno la figlia maggiore Vittoria che, in piedi sull’uscio della camera da letto, pallida in volto, osservava Anna che stava afferrando rapidamente il mantello scuro abbandonato su una sedia.

«Madre, che succede?»

Con le braccia incrociate intorno alla vita e tremando più per la preoccupazione che per il freddo, la ragazza aveva fatto un paio di passi in avanti ma, come se avvertisse l’ineluttabile gravità del momento, non aveva avuto né la forza né il coraggio di proseguire oltre.

Anna si era voltata verso di lei e con un’espressione dolce che avrebbe voluto essere rassicurante, le aveva detto: «Sta’ attenta ai tuoi fratelli. Devo andare in stamperia».

Una volta varcato il cancello del piccolo brolo davanti casa, Anna aveva iniziato a correre, inseguita da Martino. Vittoria aveva chiuso la porta lasciata aperta nella foga della partenza e, assicuratasi che nella stanza sul retro le sorelle Candidora e Innocenza e il fratello Giampietro stessero ancora dormendo, si era messa seduta accanto al focolare, alimentato da una debole fiamma. Dopo aver unito le mani al petto, aveva cominciato a pregare silenziosamente.

2024-10-14

Aggiornamento

Grazie a Voi tutti, Amici Sostenitori, perché in soli 20 giorni siamo arrivati a 73 copie già prenotate. Questo è il mio primo romanzo storico. Per chi ha già letto altri miei libri, è una novità, perché sia in "Vegana? No, chemio" sia in "Cupido è guercio" la narrazione del quotidiano è scandita dalla mia ben nota vena ironica. Questa volta ho voluto unire la passione per la scrittura alla mia conoscenza del territorio. La ricerca per risalire ad Anna Perin e alle vicende che l'hanno vista coinvolta è stata appassionante e vi confesso che mi sono anche divertita a seguirla e ad immaginarla in azione nella Vicenza del 1500. Ho trascorso qualche mese in biblioteca consultando i libri stampati da Anna (emozionante pensare che siano del XVI secolo!), ma tutto è iniziato con il testo (piccolo) che vedete in foto... Certo, leggendo la sinossi si pensa si tratti di un romanzo circoscritto a un determinato periodo e a una determinata (e assai poco nota) figura, ma la storia di Anna è una storia contemporanea, fatta di sentimenti e vicende che potrebbero tranquillamente riferirsi ai nostri giorni. Quindi cari Amici e Sostenitori, continuate a sostenermi. C'è ancora molto tempo e sono fiduciosa. A presto!

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Ho avuto modo di leggere una bozza di questo libro alcuni mesi fa . Il “buon gusto” mi è rimasto ancora a distanza di tempo, al punto tale di far nascere in me anche una passione per la “carta” e per la stampa.
    E così via a visitare il museo di Fabriano e poi Foligno (dove è stata stampata la Divina commedia nel 1472) , per poi approfondire i richiami del libro su Manuzio e la nascita del corsivo e scoprire tanto altro .
    Amo la lettura , ma perché avevo aspettato tanto a cercare un libro così , di fatto e’ stata questa storia ricca di stimoli a cercarmi !
    Quando a Narni “sotterranea” ho visitato la cella dell’Inquisizione (altra storia intensissima), ho vissuto i timori di Anna Perin e anche il suo coraggio nello sfidare le convenzioni del tempo.
    Nel film “Madame Cliquot”, (la donna imprenditrice dello champagne) ho trovato i medesimi caratteri di caparbieta’ ed anche sfrontatezza della protagonista “dell’inchiostro e la filigrana“.
    Trovo che anche la storia di Anna Perin per intensità meriti una sceneggiatura. Avversità, caparbietà, desiderio, paura, gioia, riscatto, vittoria, giustizia, passione, trasgressione, non manca nulla per ricavarne un film.
    Un libro che si legge d’un fiato.
    E merita di essere stampato.
    Non lo si deve solo all’autrice che ha fatto emergere questa storia .
    Ma ad una donna, Anna Perin, che con la sua tipografia ha contribuito a trasmetterci ciò che amo e amiamo tutti noi che consultiamo questo sito. I libri !!

Aggiungere un Commento

Condividi
Tweet
WhatsApp
Deborah Marra
È nata in Veneto, dove tuttora vive. Si è laureata a Venezia in Lingue e Letterature orientali, con una tesi sul teatro classico giapponese. Appassionata e curiosa viaggiatrice, lavora da anni come guida turistica, interprete e traduttrice di romanzi dal giapponese. Tra i suoi più recenti lavori c’è “La tomba del crisantemo selvatico” di Itō Sachio, tradotto per la prima volta in italiano.
Deborah Marra on FacebookDeborah Marra on InstagramDeborah Marra on Wordpress
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors