«Ecco che si agita!»
La ragazza diventata oggetto della scommessa aveva iniziato a sbracciarsi, in direzione di qualcuno al di là dei tornelli.
Livia lanciò un urlo soddisfatto non appena entrarono altre due donne nel loro raggio visivo. La più grande, riccia e con i capelli legati alla bell’e meglio in una treccia, guardava la ragazza londinese con gli occhi lucidi, mentre la stringeva e la tastava sul viso e sulle braccia. Non poteva che essere la mamma. La seconda donna, più giovane, zampettava intorno alle due, in attesa del suo turno di abbracci. Di sicuro la sorella minore.
«Hai imbrogliato» decretò Pedro, prima di mangiare il penultimo nigiri della confezione take-away di Wasabi.
«Sono mezza strega da parte di madre. Mi spiace, bello.»
«Da piccolo le streghe mi facevano paura.»
Livia si girò verso di lui, avvicinò le labbra alle sue.
«E ora?» chiese.
«Anche, però me ne sono pure innamorato.»
Livia si accorse da un paio di colpi di tosse che non erano a casa loro e che forse il loro bacio avrebbe potuto anche urtare la cortesia di convenienza britannica.
«Forza, finisci l’ultimo pezzo di sushi così andiamo, prima che chiamino i bobbies per farci accomodare fuori!» le disse lui, le fronti che ancora si toccavano.
«Pensa,» rispose Livia dopo aver ingurgitato un rotolino di alga e riso «potremmo finire in galera, separati, il nostro amore osteggiato dalla legge, e ci parleremo solo tramite lunghe lettere; chiameremo i nostri amici a fare dei cortei di protesta per liberarci, inneggiando all’amore libero e al diavolo le buone maniere!»
«Proponi questa trama a Chris, così ci scrive il suo prossimo spettacolo.»
«E sarei così babbea da farmi rubare l’idea della prossima love story mondiale? Non credo!»
Livia balzò veloce in piedi, ma il suo slancio emotivo non venne supportato dalla gamba sinistra, ancora indebolita dall’incidente. Una fitta poco più giù del ginocchio le tolse il respiro e la costrinse a chinarsi di scatto, con una smorfia di dolore.
Pedro scattò e la afferrò pronto: «Livia!».
Gli fu grata di avere riflessi ben più recettivi dei suoi, mentre poteva spostare il peso dalla gamba grazie al suo appoggio.
«Aspetta, siediti. Ti prendo in braccio?»
Si risedette sulla panchina tenendo la gamba dritta, per massaggiarsi il ginocchio: «Tranquillo, adesso mi passa».
La fitta le si acuì nella testa mentre notava lo sguardo basso di Pedro, che le aveva dato il cambio nel massaggio pur di non guardarla.
«Mi prenderesti in braccio tipo principessa?»
«Tutto quello che vuoi.»
«Allora voglio essere presa in braccio tipo principessa nel bel mezzo della stazione.»
Pedro si alzò e subito dopo si chinò per prenderla.
«Amore, scherzavo, scherzavo!» Lei rise, ma tanto ormai era fatta: Pedro l’aveva sollevata da terra e le aveva pure fatto fare un giro.
Poi, non contento, le stampò un altro bacio, tanto che un gruppo di giovani turisti gli fece pure i complimenti.
«Adesso puoi mettermi giù, abbiamo dato abbastanza spettacolo.»
«Sicura? Ti fa ancora male?»
«Sicura. Tanto mi tieni tu.»
Pedro la lasciò andare e la tenne finché non vide che Livia non stava più in piedi su una gamba sola come un fenicottero. A quel punto intrapresero la strada verso casa, pronti a salutare l’anno vecchio e a tuffarsi in quello nuovo.
Chiara (proprietario verificato)
Veramente stupendo!
La storia di Livia e Pedro va avanti, si evolve, e Katiuscia ce li fa conoscere in tutti i loro pregi e difetti!
Stupendo, la lettura è bella fluida. Lo consiglio a tutti!
Aurora Redville (proprietario verificato)
Non vedo l’ora di leggerlo!! in bocca al lupo per la campagna e attendo….