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L’Orgonite perduta nel Tempo

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Il Piccolo Popolo è stato riunito dai regnanti: qualcosa di terribile sta per accadere ed è in arrivo la Grande Paura. L’unica salvezza è ritrovare la formula perduta dell’Orgonite, con la quale, secondo la profezia, la Bambina con i frammenti di Luna riuscirà a sconfiggere il Male. Solo tramite questa energia potranno fermare il terribile Vrodash, che vuole rendere gli umani schiavi e ottenere il potere sottraendo loro linfa vitale. Per ritrovare l’Eletta si offriranno volontari un elfo, uno gnomo e una fatina, ognuno spinto da motivazioni diverse. Il viaggio nella Quarta Dimensione, però, non si rivelerà così semplice e i personaggi dovranno affrontare nemici molto più pericolosi di quanto avessero immaginato, oltre che confrontarsi ognuno con il proprio passato.

Uno

Nel bosco di Centerbe regnava un’insolita confusione. Il popolo del Sidhe si muoveva velocemente tra le foglie di betulla bianca e i rami di querce perenni, mentre più in basso il fitto del sottobosco brulicava di ombre e di respiri accelerati. Il sole filtrava a fatica tra il folto disegno della vegetazione e il cielo era un grande puzzle di un colore azzurro sbiadito.

Appena le creature ebbero raggiunto il centro della foresta, il silenzio tornò a occupare lo spazio attorno. Volti dubbiosi continuavano a scrutarsi, come se la risposta a quella convocazione urgente potesse essere letta in altri occhi, di altro colore e di altra fattura.

Il primo a parlare fu il re degli gnomi, seduto su una roccia secolare che gli faceva da trono, chiuso nella sua camicia marrone e nei pantaloni scuri. Le parole si mischiavano al fumo che usciva dalla sua pipa di legno, talmente lunga che toccava per terra.

«Gentili creature!» tuonò con la voce un po’ roca. «Vi abbiamo qui riunite perché la situazione del nostro pianeta sta diventando ogni giorno sempre più grave. La nostra amata Terra è seriamente in pericolo. Purtroppo le previsioni dell’Inviolabile Tomo delle Profezie si sono avverate. Sono oramai giunti i tempi della Grande Paura!»

Elowen, la bellissima regina degli elfi, con un gesto della mano fece zittire le voci che si erano alzate tra gli Spiriti di Natura. Attese qualche minuto, poi si drizzò, abbandonando il giaciglio di foglie e fiori freschi. Gli occhi celesti brillavano di luce fatata e i capelli rossi sembravano aver preso fuoco sotto il diadema regale. Iniziò così a parlare, con voce chiara e sottile.

«Le parole del Futuro sono inequivocabili. Sono passati solo pochi decenni dalla manifestazione del sentiero dai sette colori, donatoci dalla dea Cailleach per unire la nostra dimensione con quella degli umani. Pensavamo di avere più tempo, ma gli Antichi hanno analizzato i segni e questi purtroppo non mentono mai.»

Dopo quelle parole, le facce degli interlocutori si dipinsero di smarrimento e paura. Il sole venne momentaneamente oscurato da nubi di passaggio e grossi corvi, neri come le notti d’inverno, lanciarono il loro grido di malaugurio, acuto e gutturale, allontanandosi poi per proseguire l’usuale caccia di carogne.

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Fu a quel punto che Triphylla, la principessa delle fate, si alzò in volo sbattendo le sue ali cangianti. I lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso pallido.

Planò vicino a una cesta di giunchi intrecciati e ne tolse una pergamena arrotolata, sigillata da un nastro color del miele. Aprì la morbida bocca e lesse, lentamente.

Gli anni che seguono la pioggia arcobaleno

porteranno i giorni della Grande Paura.

Triste la sorte di Madre Natura

colpita all’interno da un dolore pieno.

Appare la Bambina con i frammenti di Luna

nelle sue mani viaggia la Fortuna.

Lei saprà sconfiggere l’occhio del Male

se la formula segreta saprà ritrovare.

La fata ripiegò il sacro foglio, affidandolo alle mani sicure di due ancelle. Riprese fiato e tornò volando tra le magiche creature.

«Il nostro destino è segnato, cari amici miei. Se vogliamo che tutto ciò per cui battono i nostri cuori sopravviva, non abbiamo altra scelta. Dobbiamo trovare al più presto l’Eletta, la bambina che ci aiuterà a sconfiggere il male che sta consumando l’essenza della natura.»

Glasur, il re degli gnomi, si tolse il mantello pesante e buttò fuori tutto il fumo che gli era rimasto in gola.

«Per far questo, ci servono dei volontari. Tre, fra di voi, che affrontino questa ricerca nella dimensione umana.»

«Non sarà un’impresa semplice» aggiunse Elowen «e forse qualcuno potrebbe anche non farcela… ma ne va della salvezza di tutti.»

I tre sovrani ripresero le proprie posizioni, mentre dal bisbigliare sommesso che si andava diffondendo tra gli appartenenti al Piccolo Popolo, sorgeva qua e là qualche domanda.

«Ma quanto dovrà durare questa missione?»

«In che luoghi dovrebbe portarci?»

«Quali sono i rischi reali?»

«Quanti di noi verrebbero coinvolti?»

Nessuna, ovviamente, ottenne risposta.

Dopo qualche minuto, una voce forte si sollevò dal gruppo degli elfi.

«Io! Vorrei offrirmi per questa impresa!»

«Chi sei, anima valorosa?» gli chiese Elowen.

«Feldor De Danann» rispose inchinandosi elegantemente.

La regina lo invitò ad avvicinarsi a lei. Feldor aveva lunghi e lisci capelli neri che gli arrivavano sotto le ginocchia, legati con un semplice nastro di cotone dietro le orecchie appuntite. Indossava una tunica blu scuro, rinforzata sul busto e sulle spalle da un’armatura color argento, con al centro una grossa pietra a forma di rombo. Sul fianco sinistro portava una spada dall’elsa finemente intarsiata.

Era alto e longilineo. I lineamenti del viso delicati, come tutti quelli della sua gente. Gli occhi erano scuri e decisi, segnati da sopracciglia affusolate. La bocca carnosa non sembrava avvezza a sorridere.

Elowen lo guardava con approvazione.

«Feldor, dell’antica e prestigiosa famiglia De Danann. Figlio di Thriong ed Elalith, i saggi sovrani di AshGrove, il castello del bosco di frassini dell’antico reame di Mynnydd Prescelly» disse. «Sono certa che saprai svolgere il tuo dovere con onore e coraggio. Ti ringrazio immensamente per il tuo sacrificio.»

Il guerriero annuì con il capo e si chinò a baciare la mano della sua signora.

Tutte le creature presenti ammirarono l’intraprendenza del giovane elfo, così deciso e sicuro di sé, nonostante il grave pericolo che presto avrebbe dovuto affrontare. Allora intonarono una melodiosa canzone che narrava di battaglie e di eroi, per infondere ancor più forza nel profondo del suo animo.

Appoggiato a un albero, un piccolo gnomo barbuto col naso all’insù e gli stivali di feltro, i capelli ispidi e le guance arrossate, aspettò che terminasse la musica. Poi si fece spazio tra la folla, che si divise a metà per lasciarlo passare e con un balzo raggiunse il trono del suo re.

«Mi chiamo Rofur di Pooka. Vorrei accompagnare il valoroso elfo, se il mio re me lo concede» annunciò, senza aggiungere altro.

Il vecchio Glasur, conoscendo bene il carattere riservato dei suoi sudditi, lo fece sedere vicino e non gli rivolse alcuna domanda. Dentro di sé, però, era fiero che qualcuno del suo popolo avesse accettato di svolgere un compito così rischioso. La folla accompagnò la scelta della piccola creatura con un intenso battere di mani e piedi.

Intanto in disparte, dietro un cespuglio di rododendri, c’era un gruppetto di fate impegnate a discutere animatamente della situazione.

«Noi siamo esseri troppo delicati!» diceva una. «Non abbiamo la forza fisica necessaria ad affrontare un tale pericolo.»

«Hai ragione» rispondevano le altre, sostenendola.

All’improvviso una piccola fata si alzò in piedi, stanca di tutti quei discorsi inutili. L’amica che le era seduta accanto la bloccò, afferrandola per un braccio, avendone intuito i pensieri più intimi.

«Cosa credi di fare?!» le chiese, spaventata.

«Quello che è mio dovere» rispose l’altra, tra gli sguardi sgranati e le gole prive di suono delle presenti.

«Ti prego, non scherzare. Non hai capito quanto è imprudente tutto ciò?» continuò Dainiya.

2024-03-27

Aggiornamento

Abbiamo raggiunto il goal ed è fantastico! GRAZIE per il sostegno e la fiducia che mi avete dimostrato. Ora non resta che augurarvi una buona lettura... Ancora GRAZIE, Irene

Commenti

  1. buongiorno, complimentissimi per aver raggiunto l’obbiettivo iniziale di questo libro. trama e personaggi favolosi descritti nel modo corretto.

  2. Buongiorno, consiglio a tutti questo libro sia a grandi che piccoli.
    Questo libro merita veramente tanto con i suoi particolari e caratteristiche.
    Come ho già detto lo consiglio fortemente a tutti e io l’autrice la conosco bene e so che ha scritto un libro pieno d’amore e passione per la sua scrittura.
    Spero che questo libro arrivi ad alti livelli.
    COMPLIMENTI

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Irene Mignani
È scrittrice e insegnante. Amante della lettura, si avvicina alla scrittura attraverso fiabe e poesie. Studiosa appassionata del mondo esoterico dell’invisibile e delle energie sottili, lo racconta nei suoi libri. “L’Orgonite perduta nel tempo” è il suo primo romanzo.
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