«Detective Anthony?»
Ero ancora intontito, mi trovavo nel momento in cui si fa fatica capire se siamo in un sogno o realmente svegli. La voce mi rimbombava come un tamburo nell’orecchio.
Ci misi un po’ a realizzare e risposi ancora con la faccia rivolta verso il cuscino: «Per amici e colleghi, Tony». Il suono della mia voce era davvero orrendo, tanto che nemmeno mi sembrava la mia.
«Detective Tony, sono il commissario Wallace della polizia di San Francisco, devi urgentemente venire in sede.»
«Devo preoccuparmi?»
«Vieni e basta. Ti spiegheremo tutto a tempo debito.» E riattaccò.
Rimasi in uno stato confusionale. Cos’era successo di così importante da chiamarmi alle sei del mattino? C’erano poliziotti e superiori in gamba da poter risolvere un crimine o delitto, perché scomodarsi a chiamare un detective come me?
A malincuore tirai via di getto le coperte e quella extra di pile cadde a terra. Mi alzai ancora rintronato per la sbornia della sera precedente e cercai di non inciamparci.
Per un pelo non caddi su una bottiglia di birra vuota vicino al letto, ma le diedi solo un calcio facendola scivolare vicino al comodino.
Riuscii ad arrivare in bagno, nonostante gli occhi fossero due serrande abbassate, che tenni socchiusi cercando di mettere a fuoco una volta accesa la luce, che ebbe come l’effetto di uno schiaffo in pieno viso. Aprii il rubinetto e mi gettai acqua gelida sulla faccia. Speriamo questa basti a svegliarmi decentemente, pensai.
Guardai il mio riflesso allo specchio: avevo un colore della pelle quasi giallastro, segno di una nottata ricca di alcool e fumo, i capelli mori e di media lunghezza tutti arruffati e unti.
Fissandomi dissi a bassa voce, come parlando al mio riflesso: «Anthony Shaperd, hai trent’anni e ancora ti ubriachi la sera da solo in casa per rendere la tua vita più eccitante di quella che è».
Sospirando aprii lo sportellino dei medicinali e mandai giù un Moment per il mal di testa assordante. Maledetta acquavite e birra, devo darci un taglio…
Ancora in pigiama felpato arrivai in cucina, aprii il frigo e, a malincuore, vidi che era vuoto, se non per alcune bottiglie di alcolici e birre.
«La spesa…» dissi passandomi una mano in viso. «Mi sono completamente dimenticato di farla ieri sera.»
Fortunatamente sul tavolino erano avanzate due mele e un’arancia, quindi almeno la colazione era salva. Passai le mele sotto il getto d’acqua della cannella, tagliai di netto in due l’arancia e la spremetti. Una volta versata la spremuta nel bicchiere, mi accomodai sulla poltrona.
Accesi la luce sopra il tavolo cottura, per rendere l’atmosfera più piacevole e cercare di tenere il mal di testa almeno sotto controllo.
Notai, al soffuso colore della luce, che avevo lasciato il posacenere strapieno di cicche e cenere, con qualche bruciatura sulla tovaglia.
Cazzo! dissi tra me, prima di ripulire tutto per rendere il tavolino quantomeno presentabile. Avevo letto in un libro di meditazione che tenere il tavolo pulito e ordinato prima di mangiare avrebbe reso migliore la digestione e il pasto stesso.
In un clima di sbandamento e aria soffusa ripresi in mano il cellulare per leggere un messaggio che mi era arrivato poco prima: era il mio amico fidato Dan, delle ore sei e trentacinque.
Parlano tutti di una ragazza svanita nel nulla, sai niente?
Risposi subito.
Aggiornami su tutto, sei i miei occhi e le mie orecchie dove non posso arrivare.
Svanita nel nulla? pensai.
La risposta di Dan non tardò ad arrivare.
Come sempre.
Manola Pellegrini
Finalmente ho trovato il tempo per leggere questo libro e devo dire che mi è piaciuto molto .io sono amante dei giall e questo mi ha tenuto in tensione fino alla fine. bravo
Claudio Inn
Mi è piaciuto, scorrevole, tensione, buona storia, dialoghi e interpreti ben incorporati nella trama. Direi che come primo libro si merita un 7.
Sabrina Pitzalis
Consiglio vivamente
La fantasia dello scrittore eccezionale ogni pagina letta porta al desiderio di continuare a scoprire cosa succede fino alla fine
Veramente bello