Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Svuota
Quantità

Quando Lucrezia Campisi, giovane studentessa del DAMS di Bologna, scompare misteriosamente, sua sorella maggiore Giulia, restauratrice d’arte a Roma, viene travolta da un passato doloroso che credeva sepolto. Una lettera d’addio ritrovata nell’appartamento di Lucrezia sembra indicare un suicidio, ma Giulia non ci crede. La svolta arriva con una commissione inquietante: restaurare Il Suicidio di Lucrezia, un dipinto enigmatico affidatole dall’ambiguo avvocato Luca Sacchetti. Mentre la polizia brancola nel buio, Giulia si immerge in un mondo di arte, segreti e ossessioni, dove nulla è come sembra. In una corsa contro il tempo, deve decifrare il messaggio nascosto nel dipinto e affrontare verità sconvolgenti per fare luce sulla storia del quadro e scoprire cos’è davvero accaduto a sua sorella Lucrezia.

1.

La sala regia del Palazzo dei Priori è ampia e magnifica. La luce del giorno penetra come una lama attraverso la finestra, fin sulla la parete, illuminando porzioni d’affresco. Una griglia ornamentale si sviluppa lungo la sala, alternandosi con colonne, cornici, finti baldacchini, medaglioni e festoni floreali. In alcuni riquadri, dipinti da Baldassarre Croce nel 1588, si raccontano le origini della città di Viterbo.

Giulia è lì, su una impalcatura di legno, che ravviva con un piccolo pennello un particolare dell’affresco, schiarito dal passare dei secoli.

Il tempo è un ladro bastardo che si porta via tutto, pensa, ma sta a noi ricordare. Io voglio ricordarti, Lucrezia. Voglio ricordare tutte le volte che da piccole abbiamo dipinto assieme; la poesia che declamavi in piedi su uno sgabello a Natale, quando mamma e papà erano ancora con noi. Io non ho dimenticato il giorno dellincidente, i tuoi lacrimoni sul volto mentre ci tenevamo strette in quella chiesa. Ricordo anche i tuoi sorrisi, sorella, e come mi facevi ridere con le tue espressioni buffe. Gli spettacoli che improvvisavi quando avevamo amici a casa. Erano tutti innamorati del tuo sorriso, Lucrezia. Dove sei, ora? Perché ti ho lasciato andare a Bologna? Perché non ti ho mai più cercata, dopo? Quellincidente terribile ha già portato via i nostri genitori, non voglio perdere anche te.

Il suo collega, rientrando nella sala con il suo camice bianco pieno di sbaffi di colore e quel passo strano che prendi quando indossi le scarpe antinfortunistiche, si dirige affannato verso Giulia con il braccio disteso e il telefonino in mano.

«È il laboratorio di Roma per te.»

«Grazie, Luigi.»

Giulia scende dall’impalcatura sulla quale stava lavorando in quel momento e prende il telefono per parlare con Daniela, la collega del laboratorio.

«Buongiorno Giulia. Come va lì con Luigi? A che punto siete?»

«Ciao Daniela, qui procede bene. Altre due giornate di lavoro, penso, e chiudiamo.»

«Ho chiamato perché poco fa ti ha cercata un certo avvocato Luca Sacchetti. Dice che ha una proposta di lavoro per te e si è raccomandato di richiamarlo al più presto. Ha detto che è urgente.»

«Ok, grazie di avermi avvertita subito, Daniela, lo richiamerò appena posso.»

Luigi osserva Giulia con aria interrogativa.

«Perché mi guardi così?» chiede lei, «Ho fatto una faccia strana?»

«Strana? No… direi perplessa. Problemi con il laboratorio?»

«Ah, no no… nessun problema, anzi. Ho ricevuto un incarico di lavoro, ma non so chi sia questo avvocato Sacchetti né come abbia fatto ad avere il mio nome. Tu lo hai mai sentito nominare?»

«Uh, hai capito la Giulia, zitta zitta… so che Luca Sacchetti è un avvocato molto noto, un penalista; ho sentito il suo nome in TV la settimana scorsa, ma non lo conosco personalmente. Sarà stato qualche collega che ti stima a parlargli di te.» Luigi fa l’occhiolino a Giulia, come a intendere di essere stato lui a passare il contatto all’avvocato. Giulia, divertita, con fare inquisitorio interroga Luigi come in un tribunale: «Confessa. Sei stato tu a fare il mio nome!».

«Sono innocente, vostro onore! Davvero. Scherzavo. Proprio non lo conosco questo Sacchetti.»

I due ridono divertiti mentre tornano al lavoro sull’affresco.

La giornata volge al termine, e Giulia, tolto il grembiule e i guanti da lavoro, comincia a torturarsi le pellicine delle unghie con fare pensieroso.

Luigi la sta già aspettando in macchina.

Al ritorno la campagna del viterbese dipinge il finestrino dell’auto di un verde scuro, denso, alternato a strisce di sole gialle che si infilano fra gli alberi con un ritmo costante.

Perdendosi in questo mondo cromatico, Giulia nemmeno si accorge del traffico caotico sulla statale Cassia e i due rientrano prima che il sole sia tramontato fra i pini di Roma.

Continua a leggere

Continua a leggere

2.

In televisione scorrono le immagini del telegiornale: parlano di una giovane studentessa del DAMS scomparsa a Bologna e delle indagini in corso. Giulia rimane immobile, come ipnotizzata dallo schermo. Solo dopo un po’ si rende conto che qualcuno sta suonando alla porta.

È Mauro. In mano tiene una bottiglia di Nebbiolo, il suo vino preferito.

«Grazie di essere venuto. Sei il mio migliore amico, lo sai, non riuscirei ad affrontare questa cosa senza di te. Senza il tuo senso dell’umorismo, la tua capacità di alleggerire anche le situazioni più tragiche.»

«Lo sai che puoi sempre contare su di me, Giulia… e sul mio gusto nello scegliere il vino!»

«Grazie anche per il Nebbiolo. Annebbiarmi con del vino rosso è proprio quello che mi ci vuole. Sì, devo ammetterlo: anche in questo sei unico.»

Giulia sorride mentre tira fuori due calici e finisce di apparecchiare la tavola in soggiorno. Intanto, il suo amico stappa la bottiglia.

Mauro versa il vino rosso nei calici e ne porta uno a Giulia, che è tornata in cucina per buttare la pasta.

«Allora? Raccontami, come stai? Sempre se ti va di parlare degli ultimi avvenimenti. In TV non si parla d’altro.»

«Mmm, magari dopo un bicchiere.»

Mauro torna in soggiorno e si siede sul divano sorseggiando il vino, in attesa che la cena sia pronta.

Con la coda dell’occhio nota che il telefono di Giulia, poggiato sul tavolinetto lì davanti a lui, sta squillando.

«Giulia! Telefono!»

Lei lascia cadere il mestolo e corre a rispondere.

«Signora Campisi, buonasera, sono l’ispettore Coni.»

«Buonasera ispettore, ci sono novità?»

«Sì, diciamo di sì. Oggi la scientifica ha perquisito l’appartamento di sua sorella. Non sono stati rilevati segni di effrazione, la casa sembra in ordine e non ci sono segni di colluttazione o tracce di sangue. Solo una lettera, scritta a penna. È indirizzata a lei e a due persone, Luca e Marco, che immagino siano suoi amici.»

«Luca? Marco? Non ho idea di chi siano… sono disorientata.»

«Signora Campisi, nella lettera, sua sorella parla chiaramente di volersi togliere la vita.» Giulia, di fronte a queste ultime parole dell’ispettore, rimane muta per qualche istante.

«Mi duole averle dovuto dare questa notizia. A ogni modo, finché non ritroviamo il corpo non possiamo fare che ipotesi. Il caso rimane aperto. Stiamo continuando le ricerche sul Po e nelle campagne intorno a Bologna.»

«Ispettore… le sarei grata se potesse farmi avere quella lettera. Ci terrei a leggerla e conservarla.»

«Guardi, per ora le condivido il contenuto via sms.»

Cari Marco, Luca, Giulia,

non so chi di voi troverà per primo questa mia lettera di addio, ma queste ultime parole sono per voi, che mi avete sempre voluto bene. Ci sono cose che non si possono spiegare. Esiste un limite che non può essere superato, ma io lho fatto, sono andata oltre. Molte volte. Con me stessa, ma anche con voi. È per questo che ora sento che il mio momento è arrivato.

Nonostante quello che possiate aver pensato di me in questi anni, io vi ho voluto sempre bene.

Lucrezia.

«Per ora, purtroppo, non posso farle avere l’originale perché è stato messo agli atti come materiale d’indagine. Una perizia calligrafica deve confermarne l’autenticità, ma gliela consegnerò appena possibile, stia tranquilla.»

«D’accordo, aspetterò… spero di risentirla presto, ispettore.»

«A presto, signora Campisi.»

Mauro nota che la mano di Giulia ha un lieve tremore mentre appoggia il telefono sul tavolo. Dopo un attimo di silenzio, la donna scoppia a piangere.

«Non dovevo lasciarla andare via! Non dovevo… è tutta colpa mia. Del mio carattere di merda. L’ho ferita, e lei era troppo orgogliosa, era ancora troppo piccola. Ho preteso troppo da lei, non me lo perdonerò mai… era la mia sorellina! Che sorella di merda sono stata, eh?! Non riesco a crederci che non ci sia più, Mauro. Non posso credere che si sia ammazzata… non voglio crederci.»

Mauro l’abbraccia stretta.

«Finché non trovano il corpo, non possiamo esserne certi, Giulia. E comunque non è colpa tua. Era maggiorenne quando è andata via e ha fatto le sue scelte. In questi cinque anni avrebbe potuto farsi viva con te, se avesse voluto. Qualunque cosa le sia accaduta, penso che tu debba iniziare ad accettare che Lucrezia aveva il diritto di fare le sue scelte.»

«La pasta sarà scotta…» dice Giulia per cambiare discorso, appena ripresasi dal crollo emotivo.

«Vorrà dire che ci accontenteremo del vino e di queste bruschette» risponde Mauro mentre ne addenta una.

«Mmm, sembrano deliziose!»

Il vino e il conforto di Mauro sono riusciti solo in parte ad alleviare la tristezza, l’ansia e l’angoscia di Giulia.

Nemmeno il risveglio è stato dei migliori. Con un gesto stanco, la donna raccoglie i fazzoletti accartocciati sul comodino, li butta nel cestino in cucina e si prepara un caffè con la macchinetta, ancora un po’ assonnata. Poi torna in camera, apre l’armadio senza voglia. Opta per scarpe da ginnastica e una tuta: l’ideale per fare un giro al parco.

La radio è accesa e Dimensione Suono Roma sta passando un pezzo di Pino Daniele: “Tu dimmi quando quando…

Con la tazzina della colazione ancora in mano, Giulia si sofferma un attimo a sfogliare il vecchio album di famiglia tirato fuori la sera prima, assieme a Mauro. I suoi occhi si posano su una foto di lei e Lucrezia, sorridenti e orgogliose, appena dopo aver finito di ridipingere insieme i muri della nuova casa.

Passa un dito sul muro verde salvia del soggiorno, lo sfiora come se fosse una carezza per sua sorella.

Non c’è molto tempo per rilassarsi. La sua auto è pronta dal meccanico e, nel pomeriggio, Giulia deve essere di nuovo a Viterbo per finire il restauro con Luigi.

«Basta con la nostalgia, Giulia!» esclama d’un tratto. «A cosa serve piangersi addosso? Torna in te stessa, cazzo, reagisci. Un giro a Villa Ada ti farà bene.»

3.

In un luogo segreto, lontano da sguardi indiscreti, una giovane donna si sta lavando il viso. Il bagno, bianco, spoglio ed essenziale sembra quello di un bar malfamato di qualche paese di provincia. La ragazza è nuda. Si avvicina allo specchio e osserva il suo volto, che appare pallido e segnato. Nei suoi occhi vede solo stanchezza e dolore. Si rassetta con le mani i capelli arruffati. Ha dei lividi sul collo e un’escoriazione sulle braccia, che accarezza con delicatezza. Le dita scivolano sui segni rossi lasciati dalle fascette da elettricista che ogni notte le immobilizzano i polsi, tolte solo per il tempo di una doccia. Una cavigliera metallica le stringe la caviglia sinistra.

Quanto resisterò? Quando finirà questo tormento? Perché non mi ammazza? Se solo potessi arrivare al mio telefono. Chissà dove lo tiene…

I pensieri della ragazza vengono bruscamente interrotti da una voce maschile: «Hai finito, troia? Sbrigati. Esci di lì che devo pisciare».

Lucrezia esce rapidamente, con la testa bassa, cercando di evitare accuratamente di incontrare lo sguardo dell’uomo che la tiene prigioniera. Tuttavia, lui allunga il braccio e la blocca mentre passa. Come per dispetto, per riaffermare il suo dominio, la avvicina a sé, abbracciandola da dietro, e inizia a toccarla. Le stringe un seno mentre, con l’altra mano, cerca di raggiungere il suo sesso. Lucrezia non reagisce, rimane completamente passiva. Il gioco non sembra divertire nessuno dei due, così, lui, infastidito, la allontana, lasciandola finalmente tornare al suo letto.

L’uomo torna a sedersi nel suo ufficio. È un luogo angusto, rivestito di carta da parati a fantasia, con una geometria così ossessiva che sembra di stare dentro all’Overlook hotel di Shining: una tappezzeria che nessuno ha mai sostituito dagli anni ’70. C’è odore d’inquietudine, di giorni sempre uguali, lì dentro. Davanti al computer, l’uomo controlla distrattamente le immagini registrate da alcune videocamere installate in giro. Alle sue spalle, una bacheca con delle chiavi appese e un vecchio calendario, di quelli con le donne nude.

Ora controlla il suo telefono: c’è un video di una telecamera a circuito chiuso. Alcune donne legate e imbavagliate si agitano inutilmente, prigioniere in quello che sembra essere un rimessaggio degli attrezzi. Le controlla ogni sera, da remoto. Guardare donne prigioniere, avere potere su di loro, ecco cosa lo eccita.

Una piccola radio Brionvega a forma di cubo gracchia dalla scrivania, riempiendo l’aria stantia con Don’t Stop Me Now dei Queen. L’uomo canticchia piano, quasi distratto, seguendo la musica.

Tonight I’m gonna have myself a real good time

I feel alive

And the world, I’ll turn it inside out, yeah

I’m floating around in ecstasy, so

Don’t stop me now

Don’t stop me

‘Cause I’m having a good time, having a good time

Il dj della radio locale interrompe la programmazione per passare la linea alla cronaca di Bologna. Lo speaker legge le ultime notizie: è ancora caccia al maniaco che terrorizza le donne nelle campagne bolognesi. Il commissario di polizia parla di una svolta nelle indagini del caso Campisi.

“Lucrezia Campisi è ancora viva?” si chiede ora la polizia.

4.

Guardandosi attentamente allo specchio, nel bagno in marmo bianco di Carrara della sua casa romana, Sacchetti scruta il suo volto: nota la paura negli occhi, l’espressione preoccupata e i lineamenti contratti.

L’avvocato considera il nonsense di come sta conducendo la propria esistenza negli ultimi anni e si chiede se qualche verità appaia anche agli occhi degli altri, osservandolo. Per un momento accenna un sorriso forzato. Crea una maschera perché nessuno si accorga del suo smarrimento, del caos che ha dentro, poi si sistema per bene il collo della camicia, si abbottona i pantaloni ed esce.

Il trolley è già pronto nel corridoio.

Sua moglie, come a ogni partenza, lo accompagna alla porta e lo abbraccia teneramente. Lui ricambia dandole un bacio sulla fronte ed esce.

Un taxi lo sta aspettando sotto al portone.

«Ndoannamo, dotto’?»

«Mi porti a Termini, grazie.»

In treno, Sacchetti ripensa alla sua vita: da quando parte tutte le settimane per lavoro, interpreta il ruolo di marito in questo teatrino quotidiano con sua moglie. Riflette su come un matrimonio, con il passare del tempo, possa perdere di significato e di passione, ma nonostante ciò, conservare la sua forza grazie al consolidarsi di piccole abitudini che lo rendono stabile e lo sostengono.

Poi pensa alla donna che ama, in un’altra città. Al suo corpo giovane e al suo carattere ribelle che hanno risvegliato in lui una vitalità che non si ricordava di avere.

2025-03-05

Aggiornamento

Mi faccio viva qui in modo da raggiungere tutti voi in un colpo solo. Avete ricevuto una mail oggi dal corriere, vero? Venerdì finalmente Lucrezia arriverà a casa vostra e il 13 sarà ordinabile anche online e nelle più importanti librerie. Chi ha già letto la versione in bozza mi dice che il romanzo si legge in poco più di un'ora. Spero di avere qualche feedback presto, quindi. Torno a ringraziarvi per la fiducia e il supporto incondizionato che ho ricevuto da voi. GRAZIE Siete tutti invitati al firmacopie naturalmente. Presto vi dirò quando e dove. PS. Vi chiedo un'ulteriore cortesia per i prossimi giorni, fino al 13 marzo, ma anche dopo. Se capitate in una libreria Feltrinelli, o Mondadori, o Giunti, chiedete di Lucrezia. Parlatene con i librai. Attivate la loro curiosità. A presto!
2024-10-24

Aggiornamento

Amici miei cari, amici di amici, parenti serpenti, semplici conoscenti e perfetti sconosciuti. Tutti voi, insomma, che avete ritenuto che Lucrezia meritasse la pubblicazione, ieri vi siete guadagnati tutta la mia riconoscenza, per aver portato il crowdfunding di questo mio primo romanzetto a 251 preordini, superando anche l'extragoal dei 250. Non bene, dunque, ma benissimo! Aver superato questo secondo obiettivo per me significa aver guadagnato, oltre alla pubblicazione e distribuzione da parte di Bookabook, anche la promozione del libro, non appena Lucrezia verrà alla luce, in carta e inchiostro, e dovrà affrontare il difficile mondo delle librerie. Ora torno al lavoro sul racconto. Un saluto a tutti e ci si vede dopo l'editing.
2024-10-10

Aggiornamento

Infinite grazie a chi ha voluto sostenermi con il preordini. Abbiamo raggiunto il 100% dell'obiettivo con ben 200 preordini e Lucrezia nel 2025 sarà pubblicata e distribuita nelle librerie.
2024-10-10

Aggiornamento

Oggi devo dirvi GRAZIE ragazzi. Grazie a voi che avete creduto nelle mie potenzialità e avete scelto di sostenermi fino ad ora. Ebbene sì, oggi, il 10-10-2024 Lucrezia ha raggiunto il suo primo obiettivo di 200 preordini e presto potrete ricevere a casa il vostro libro cartaceo, carta che sarà possible annusare presto anche in molte librerie.

Commenti

Ancora non ci sono recensioni.

Recensisci per primo “Lucrezia”

Condividi
Tweet
WhatsApp
Federica Sconocchia
Federica Sconocchia vive e lavora a Roma come copywriter freelance, dedicandosi alla scrittura e alla comunicazione pubblicitaria da oltre trent’anni. Autrice di due raccolte di filastrocche per bambini, “Il geco ballerino” e “Il gelato raffreddato” (Ed. Peek-a-boo), ha pubblicato anche la raccolta di poesie “Estatica”, inclusa nel volume “Borasco 2024” (Ed. Aletti). "Lucrezia" è il suo primo romanzo.
Federica Sconocchia on FacebookFederica Sconocchia on Instagram
Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors