«Buonasera a tutti. Non è che sono restio, è che proprio detesto rilasciare interviste. Ho sempre voluto dare alla gente il mio saper fare e non il mio essere. In tutta la mia carriera questa sarà si e no la terza, comunque l’amicizia che ci lega e il rispetto che ho verso te e la tua famiglia ha fatto sì che accettassi. Dunque, quando annunciai la mia intenzione di voler chiudere la carriera con un ultimo disco, non mi sarei mai aspettato tutto questo interesse da parte dei media. Fino ad allora non ero mai stato “aiutato” da loro in nessun modo, anzi, se avessero potuto mi avrebbero stroncato già trent’anni fa. Ma si sa, qui da noi iniziano a valutarti quando è tutto finito o sta per esserlo. Per fortuna ho avuto sempre il pubblico dalla mia parte. Cantavo e suonavo solo per loro. Sentire migliaia di voci cantare a memoria cose che avevo scritto era il mio mondo. Che fossero state dieci o mille persone non faceva differenza, avevano fatto loro cose che avevo vissuto, emozioni che avevo provato. Erano la mia famiglia. Sono la mia famiglia! Ma arriva un momento in cui devi prendere una decisione e la mia è quella di chiudere qui con un ultimo disco che sto incidendo.»
«Trent’anni! Il tuo è stato un successo eclatante. Come hai detto tu stesso, all’inizio hai avuto difficoltà con i critici e soprattutto con i media (televisione, radio ecc…). Secondo te, perché?»
«Ma, sai, a volte i mezzi di comunicazione quando vedono che qualcosa non gli quadra sembrano unirsi. Non so come spiegartelo, è come se tentassero in tutti i modi di tenere nascosto qualcosa che secondo loro possa influire negativamente sul popolo. Le canzoni degli UK to Italy forse erano scomode o troppo avanti con i tempi. Quando tentavamo di far uscire i nostri pezzi, la nostra nazione era ancora sotto l’effetto di grandi voci dai contenuti pacati. A parte qualche cantautore, vedi De André, che provava a uscire dai ranghi, riuscendoci, il resto era tutta roba “già sentita” o, come si dice oggi, commerciale. Noi parlavamo della strada, di come veramente si viveva tra le vie della città e di come si amava a quei tempi. Per fortuna qualcuno ha avuto il coraggio di buttarci nella mischia e da allora abbiamo avuto l’opportunità di farci ascoltare, di dire la nostra, scrivendo canzoni.»
«Quel qualcuno è stato mio padre Massimo Ruggeri, me la ricordo quella sera. C’ero anch’io in radio. Ecco appunto, le canzoni. Alla fine sono loro le protagoniste. Ne hai scritte tante e una più bella dell’altra. Ma come si scrive una canzone di successo?»
«Non so quante volte mi sia stata fatta questa domanda, eppure nonostante anni e anni di carriera alle spalle non saprei rispondere. È strano ma è così. Credo si tratti di alchimia tra emozioni e attimi. Non puoi sederti a un tavolo e dire “Adesso scrivo un pezzo!”, potrebbe anche venire fuori una bella cosa, ma mai un capolavoro. D’altronde se nostro Signore ci mise una settimana per creare la Terra, in termini di paragone non può volerci tanto per scrivere una canzone. Scherzi a parte, non puoi programmare nulla. Pensa, una volta ne ho scritta una durante un concerto, ma non ti svelerò mai qual è!»
«Valentino, come sai, questa sera sei qui perché, oggi, lo stesso giorno di trent’anni fa, mio padre ebbe il coraggio di mandare in onda un pezzo degli UK to Italy. Trent’anni dopo sei qui con me, alle spalle una carriera meravigliosa fatta di canzoni, concerti e dischi. Non potevo restare indifferente al tuo annuncio di chiudere. Sei ancora in un’età dove puoi dare tanto alla musica e ai tuoi fan. Non è un caso se oggi a distanza di trent’anni sei qui. Vorrei poter dire come mio padre di aver dato ancora speranza alla vera musica. C’è una speranza che tu possa ripensarci?»
«Alex, la mia non è stata una decisione semplice. Come sai, sono sempre stato uno che ha agito d’istinto e non sta lì a pensare se i gesti o le parole possano turbare gli altri. C’è voluto impegno e tanto sacrificio. Prima che tuo padre sdoganasse la mia musica ero un ragazzo pieno di dubbi e incertezze. Pensavo mille volte prima di fare una cosa. Se non fosse stato per Stef, l’altro membro del gruppo, forse a quest’ora non sarei neanche qui. Ma dopo il primo pezzo passato per radio ho capito. Ogni cosa ha un suo tempo. Probabilmente se avessi vent’anni adesso e proponessi i pezzi degli UK to Italy, mi riderebbero in faccia perché i tempi, quei tempi, sono cambiati. Oggi cantare il disagio giovanile non è più di moda. Purtroppo è diventato normalità e non interesserebbe più a nessuno vedere due ragazzi urlare al mondo che ci siamo anche noi!
«Se a un anziano parlavi della guerra si emozionava e provava qualcosa per quello che dicevi perché l’aveva vissuta. Ai ragazzi di oggi se parli della guerra sanno che c’è stata ma non proveranno mai le emozioni di chi c’era. È un tempo che c’è stato e non interessa più, se non a livello scolastico, purtroppo. Per la musica è uguale. La mia generazione se sente parlare di Londra associata a delle strisce pedonali si emoziona in un attimo. Chiedi a una ragazza di oggi chi erano i Beatles. Ti dirà che erano in quattro ed erano famosissimi negli anni Sessanta e Settanta, ma non saprà mai spiegarti le emozioni e i colpi di genio che ci hanno lasciato. I tempi passano. C’è un inizio e una fine; chi vive la propria generazione, difficilmente proverà qualcosa per quella dopo. Devi chiudere i giochi in tempo, prima che diventi “vecchio”.»
«Wow! Se non ti conoscessi, penserei che ciò che hai detto l’hai letto da qualche parte. Allora mi ritengo soddisfatto di essere colui che dalla sua trasmissione ti farà salutare il tuo pubblico. Un inizio, mio padre, una fine, io. Da questo momento potete fare le domande a Valentino.»
Carmela Mantegna
Buongiorno! Ho finito di leggere il Suo romanzo dai colpi di scena a cascata e dalla trama ben costruita tanto da far vedere i personaggi e le situazioni in cui sono coinvolti e spesso avvolti.
Se si potesse tradurre in uno sceneggiato a puntate, sarebbe da grando impatto su un pubblico amante dei gialli intrisi di poliziesco.
Congratulazioni!
Avanti sempre in salita!
Auguri!
Carmela Mantegna
Giorgio Donato (proprietario verificato)
Mamaaa,
Just killed a man,
Put a gun against his head, pulled my trigger,
Now he’s dead
L’ultimo disco è un racconto dal ritmo serrato, tanto spazio al dialogo, alle “parole” che raccontano le emozioni.
L’ultimo disco è un racconto rock che ti costringe ad amare ed odiare i protagonisti, perché nulla è semplicemente bene o male.