Andava avanti così da tempi ormai talmente remoti che nessuno ricordava come ogni cosa avesse avuto principio e nessuno, d’altronde, aveva più voglia di chiederselo. Obsolescenza programmata,così la chiamavano i Saggi. Quando qualcosa non offre più possibilità di sviluppo è giusto che si spenga, che venga sostituita per ampliare le opportunità. Una lezione che veniva tramandata dopo ogni Big Crash.
Tuttavia i motivi che quella volta portarono alla sofferta conclusione universale furono ben diversi. Ben più complicati. Tutto procedeva per il meglio, il nuovo universo si espandeva regolarmente e l’evoluzione sulla Terra sembrava stabile come non mai. Le prime forme di vita avevano iniziato ad abitare le acque per poi raggiungere la terra e farsi forti. Nove miliardi di anni dopo il Big Bang, i primi mammiferi iniziarono a scalare la catena alimentare, ad antropomorfizzarsi. In Africa, alcuni primati come gli scimpanzé, gli orango e i gorilla cominciarono a umanizzarsi. La loro intelligenza sembrava fornire degli strumenti completamente nuovi che, messi al servizio di un corpo coraggioso e reattivo, svilupparono un modo inedito di stare al mondo. Le mani impararono ad afferrare con sicurezza, a modellare la pietra e il legno per creare oggetti utili alla sopravvivenza. La schiena curva di questi primordiali ominidi iniziò piano a raddrizzarsi e l’equilibrio della vita scivolò per i fianchi fino a stabilirsi sulle gambe. Nei mondi precedenti questo processo di erezione strutturale era stato molto più lento e i Saggi non potevano che dirsi soddisfatti. «L’uomo è in piedi,» si dissero sorridendo felici «che impari a migrare, adesso! Che conosca l’amore!»
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