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Maleficamente Madre

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Nathalie è un’imprenditrice ed è madre di due splendidi bambini, che per via della loro “docile” personalità chiama amorevolmente i Nani Malefici. Nina e Noah sono due veri combinaguai, sempre pronti a coinvolgerla in gaffe esilaranti e figuracce da manuale, a rivelare le sue debolezze e le sue dolci contraddizioni. Tra un compleanno e una corsa dalla dottoressa Occhipinti, tra una giornata al parco e un giro per negozi, tra lapsus imbarazzanti e piste di ghiaccio in salotto, i piccoli eventi della vita quotidiana diventano avventure – o meglio, disavventure – rocambolesche, ma con ironia e un pizzico di cinismo si può sempre trovare qualcosa per cui farsi una bella risata.

1. C’ERA UNA VOLTA…

C’era una volta una giovane marmocchia classe 1982.
I codini sbarazzini, il grembiulino a scacchi e il sorriso malizioso di chi è consapevole di essere nato sotto una buona stella.
C’erano una volta le merendine della Mulino Bianco, assaporate rigorosamente in compagnia degli amici più veri, a cui non fregava nulla di sporcarsi la polo griffata Lacoste o la sua versione tarocca: Ace detersivo, insieme alla vecchietta dai capelli argentei, avrebbe rimosso anche l’unto più ostinato e, in men che non si dica, tutto sarebbe tornato “pulito e senza ombra di macchia!”.

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C’erano una volta i pomeriggi trascorsi a giocare a “guardie e ladri”, le corse a perdifiato nei vicoli di paese, le gare di arrampicata sulle fronde dei castagni e le ginocchia cicatrizzate a suon di Vita Merfen.
C’erano una volta gli album delle figurine Panini, i libri dei ricordi traboccanti di promesse da marinaio, le favole dei Fratelli Grimm e il Corrierino dei piccoli con le perle di saggezza della Pimpa.
C’erano una volta le leggende del piccolo schermo che scandivano i giorni, le settimane e gli anni con nostalgica prevedibilità. Mike Bongiorno e la Ruota della Fortuna. Corrado e la Corrida. Pippo Baudo e il Festival di Sanremo. Binomi indissolubili accomunati dalla stessa passione e probabilmente anche dallo stesso parrucchiere!
C’erano una volta le tute da ginnastica con i rattoppi sulle ginocchia, i sandali con gli occhietti e i capelli tagliati a scodella stile Amélie Poulain.
C’erano una volta Baby Bua e i cerotti difettati. I mini pony spelacchiati. La Friggi Friggi e le cotolette plastificate. E, last but not least, il mitico Dolce Forno Harbert: croce e delizia di una generazione di aspiranti cuoche, ignare istigatrici del surriscaldamento globale.

C’era una volta un’adolescente un po’ stordita, con una spiccata inclinazione al melodramma: i capelli spettinati, i jeans strappati, le Dr. Martens consumate e l’aria rassegnata di chi teme che la sua buona stella abbia deciso di piantarla in asso per mettersi con il suo Tamagotchi.
C’erano una volta la Smemoranda e le amiche del cuore: custodi fidate di delusioni brucianti, sogni infranti, desideri e rimpianti. Senza di loro l’elaborazione della sfiga non avrebbe avuto lo stesso sapore!
C’erano una volta i segreti inconfessabili (“Non ti amo più”), gli amori struggenti (“Non ti dimenticherò mai!”) e gli ossimori a effetto (“Ti odio, perché ti amerò per sempre!”), alimentati dall’ossessione per Primi baci e Beverly Hills 90210!
C’erano una volta Top Girl e Cioè, strumenti indispensabili per fugare dubbi esistenziali come l’intramontabile: “Ho baciato per sbaglio il mio ragazzo senza preservativo. Sarò mica incinta?”.
C’erano una volta le versioni di latino, gli astucci sommersi di dediche, i chewing gum appiccicati sotto i banchi, le penne usate a mo’ di cerbottana e i bigliettini scambiati senza farsi sgamare per chattare durante le lezioni di geostoria. Tutto ciò nell’era pre-WhatsApp!
C’erano una volta il Topexan e gli odiatissimi punti neri sulla zona T. Le unghie smangiucchiate e le pellicine tormentate. L’apparecchio per i denti e l’ansia di sorridere anche solo per sbaglio. La certezza di fare schifo e lo sgradevole presentimento che la “cessitudine” sarebbe diventata una condizione permanente.
C’era una volta un disco rotto, colpevole (pure lui!) di ripetere a oltranza lo stesso ritornello: MAI ’NA GIOIA! MAI ’NA GIOIA! MAI ’NA GIOIA…
Tutto questo nell’attesa che il miracolo si compisse. Tutto questo nell’attesa che la trasformazione da bruco in farfalla si realizzasse. Tutto questo nell’attesa di svegliarsi una mattina e di poter annunciare con orgoglio che quella degli ultimi anni non era una predisposizione congenita alla stronzaggine acuta, ma semplice sindrome premestruale!

C’era una volta una studentessa di belle speranze: la leggerezza dei vent’anni, l’eyeliner applicato con lo scotch, i Miss Sixty a zampa di elefante e le Sparco ai piedi per correre tra le braccia di chi le avrebbe chiesto il permesso di baciarla sotto la luna.
C’erano una volta le bigiate di gruppo, la voglia di ballare sulle note di Gigi D’Agostino con gli amici di sempre e la consapevolezza che, presto o tardi, la pacchia sarebbe finita.
C’erano una volta l’Isola dei Famosi e il Grande Fratello. Lo stress psicologico da nomination, lo spauracchio del televoto, Mai dire Domenica e il Mago Forrest.
C’erano una volta le tessere prepagate e il Nokia 3310: gli occhi arrossati per le ore trascorse a giocare a Snake, i polpastrelli consumati per i troppi messaggi inviati e gli squilli improvvisati per farsi ricaricare il cellulare (oggi sbaragliati da metodi decisamente meno innocenti!).
C’erano una volta le feste di fine anno, gli shottini di Tequila, i Malibu all’ananas e le prime aspirine inghiottite per cancellare ogni traccia di hangover.
C’erano una volta le interpretazioni più improbabili nel tentativo di rispondere alle domande d’esame più spietate. Perché se D’Annunzio, in quanto “estetista”, era costretto a guadagnarsi la pagnotta barcamenandosi tra una manicure e una pulizia del viso, pensate al povero Leopardi: “gobbo e pure cornuto”!
C’erano una volta le notti passate a studiare sugli appunti di perfetti sconosciuti. Le sigarette mai spente nell’illusione di memorizzare più velocemente. Gli innumerevoli “se mi bocciano sono nella m***a!”, pronunciati in preda a un mix di panico e di adrenalina. Gli sporadici “non ci credo, l’ho passato!”, pronunciati in preda a un mix di estasi e di incredulità. E gli inevitabili “c***o, l’ho segato!”, pronunciati con la certezza di essersi giocati le vacanze al mare!

2022-12-12

Aggiornamento

Sono indescrivibili le emozioni che si stanno facendo largo dentro di me in questi giorni! “Maleficamente Madre” – dopo soli 50 giorni di visibilità sulla piattaforma di Bookabook – ha raggiunto e superato l’overgoal di 400 pre-ordini, tagliando la meta delle mete: un traguardo che non potrebbe rendermi più felice, ma soprattutto più riconoscente nei vostri confronti! “Maleficamente Madre” non verrà “semplicemente” pubblicato e distribuito in libreria, ma avrà a disposizione un ufficio stampa dedicato, che si occuperà di promuoverlo attraverso specifici canali comunicativi e strategie di marketing costruite ad hoc! Grazie per non aver mai smesso di credere in questo progetto! Non potrei esservi più grata!
2022-10-07

Aggiornamento

Felicissima di condividere con voi una notizia davvero speciale! Dopo soli 2 giorni di campagna di crowfunding, il mio romanzo d'esordio ha raggiunto il goal di 200 pre-ordini! Questo significa che è destinato a uscire PER DAVVERO dal fantomatico cassetto! “Maleficamente Madre” non è dedicato solo ai “diretti interessati” (ovvero i miei figli, in arte “I Malefici”), ma è un omaggio a VOI! A chi crede in me, a chi mi sta vicino da sempre e a chi mi ha accompagnata solo per un pezzo di strada. A chi se n’è andato, a chi è rimasto e a chi è ritornato. A chi è arrivato inaspettatamente a illuminare le mie giornate e anche a chi, purtroppo, non c’è più. Grazie di cuore! Senza i vostri spunti “Maleficamente Madre” sarebbe rimasto solo un sogno senza una data di scadenza!

Commenti

  1. Mario Ciccone

    (proprietario verificato)

    lettura veramente spassosa, ma che nel contemplo stimola anche molte riflessioni sull’ essere madre ai nostri giorni

  2. Sarah Colombo

    Ho acquistato il libro su consiglio di un amica, e l’ho adorato. Potrebbe sembrare un libro solo divertente e scanzonato, ma sotto la punta dell’ iceberg c’é molto altro, ti porta a riflettere, a pensare e devo essere onesta alla fine ad avere gli occhi lucidi. Si tratta di un libro per delle mamme e forse non solo, che vogliono ridere, ma sopratutto che vogliono sentirsi meno sole e sbagliate, perché purtroppo tutte noi ci sentiamo inadeguate ed inferiori, ma dovremmo imparare a “riderci” un pò su come fa Nathalie e a capire che in fondo siamo tutte sulla stessa barca. 🙂

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Nathalie Luisoni
è laureata in Scienze della Comunicazione presso l’Università della Svizzera italiana e realizza percorsi formativi destinati a professionisti attivi in svariate realtà aziendali. Il suo lavoro l’ha portata spesso a comparire come ospite in radio e in televisione in qualità di esperta di comunicazione. Maleficamente madre non è solo il suo romanzo d’esordio, ma un tentativo di restituire fiducia alle mamme, aiutandole a sdrammatizzare le giornate negative con senso dell’umorismo, un pizzico di cinismo e... un buon calice di Franciacorta!
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