Rodi, 1925. Il giovane Romeo Demirian, insieme all’amico Hierotheos, un vecchio pirata capitano di uno yawl, è alla ricerca del sepolcro di un soldato romano. Quest’ultimo, chiamato Curzio Favonio Silone, martirizzò Paolo di Tarso decapitandolo con la propria spada. I due scopriranno presto di non essere i soli sulle tracce di Favonio. Sullo sfondo del mar Egeo, e di un’isola agitata da sotterranei moti rivoluzionari, Romeo apprenderà come l’avventura sia legata a doppio filo all’amore, al pericolo e alla morte, in un’eco che risuona in eterno tra le pieghe della storia.
Capitolo I
Lindos
Rodi, 10 luglio 1925
Il boccale strisciò sul tavolo, lasciando una macchia scura dalla forma di cometa sul legno secco.
Romeo Demirian bevve un sorso di birra osservando l’uomo che gli stava di fronte attraverso la lente deformante del fondo di vetro curvato.
La terrazza era ombreggiata da una pianta di glicine stretta al pergolato. Attraverso i fiori lillà, l’acropoli biancheggiava sotto il sole come lo scheletro di un gigantesco dinosauro albino.
Quando Romeo abbassò il boccale, l’uomo era ancora lì. Sorrideva dietro ai baffi grigi, spessi, ispidi e duri come filo di ferro.
«Allora?» disse questi. «Che ne pensi?»
Romeo scosse la testa. «Non saprei, invero non abbiamo molto su cui lavorare.»
«Eppure sei qui.»
Lo sguardo di Romeo abbandonò Theos e si inerpicò lungo il sentiero per l’antica città alta.
«Già, eppure sono qui. Chi è il committente?»
«Un collezionista italiano vicino al Vaticano. Ma in fondo che importa?»
«Se devo rischiare la pelle, voglio sapere se il committente è affidabile. L’ultima volta non è andata troppo bene.»
«Ah! Ragazzo! L’ultima volta non c’era il vecchio Hierotheos al timone.» Sollevò il proprio boccale e lo guardò di sottecchi. «Allora, ci stai?»
«Theos.» Romeo sorrise. «Vecchio pirata, come vedi sono qui.»
Hierotheos scaricò una salva di risate e brindò con entusiasmo sufficiente a crepare il vetro dei boccali. Una macchia di birra si allargò sul tavolo L’uomo non se ne curò e si asciugò la schiuma dai baffi con il dorso della mano. «Dai,» disse «se poi vedo che ti comporti bene, ti accompagno a visitare l’acropoli.»
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