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Miti, Racconti e Dialoghi

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Ogni viaggio dentro noi stessi è fatto di decine di strade possibili. Capita che alcune di esse prendano la forma di veri e propri miti, che narrano di cose mortali con parole immortali, come quando ancora la parola scritta non era stata inventata, ma l’esigenza di raccontarsi e raccontare era, allora come oggi, un’esigenza. Se c’è un dio, è solo ponendosi domande scomode che lo si può incontrare, scivolando tra disfatte e conquiste per rendersi conto, alla fine, che ogni dialogo con il divino è in realtà una fitta trama che tessiamo un Segno per volta. Tra miti che si ispirano a un mondo scomparso, racconti che lasciano il sacro per affondare le dita nel profano e dialoghi come sogni a occhi aperti, narrazione e filosofia si intrecciano in un percorso interiore il cui traguardo è una nuova strada, diversa per ogni persona, ancora tutta da scoprire.

LETTERA A ME STESSO

Questa lettera in principio era completamente diversa, probabilmente te lo ricorderai ancora. L’unica altra persona che potrebbe averne memoria è il nostro amore del tempo, ma sono quasi sicuro se ne sia dimenticata poco dopo averla letta. Mi sento perciò tranquillo ad affidarne il contenuto al passato, senza riserve. Il corpo di quella lettera non rappresenta più né me, né la mia situazione, né tantomeno lo spirito di quanto segue.

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Ti scrivo adesso da una città che non è la tua, dove i monti mi privano della vista dell’orizzonte, tanto cara a coloro che, come noi, sono cresciuti a pane e mare. Mi chiedo se tu, o se i diversi noi che hanno scritto ciascuno uno dei testi presenti in questo volumetto, avessi consapevolezza del filo rosso che li attraversa. Penso di no, penso che sia il senno del poi a fare da padrone in materia di attribuzione di senso e che certe cose acquisiscano un certo significato solo nella misura in cui vengono rese partecipi dell’eterna beatitudine nel punto di chiusura. È in questa prospettiva che, oggi, mi sento di parlare di questo insieme di scritti eterogenei come di un percorso di liberazione. Fino a poco tempo fa non avrei pensato lo stesso, tanto preso com’ero dall’ingrata attività di tenermi a galla, abbastanza da non prestare più alcuna attenzione agli stivali di cemento che mi tiravano a fondo. Ognuno ha i propri grumi e di conseguenza io ho i miei e tu avrai i tuoi, ma spero che il lavoro che sto portando avanti possa alleggerire il più possibile il tuo fardello. La liberazione portata avanti nelle pagine che seguono è, come ormai avrai capito, una liberazione non ancora avvenuta, ma per il momento solo immaginata.

Come se fosse poco, penserai, che l’immaginazione è il primo tassello di ogni azione umana. Sono d’accordo, penso che questo libretto contenga e ritragga più che altro una direzione, un germe di una soluzione ai nodi che da tempo mi porto in pancia. E in deroga ai propositi di damnatio memoriae della lettera precedente, vorrei ricordartene l’inizio: “in una lettera a me stesso scrivo una lode all’equilibrio e al chiaroscuro”. Il noi di quel tempo pensava, allora, che a dissolvere il magone avrebbe dovuto essere una conoscenza, un concetto che ancora gli mancava, ma che avrebbe immediatamente ricondotto a una quadra il suo alterato modo di stare al mondo. In quella lettera, egli stava fissando nero su bianco quella che aveva identificato come conoscenza salvifica, di modo che non sfuggisse mai più alla sua coscienza. È nella ferma negazione di questa convinzione che questo volume acquisisce la sua carica catartica. I pensieri non salvano nessuno, o quantomeno non salvano colui che li ha prodotti, mentre sono i contrasti a emergere dall’opera come veri protagonisti delle vicende. Sono le tensioni mai risolte tra immagine e realtà, tra simbolo e concetto, tra dicibile e indicibile e tra viscere e giudizio che, sul piano metaforico della finzione, tessono stavolta da sé le lodi dell’equilibrio e del chiaroscuro, senza più ingerenze sgradite da parte della mia paura e della ricerca alla quale essa mi vincolava.

Che dirti, adesso che del libro ho parlato a sufficienza? Il tempo mi sfugge di mano, e come corda mi ustiona i palmi al suo passare. Forse stringo troppo, o forse non a sufficienza. È come se già io fossi te, come se entrambi ancora fossimo colui che scrisse la prima versione di questa lettera ormai più di un anno fa, è strano. La vita scorre e più tento di tuffarmici dentro più mi ritrovo di nuovo sulle sponde, mezzo annegato. Ne incontro tanti in questa condizione, anche se ne vedo pochi dolersene quanto me.

L’esistenza è piena di sfumature, tutto ciò che vedo mi appare tanto interessante da non potermi rassegnare al rassicurante grigiore in cui il grumo e l’imperante normalizzazione vorrebbero che trascorressi il resto dei miei giorni. Non ti prometto nulla, non so dirti se quello che ti consegnerò sarà o meno un corpo dalle budella ancora attorcigliate, ma una cosa posso garantirtela. La testardaggine sa essere virtù e, data la mole della mia, so per certo che continuerò a tuffarmi e rituffarmi, tentativo dopo tentativo. Non ho alcuna fretta, poiché il tempo non mi appartiene.

P.S. Quando ho riletto la precedente versione di questa lettera, prima di cancellarla, mi sono sentito parecchio indispettito. Il noi del passato a quanto pare si sentiva in diritto di dare a me, sua evoluzione, consigli e precetti da seguire, promettendomi addirittura che ne sarebbe valsa la pena! Che arroganza, non trovi? Non intendendo fare lo stesso, con te ho accuratamente evitato di profondermi in raccomandazioni. Che dire, buona fortuna. E buon viaggio.

2022-04-27

Aggiornamento

80 copie vendute in meno di 24 ore!! Grazie a tutti, grazie davvero! Ovviamente siamo solo al principio, ma è un inizio promettente! Se hai gia acquistato potresti fare un carinissimo e graditissimo passa parol a una/due persone, che ne pensi?

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Matteo Codiglione
nasce a Pisa nel 1998. Nella stessa città consegue una laurea triennale in Filosofia per poi trasferirsi a Trento, dove al momento risiede, per proseguire il percorso magistrale. Scrive discontinuamente racconti e altri brevi componimenti, alcuni dei quali confluiti in Miti, racconti e dialoghi. Accanto alla scrittura in prosa si dedica anche a quella in musica: nel 2019 ha pubblicato il suo primo disco e attualmente sta lavorando al secondo. Per il resto, e per gioco, lavora legno e ceramica.
Matteo Codiglione on Instagram
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