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Il giovane novizio Trevis è a un passo dal realizzare il suo sogno: entrare nell’Accademia di Uden e diventare chierico. Per farlo, però, deve affrontare l’ultima delle sette prove. Sarà l’Eqos Philip, una delle più alte cariche della Chiesa dei Sette, ad affidargli la missione decisiva: recuperare un antico e potentissimo manufatto magico, disperso nelle inospitali terre settentrionali. Trevis inizia il suo viaggio, ma presto scopre di non essere l’unico a cercare la reliquia. Luce e tenebre si contendono l’oggetto e chi riuscirà a impadronirsene avrà il potere di determinare il destino dell’intero continente di Morita. Tuttavia, non tutto ciò che si muove alla luce del sole agisce davvero per il bene.

Un’altra missione

Trevis sospirava profondamente, mentre la solenne maestosità del tempio di Vidra faceva da sfondo ai suoi pensieri. Nell’intimo della sua anima, il giovane Novizio continuava a ripetere il mantra che ormai lo accompagnava da molti anni e come una nenia scavava sempre più a fondo negli abissi della sua mente: Ancora una… Ancora una…

Aveva già compiuto sei delle sette missioni rituali necessarie per guadagnarsi l’accesso all’Accademia di Uden, un’istituzione tanto antica quanto prestigiosa, la cui fondazione stava per entrare nel suo millesimo anniversario.

Non essendo di nobili origini, Trevis era consapevole che quello era l’unico modo per accedere a una vita di devozione, apprendimento e potere. L’Accademia di Uden, il sacro luogo in cui i futuri chierici di Morita venivano forgiati, rappresentava il culmine del servizio alla Chiesa dei Sette. Lì, gli allievi prescelti diventavano paragonabili agli Eqos, non solo custodi di fede, ma anche consiglieri di rango elevato. Nella società di Normen, non era insolito che gli Eqos ricoprissero ruoli politici di primaria importanza, per guidare città e provincie con saggezza e discernimento.

Nel silenzio generale, all’ombra dell’illustre tempio di Vidra le solenni parole dell’Eqos Philip echeggiavano tra le mura sacre, riempiendo l’aria di una spiritualità intensa. Mentre gli occhi scrutavano i giovani rampolli, Trevis avvertiva come ogni volta che entrava in un tempio dei sette, il richiamo ineluttabile del destino, che lo avrebbe portato a seguire le orme dei più grandi chierici della storia.

Ancora una missione, ancora una… E avrebbe finalmente guadagnato il suo posto tra i grandi servitori di Morita, contribuendo all’eredità spirituale che avrebbe perdurato nei secoli, insieme ai nomi venerati che lo avevano preceduto.

«Per la creazione stessa del nostro mondo, Morita, l’amore eterno di Madre Creazione abbracciò teneramente tutti i suoi figli terreni, in una unione che durerà in eterno. Tuttavia, in questo perpetuo abbraccio, l’energia del mondo non può crescere all’infinito, poiché l’eternità porta con sé un peso insostenibile. Sarà allora che il Padre Fato scenderà dai cieli con la sua Falce, portando con sé la fine di tutte le cose, in un ciclo eterno di rinascita e morte. Miei cari fanciulli, è così che nacque anche il nostro mondo» proclamò l’Eqos, seduto sui gradini che conducevano all’altare principale. L’altare era sovrastato da un’enorme stella a sette punte che pendeva dal soffitto, sorretta con grazia da due pesanti funi. In quel solenne luogo, le parole dell’Eqos risuonavano come un richiamo alla saggezza eterna della Chiesa dei Sette.

Ogni volta, Trevis rimaneva affascinato dalla modestia dell’anziano religioso. Era straordinario vedere un uomo col rango di Eqos seduto per ore su gradini di pietra a insegnare il Tevi, il Libro Sacro dei normeniani. In genere, l’istruzione dei giovani era compito dei Fratelli Minori, una posizione di gran lunga meno importante all’interno della Chiesa. Tuttavia, Padre Philip amava condividere gli insegnamenti del Tevi con i giovani cuori e abbracciava con fervore i dettami dei Sette.

Dopo una breve pausa, durante la quale osservò le espressioni di curiosità tra i suoi giovani ascoltatori, l’Eqos proseguì: «Il Padre Fato e la Madre Creazione, dopo aver segnato il ciclo di vita e morte su Morita, concepirono i gemelli: Equilibrio e Caos. Equilibrio governava gli aspetti della vita, mentre Caos incarnava l’imprevedibilità della morte. Sebbene il mondo fosse stato creato in modo impeccabile, appariva piatto nella sua essenza e incapace di evolversi. Ecco perché Madre Creazione e Padre Fato decisero di concepire un secondo paio di gemelli: Ricchezza e Conoscenza. Con questo dono, colorarono il mondo con sfumature e nuove prospettive».

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Trevis conosceva bene quel passo del Tevi intitolato Le Origini del Mondo: molti anni prima aveva udito le stesse parole al catechismo pomeridiano nella chiesa di Vidra dallo stesso uomo che sedeva ora tra i giovani presenti nel tempio.

Il secondo passo, subito successivo, invece, narrava la caduta dei Sette e il declino della Sacra Famiglia. Era un insegnamento carico di profonde riflessioni che aveva plasmato in qualche modo il suo percorso di crescita. La vicenda era estremamente drammatica, e la Chiesa commemorava ogni anno con solennità l’evento.

Trevis prese a recitare mentalmente il versetto: L’invidia che si insinua tra i gloriosi figli fu motivo di discordia, amare smisuratamente fu la condanna. Accogli con parsimonia ciò che ti viene donato e sarai risparmiato.

Le scritture spiegavano in seguito che Equilibrio era il figlio prediletto di Madre Creazione, poiché senza equilibrio la Vita si sarebbe trasformata in puro disordine. Al contrario, Padre Fato era l’unico in grado di dominare il figlio Caos, poiché egli rappresentava tutto ciò che poteva accadere e non accadere, in un vortice infinito di pura casualità che poteva essere arrestato solo dalla morte.

Queste sagge parole avevano sempre alimentato la fede di Trevis e il suo rispetto per l’ordine divino.

2024-03-18

Aggiornamento

Cari amici e sostenitori, Sono così felice di condividere con voi il successo della nostra campagna di crowdfunding per la pubblicazione del mio manoscritto. Grazie al vostro generoso supporto, abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo e superato ogni aspettativa. È stato un viaggio incredibile, reso possibile solo grazie a voi. Ogni contributo ha avuto un impatto enorme e non potrò mai ringraziarvi abbastanza. Ma il nostro viaggio non finisce qui. Abbiamo ancora un altro obiettivo da raggiungere e sono sicuro che, con il vostro continuo sostegno, possiamo farcela. Continuerò a lavorare sodo per rendere il lavoro all'altezza delle vostre aspettative! Grazie ancora per aver creduto in me e nel mio sogno.

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Danilo Loffredo
Danilo Loffredo, 33 anni, è un grande appassionato di narrativa fantasy e ha iniziato a scrivere racconti fin dall’infanzia, ispirato dalla saga di “Harry Potter”. Di giorno è un consulente finanziario, mentre la sera si dedica alla sua vera passione, vestendo i panni dello scrittore e immergendosi in mondi fantastici, dove esplora le profondità del suo immaginario e della sua creatività.
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