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Nchi Ya Kupendeza

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Venticinque anni di viaggi in giro per il mondo, vissuti insieme ad amici vecchi e nuovi, immortalati in un diario che diviene il collante di esperienze indimenticabili: dall’incontro con popoli straordinari, all’emozionante scoperta degli animali nel proprio habitat, sopra e sotto il mare. Dalla bellezza dell’arte, agli orrori lasciati dalle guerre. Dall’adrenalina di mille avventure, alle disavventure in aeroporto, nel deserto, tra i ghiacci, mangiando cibo locale e immergendosi in culture affascinanti. Da tutto questo e anche molto di più nasce un racconto che comincia come un viaggio e, proprio come un viaggio, termina lasciando un segno nel cuore di chi legge.

FACCIAMO LE VALIGIE

Ogni volta che prepariamo le valigie per un viaggio, lo facciamo accompagnati da una gioia e un entusiasmo incontenibili. Le tanto attese valigie per il tanto atteso viaggio. Questa bella abitudine me l’hanno trasmessa i miei genitori. Le valigie si fanno rigorosamente con la musica accesa, mentre l’aria freme di aspettative. Che siano valigie fatte all’ultimo momento, correndo da una parte all’altra della casa facendo man bassa di vestiti, accessori e medicine, che siano fatte per tempo, scegliendo e ponderando con calma ogni oggetto da mettere da parte, fatto sta che per il mese che precede la partenza seguiamo una serie di riti: non indossiamo più la maggior parte dei vestiti, caso mai volessimo metterli in valigia, controlliamo ossessivamente le previsioni e le notizie della nostra destinazione, di solito tranquilla ma che nei giorni precedenti il nostro arrivo fa parlare di sé per eventi meteorologici o di cronaca che danno da pensare.

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Da parte mia, nonostante da brava amante dell’organizzazione prepari una lista dettagliata di cose da portare via con me e nei giorni che precedono la partenza spunti meticolosamente ogni voce che completo, vivo nell’ansia consapevole di dimenticare qualcosa di fondamentale. Di conseguenza, comincio a dormire sempre meno, di notte sogno viaggi in mete esotiche e mi sveglio per l’incubo di aver dimenticato a casa i documenti – una volta mia mamma ha fatto cadere passaporti e biglietti aerei per la Cina sulla navetta parcheggio-aeroporto, quindi questo incubo è per me molto reale. A ridosso della partenza le mie ore di sonno raggiungono i minimi storici, realizzo di aver preparato troppi vestiti che non entreranno mai in valigia, indago col marito se può concedermi parte dei suoi spazi, infine mi chiedo se potrò ovviare indossando più strati al check-in. Concludo la questione rimuovendo delle felpe che senza dubbio mi sarebbero servite. Controllo in continuazione l’itinerario preparato per filo e per segno: il piano A in caso di sole, il piano B in caso di pioggia – ahimè, spesso dobbiamo ricorrere a questo –, il piano piove e fa freddo quindi aggiungo un museo in più, il piano siamo arrivati a destinazione in ritardo e quindi abbiamo il tempo di vedere solo l’indispensabile. Osservo la mia agenda, dove ho appuntato tutto in lunghe sere invernali, e la soppeso con la mano. Penso che forse mi conviene fotografare le pagine che ho scritto, almeno mi restano sul telefono e non devo portarmi dietro il peso dell’agenda. E se cancello per sbaglio le foto? Magari le mando anche a mio marito, così sono conservate in due telefoni differenti. E se abbiamo entrambi i telefoni scarichi? Nel dubbio, meglio imparare a memoria tutti gli itinerari preparati. Le prese elettriche! Giusto, sapevo che mi sarei dimenticata qualcosa, dobbiamo informarci immediatamente sulla corrente elettrica a destinazione. Lo sapevo, io, non si è mai abbastanza preparati, fammi cercare subito su Internet. Fermi tutti, Internet. Il mio programma prevede che, una volta a destinazione, cerchiamo le strade più veloci di volta in volta su Internet, info su ristoranti, indirizzi degli hotel, eventuali numeri di telefono. E se non avessimo rete? Conviene cercare e appuntarsi tutto prima, mentre fotografo le mappe delle città e le strade da percorrere e invio tutte le immagini anche al marito. Non si sa mai. Certo che, ripensandoci, io non sono molto esperta di elettronica, meglio telefonare a mio padre per chiedergli quali prese serviranno secondo lui. «Hai cercato su Internet?» mi domanda subito.«Certamente,» rispondo subito «ma volevo una conferma perché non mi fido… e poi chiederti se hai degli adattatori da prestarci.»
Dopo avergli detto di ricordarmi di passare a prendere gli adattatori che mi metterà da parte, chiudo la chiamata domandandomi se non sia giunto il momento per me di acquistarne uno universale. Prossima volta. La notte prima della partenza non chiudo occhio, sono troppo emozionata. E se le due sveglie che abbiamo messo non dovessero suonare? Nel tragitto casa-aeroporto, che può durare poche decine di minuti o qualche ora a seconda delle occasioni, controllo almeno dieci volte di aver preso tutto: cellulare e macchina fotografica con i rispettivi caricabatterie, portafoglio, documenti personali e di viaggio… e chiedo al marito se ha fatto un check del contenuto della sua tracolla. «Una volta, velocemente, dopo aver finito di preparare.» Inorridita dalla sua risposta, mi lancio in una serie di domande a raffica per verificare personalmente che abbia preso tutto. Nel frattempo faccio un rapido calcolo dei miei numerosi oggetti e non capisco perché la mia tracolla sia così pesante. Con la coda dell’occhio riconosco che il marito, come al solito, viaggia più leggero di me e lui mi prende in giro dicendo che non sono lucida per portare i biglietti di entrambi. Me li requisisce dicendo che da quel momento in poi se ne occuperà lui e poco dopo, con la scusa della maggiore efficienza, si prende pure il passaporto. Quando entriamo in aeroporto e vedo la nostra destinazione sul cartellone delle partenze, il mio cuore comincia a battere più velocemente del solito. Non appena ci voltiamo per incamminarci verso l’area degli imbarchi, all’improvviso mi sento così felice che se potessi non camminerei, ma farei il tragitto saltellando per l’entusiasmo.

2021-03-28

Aggiornamento

Nel primo numero del Travel Academy Magazine, la rivista dei Grandi Viaggiatori e di tutti gli appassionati di viaggio, dopo tanti reportage interessanti e fotografie che fanno sognare Paesi lontani, si parla anche del mio libro a questo link: http://books.palidano.com/TA001/94/ 35 le copie che separano Nchi Ya Kupendeza dall'obiettivo.
2021-03-08

Aggiornamento

I primi 40 giorni della campagna sono passati e le copie preordinate hanno già raggiunto quota 143, colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno scelto di sostenere il mio progetto, acquistando, condividendo e sperando di raggiungere l'obiettivo, insieme. La strada da percorrere è ancora lunga, ma è quella giusta...continuiamo ad andare avanti e facciamolo con un piccolo trailer del libro, dove si intravede un po' di libro, un po' di mondo e anche un po' di me. Racchiudere le mie esperienze di viaggio in un libro non è stato semplice. Inserire questo libro in 2 minuti di video sembrava impossibile! E invece no, eccolo qui: https://www.facebook.com/1402716880/videos/10225404915415491/

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Un libro che si legge veramente con piacere, tra storie simpatiche, interessanti e aneddoti vissuti in viaggio. Una lettura scorrevole, da leggere tutto d’un fiato.

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Stefania Dal Canto
nasce nel 1990 a Pisa, città in cui vive e lavora. È laureata in Studi internazionali ed è da sempre appassionata di letteratura di viaggio. Ha visitato oltre cinquanta Paesi e nel frattempo ha scritto pagine e pagine di appunti. Nchi Ya Kupendeza, il suo primo volume, racconta parte di queste esperienze.
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