Anche l’olfatto e l’udito sembravano essere compromessi, infatti non riusciva a percepire alcun odore o alcun suono lì dentro. L’unica cosa che percepiva era uno strano gusto metallico che raccoglieva agitando la lingua impastata dentro la bocca. Non poteva affidarsi ai suoi sensi. Si rese conto di essere paralizzato. Ma il perché e il come, sembravano essersi accodati dietro al grande elenco di domande senza risposta.Lo scorrere del tempo si alterò. Arrivò a chiedersi da quanto tempo stava continuando a fissare quella vista monotona di luci e bagliori. Questa condizione stagnante divenne rapidamente terreno fertile per due domande, divenute presto ricorrenti. Esse cominciarono a scombussolarlo, creando, con forza, dalle sue membra una grande apprensione. Dove mi trovo? Che sta succedendo? Non vi era alcun modo di trovare risposta o alcuna persona visibile a cui porle. E quell’impedimento stava condizionando il suo stato psichico. Come se non bastasse, venne sopraffatto da un altro quesito, ancora più enigmatico e, nel momento in cui sorse, un restringimento delle pareti della gola gli limitò le capacità respiratorie. Come in una violenta crisi allergica.
Ma… io… chi sono?Quando divenne realmente cosciente della propria incapacità a fornirsi una risposta, il corpo reagì aumentando i segnali di paura. Si innescò un vortice di apprensione che in breve tempo convertì la paura, in panico. Solo, immemore e immobilizzato. Si sentì spacciato. Tuttavia, mentre incominciava a detestare la sua fredda e accelerata sudorazione, si sentì afferrare per un braccio. Poi, una voce femminile.«Ciao, mi chiamo Emily e siamo qui per aiutarti. Non devi aver paura», si rivelò stranamente rassicurante. «Sei sdraiato su un lettino impostato a gravità triplicata, per questo non riesci a muoverti. Abbiamo già tentato di risvegliarti una prima volta, tuttavia sei entrato in stato di ansia e nel tentativo di tenerti fermo hai rischiato di farti davvero male. Ti sei morso la lingua colpendo con la testa le guarnizioni metalliche del lettino. Adesso, se tu sei d’accordo, ti vorrei somministrare qualcosa che ti faccia tranquillizzare un po’.»
Gli venne subito in mente un recente ricordo. Quando aveva aperto gli occhi per la prima volta, si era reso conto molto più rapidamente delle sue condizioni e la reazione era stata assai diversa. La pesante oppressione che aveva avvertito non gli aveva impedito di agitarsi a fatica su quel lettino e quando, dimenandosi come un ossesso, aveva lanciato il primo e incomprensibile urlo, era giunta una donna seguita da altre persone. Si era sentito afferrare per braccia e gambe, e la voce della donna non sembrava voler raggiungere le sue orecchie. Aveva iniziato ad agitarsi, cercando di sfuggire alle prese di quelle persone. Non riusciva più a sopportare quella situazione. Allora, aveva raccolto tutte le forze rimaste e, quando aveva provato a sfuggire da coloro che riteneva degli aggressori, aveva sbattuto violentemente il volto sul bordo metallico del lettino. Non riusciva più a ricordare oltre. «Va… bene» disse con voce esausta. Passarono solo pochi minuti e già incominciò a sentire i primi effetti del farmaco, tuttavia i suoi interrogativi rimasero. Ci volle un grande sforzo prima di arrivare concretamente a porre quella domanda, e nonostante fosse passato poco tempo, gli sembrò un’eternità. «Sai dirmi chi sono?» il tono sommesso e spaventato, timoroso di ricevere una risposta per nulla familiare.
Rivolse la sua domanda direttamente a Emily, nonostante fosse consapevole della presenza di altre persone viste con la coda dell’occhio, adoperarsi attorno a lui. Le circostanze erano assurde e il panico, nonostante la somministrazione del farmaco, sembrava potesse prevalere da un momento all’altro. Decise comunque che si sarebbe affidato alla ragazza, riponendo in lei tutta la sua fiducia, come in un imprinting madre-figlio. Bastò uno sguardo. Non era una questione legata all’aspetto fisico. Infatti, scorgeva ben poco di lei: sotto una mascherina trasparente si intravedevano le sue labbra sottili che trasmettevano serietà; su quel viso sciupato risaltavano i suoi occhi color ghiaccio; i capelli, neri come il carbone, erano legati in una coda dietro la testa. Semplicemente, in un momento di disperazione come quello si attaccò alla prima figura che potesse considerare un punto di riferimento.Emily aveva un tono di voce calmo e rassicurante. «Mi dispiace… noi siamo solo addetti al risveglio, e non ci informano di nulla riguardo i pazienti.» la voce sinceramente dispiaciuta. «Anche io, non ti conosco. Ma puoi stare tranquillo, adesso ti portiamo dal dottor Marshall per visitarti. Risponderà lui a tutte le tue domande.» A un tratto, dopo aver sentito il suono scaturito dallo scatto di un pulsante appena premuto, la forza che lo teneva costretto in quella claustrofobica condizione, incominciò lentamente a dargli tregua. Man mano che la forza di gravità andava stabilizzandosi incominciò ad avere più libertà per osservare l’ambiente circostante. Si trovava su una barella, in una stanza asettica, quasi vuota e impersonale. Ma quell’aspetto aveva qualcosa di rassicurante: gli diede l’impressione che tutto fosse al posto giusto, non sembrava mancasse nulla di necessario. Notò qualcosa nelle sue vicinanze e, voltandosi alla sua destra, rimase incuriosito da una strana macchina: era collegata alla sua spalla e non dava alcuna sensazione di contatto fisico, nonostante fosse in funzione.«Sai, abbiamo utilizzato questa macchina per somministrarti il Mechzepram» disse Emily notando lo sguardo incuriosito del suo assistito. «È un apparecchio che funziona a osmosi nanorobotica e permette la somministrazione di alcuni farmaci senza la necessità di trovare l’accesso in vena. Sono sicura ti stessi chiedendo del perché non sentissi nulla… ma, adesso, dobbiamo andare dal dottor Marshall» terminò la giovane infermiera.
I corridoi di quell’ospedale erano impeccabili. La disposizione degli spazi era talmente ineccepibile da apparire nauseantemente monotona. Il tragitto fino alla stanza del Dottor Marshall gli parve appiattito da tutto questo rigore e da quell’eccesso perfezione.
redgb7 (proprietario verificato)
Distopico futuristica che richiama, seppur con le dovute proporzioni, i grandi maestri del genere. Un libro che tiene incollati fino alla fine e non delude. Lo consiglio vivamente, acquistatelo e non ve ne pentirete.
redgb7 (proprietario verificato)
Un romanzo che mi ha colpito fin da subito per la sua capacità di mescolare sapientemente amore, etica, psicologia, introspezione in un’atmosfera
Salvatore Maria Baio (proprietario verificato)
Nonostante sia agli esordi come scrittore, Imparato dimostra maturitá ed intelligenza, con un libro con contenuti di qualitá e mai banale. Ho trovato questo libro per caso, e spinto dalla curiositá e dall’originalitá del concept che vuole esprimere, l’ho comprato. E grazie alla piattaforma della casa editrice che mette subito a disposizione il libro, l’ho potuto leggere, e ne é valsa la pena. Non vedo l’ora che mi arrivi la copia fisica, sará un eccellente aggiunta alla mia libreria, e non sfigurerá tra i libri di Asimov e Dick.
marcoharu1 (proprietario verificato)
Ho intravisto la copertina su facebook e mi ha colpito così tanto da andare sul sito, cosa che non faccio mai di solito. Dopo aver letto la trama in me è nata una fortissima curiosità, scoprire e vedere un possibile nostro futuro. Non sono uno che legge molto ed ho voluto rimediare a questa mia mancanza proprio con questo libro. Fateci un pensierino anche voi
Claudio Caramola (proprietario verificato)
Veramente interessante e coinvolgente, un libro che sembra scritto da chi ne ha scritti centinaia di libri, impressionante che sia il suo primo libro, consigliatissimo!
alessiadangelo1991
Un libro avvincente, che ti tiene incollato fino all’ultima parola. Tra la voglia di saperne sempre di più di quel nuovo mondo nel quale il protagonista si risveglia e la curiosità di scoprire il suo passato, non fai altro che divorare pagine su pagine, quasi fosse una… need!
Se non lo avete ancora preso, non aspettate oltre e diamo a questo giovane autore tutto il sostegno necessario.