Le mattine da Giulia erano così belle… Per questo parlavo sempre di lei in casa, lodandola come la mia amica più leale, più buona, più pura. Alla parola purezza mia madre si scioglieva come il tortino al cuore di cioccolato della zia Iole, invitandomi caldamente a non cambiare questo tipo di compagnia per nessuna ragione: “È meglio tenersele strette queste amicizie!”. E continuava: “Infatti, dovresti smetterla di stare con Arianna. Tu e Giulia state benissimo da sole. O al massimo potresti frequentarti anche con Rebecca, che mi sembra una brava ragazza…”.
Povere Arianna e Rebecca, anime candide giudicate con un metro ingiusto e crudele: la loro famiglia. Se la famiglia era buona, allora la si poteva frequentare. Come a dire: “Quell’albero ha delle belle fronde, non può che fare dei buoni frutti: ingozzati!”. Oppure: “Ma nessuno ha potato quella povera pianta? Guarda come è malmessa: tocca un solo frutto e cadrai a terra avvelenato, per forza!”.
Rebecca era un buon frutto perché la sua pianta madre – e di sua madre infatti si parlava – era agli occhi della mia una donna parca, di buon cuore, che andava a messa ogni domenica, aveva la decenza di non abbinare più di due colori nel suo vestiario e, soprattutto, parlava poco; annuiva più che altro. Il discorso nella testa di mia madre doveva essere più o meno questo: “Se questa donna così decorosa annuisce quando parlo con lei, vuol dire che la pensa come me, dunque deve per forza essere una brava persona!”. E vista la scientificamente provata proprietà transitiva dell’animo buono che, senza dubbio, attraversa la placenta arrivando dritto dritto al feto, Rebecca non poteva che divenire un essere eccelso e squisito.
Sorte opposta per la povera Arianna. Il giudizio di mia madre era inequivocabile: “Ha una madre sciatta, arcigna, proveniente da un quartiere un po’ così…”.
Un po’ così è l’eloquente espressione con cui mia madre definisce ciò che non è per nulla ottimale. Se un quartiere ha fama di essere poco sicuro e abitato per più del 50% da extracomunitari diviene un po’ così, e anche le persone che lo abitano sono un po’ così, con delle abitudini un po’ così e che pensano e dicono cose un po’ così. Soprattutto, il dire cose un po’ così era per mia madre, e lo è tutt’ora, un rospo verde che proprio non riesce a mandare giù.
La discrepanza tra le due donne era evidente: da una parte la mamma di Rebecca che annuiva sorniona, dall’altra la mamma di Arianna che diceva cose un po’ così. Non c’era partita per quella povera creatura: nove mesi di sangue un po’ così conducono a una bambina un po’ così che sarebbe meglio non frequentare.
Invece a me Arianna piaceva. Mi piaceva anche Rebecca, per carità, ma preferivo Arianna, forse proprio perché mi veniva rappresentata come qualcosa di proibito da cui stare alla larga. Era un panino alla Nutella anche lei.
Se non potevo passarci i pomeriggi assieme, mi piaceva almeno godermela a scuola, soprattutto durante la ricreazione, quando si formano quei gruppetti animaleschi, quei branchi spietati generati direttamente dalle mani di Madre Natura che ti fanno un po’ da seconda famiglia.
Io mi ero scelta il branco delle Principesse: figuriamoci se una bambina non aspirava a essere incoronata e annoverata tra quelle splendide creature fiabesche che Walt Disney ha consacrato come esseri divini. Be’, anche Arianna, Rebecca e Giulia non volevano rinunciare alla loro corona, e a ragione pensavo io: nessuno dovrebbe rinunciarvi, per la miseria! Così ce ne stavamo lì a trasformarci chi in Belle, chi in Ariel e chi, con un’indole più selvaggia, in Pocahontas.
I maschi? Ma chi se li filava! Non era il tempo degli amori, per noi. Le principesse dentro le loro pellicole potevano pure perdere la testa per la Bestia, per il principe Eric sul suo veliero e per quel conquistatore di John Smith, ma noi, che una qualche matrigna cattiva aveva confinato tra i banchi della IV A, non pensavamo proprio di cadere ai piedi di un qualunque compagno di classe. Al massimo soltanto Belle avrebbe potuto, che quei ragazzi erano tutti Bestie…
A pensarci bene, neanche le mattinate a casa di Giulia erano così perfette.
Commenti
Ancora non ci sono recensioni.