Rose ha lavorato al fianco della rinomata calzolaia parigina Maison Massaro per realizzare le sue calzature e ha collaborato con il cacciatore di meteoriti, Luc Labenne, per procurarsi le materie prime.
Luc ha setacciato la Terra per trovare abbastanza rocce lunari, la maggior parte delle quali ha più di 4 miliardi di anni, per soddisfare la domanda di 1,6 once necessarie per creare ogni tallone.
Una vera sfida, considerando che ogni anno vengono dissotterrate solo 44 libbre, rispetto alle 3.260 tonnellate di oro o alle 29,4 tonnellate di diamanti che vengono dissotterrate ogni anno.
È un’impresa tecnologica che non è mai stata realizzata prima e ci sono voluti oltre due anni di sviluppo per trasformare i meteoriti lunari nei tacchi sottili e robusti che rifiniscono ogni paio di scarpe fatte su ordinazione.
La collezione è composta da tre modelli e ad ognuno è stato dato un nome che strizza l’occhio alla Dea della Luna nella mitologia romana, ci sono i sandali Diane, i sabot Luna e le pumps Trivia.
Ma Rose non è estranea alla creazione di calzature straordinarie.
Proviene da una famiglia di calzolai ed è cresciuta con la passione per le scarpe.
“Sin da quando ero piccola, preferivo giocare con le scarpe sul retro del negozio dei miei genitori piuttosto che con i miei giocattoli”, ha confessato Rose.
“Ho immaginato la vita delle persone che li avrebbero indossati, la loro storia, i loro sogni, le occasioni in cui li avrebbero indossati. E mi ritrovo a fare la stessa cosa oggi quando disegno scarpe. Un paio di scarpe ha un potere magico: ti prenderanno in un baleno. Ti faranno sentire più sicuro, attraente, più forte”, ha aggiunto.
A proposito di battiti cardiaci, coloro che vogliono accaparrarsi un paio di queste scarpe potrebbero sentire il loro cuore aumentare i battiti quando apprendono che dovranno sborsare oltre € 210.769 per acquistarne un paio.
Il prezzo è un cenno alla data 21.07.69, il giorno in cui Neil Armstrong ha fatto il suo “salto da gigante per l’Umanità”.
Anche la scelta di Rose di fare solo 52 paia è significativa, in quanto è anche il numero esatto di anni trascorso da quando l’uomo ha camminato per la prima volta sulla Luna a quando ha presentato la sua collezione.
“Queste scarpe sono state pensate per le donne che si riconosceranno nei valori del brand, nel suo potente messaggio. Donne raffinate ed eleganti che amano la rarità, l’esclusività, la singolarità e, naturalmente, l’audacia”, ha proclamato Rose.
E sembra che, fino a quando la prima donna non camminerà davvero sulla Luna, cosa che fa parte del piano della NASA per il programma Artemis 2024, l’unico modo in cui una donna sarà in grado di camminare veramente tra le stelle sarà infilarsi un paio di scarpe di Rose Mercier con i tacchi di Luna.
Nel frattempo, sulla Stazione Spaziale internazionale si stanno portando avanti parecchi esperimenti scientifici sulla creazione di nuove e migliorate super molecole, proteine più grandi di quelle elaborate sulla Terra e perciò più efficaci.
La loro struttura poi non cambia una volta portate sul nostro pianeta, ed è proprio questo il vantaggio.
L’applicazione di questi esperimenti sarà utile soprattutto in campo farmaceutico, per produrre farmaci più efficaci.
Ma sarà in grado di cambiare anche la nostra vita quotidiana, dato che sarà la strada per trovare la formula perfetta per gelati più cremosi, cosmetici più sicuri e vernici più rispettose dell’ambiente.
Tutto questo è quanto si sta cercando di ottenere in orbita grazie all’esperimento internazionale ‘Pasta’ (PArticle STAbilized Emulsions and Foams), che sotto l’egida dell’Agenzia spaziale europea (Esa) sta studiando il comportamento di schiume ed emulsioni in condizioni di microgravità sulla Stazione spaziale internazionale.
Coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Icmate) e condotto con il contributo dell’Università di Parma, l’esperimento viene portato a bordo della Stazione Spaziale con la navetta Cygnus, il cui lancio è stato effettuato Sabato 19 febbraio alle 18:40 (ora italiana) dalla base di Wallops in Virginia (Usa).
“Il nostro obiettivo è migliorare le formulazioni delle emulsioni per ridurre al minimo la quantità di tensioattivi, ovvero additivi che possono avere un impatto sulla salute umana e sull’ambiente”, spiega il coordinatore del progetto, Libero Liggieri del Cnr-Icmate.
“Le emulsioni come i gelati, il burro, le creme cosmetiche o le vernici, sono dei sistemi instabili: li studieremo in orbita per capire meglio i meccanismi fondamentali che li governano, eliminando così l’azione della gravità che fa separare la fase acquosa da quella oleosa”.
Al progetto lavorano scienziati statunitensi, francesi, tedeschi, greci e giapponesi, oltre a 6 partner non accademici, tra cui spicca il colosso Unilever, accanto allo spin-off dell’Università di Parma Future Cooking.
In questa squadra, il gruppo di ricerca “Laboratory for Molecular Nanotechnologies” dell’Università di Parma, coordinato dal docente Luigi Cristofolini, ha un ruolo chiave nell’esecuzione e interpretazione di delicati esperimenti di spettroscopia.
Il ruolo del gruppo di ricerca dell’Università di Parma non si limita all’analisi dei dati, di cui pure è responsabile principale nell’ambito del progetto: proprio per le competenze d’eccellenza nel campo della tecnica spettroscopica è spettata al gruppo Unipr, insieme ai partner, la definizione dei protocolli di misura; inoltre alcuni dei campioni che saranno portati in orbita e analizzati sono stati definiti e procurati dai ricercatori dell’Università di Parma.
Ed in attesa di provare e di acquistare i profumi sintetizzati in orbita qui sulla Terra, la Nasa ha prodotto un profumo che ha lo scopo (quasi) inverso…
“Che profumo avrà lo Spazio?” si sono chiesti i suoi scienziati.
A parte gli scherzi, nel 2008 la NASA aveva incaricato alcuni specialisti di sviluppare una fragranza per aiutare ad addestrare gli astronauti prima dei lanci in orbita con l’obiettivo di farli abituare alle condizioni ambientali dell’International Space Station.
Oggi, questo esperimento fa un ulteriore passo avanti con il lancio di una campagna di crowdfunding di Kickstarter per una nuova fragranza chiamata, Eau de Space, che mira a raccogliere fondi sufficienti per produrre il profumo (al momento sono stati raggiunti oltre 293mila euro).
Il profumo è stato sviluppato da Steve Pearce, il chimico fondatore dell’azienda Omega Ingredients.
Utilizzando le indicazioni degli astronauti che raccontavano come lo Spazio odorasse di ozono, metallo caldo e bistecca fritta, Pearce ha usato le sue conoscenze chimiche per produrre combinazioni corrispondenti a quelle descrizioni.
“È un po’ come l’odore di una pistola, subito dopo aver sparato”, aveva detto l’ex capo astronauta della NASA Peggy Whitson in un’intervista del 2002 alla CNN.
E ancora: “Penso che abbia un odore quasi amaro oltre a essere fumoso e bruciato”.
Una ricerca non certo semplice, come ha confermato lo stesso Richmond: “Gli astronauti descrivono l’odore come un mix di polvere da sparo, bistecca bruciata, lamponi e rum”.
Il team responsabile del progetto è composto da professionisti nei settori della moda, della tecnologia, del design e della logistica.
Intanto, Richmond ha rivelato di essere al lavoro per lanciare una nuova fragranza chiamata “Smell of the Moon”.
Non crediate che Eau de Space abbia un prezzo irraggiungibile come un reale viaggio nello Spazio.
Si tratta di un acquisto accessibile per tutte le tasche, dal momento che con soli 29 dollari si può acquistare una bottiglietta di Eau de Space (e addirittura una seconda verrà donata a un programma educativo STEM K-12).
Ben altro prezzo hanno dovuto pagare, invece, quelli di Estée Lauder, per la loro campagna di photoshoot a bordo della ISS…
Difatti, Estée Lauder ha collaborato con la Nasa per inviare la sua Advanced Night Repair sulla Stazione Spaziale Internazionale, con la finalità di essere fotografata nello Spazio.
Le immagini risultanti saranno il primo materiale di marketing cosmetico girato dagli astronauti statunitensi nello Spazio.
Lo Space Commerce Matters, con sede a Boston, ha firmato un accordo con la NASA per inviare circa 10 bottiglie di prodotto Lauder alla ISS.
L’azienda cosmetica otterrà video e foto del loro prodotto nel punto più fotografato della stazione spaziale, la Cupola.
Il materiale non sarà utilizzato nella pubblicità cartacea o televisiva, ma sui social media.
Gli astronauti non utilizzeranno il prodotto e non saranno presenti nelle immagini.
L’operazione vale appunto la “modica” cifra di 128.000 dollari, per un carico massimo di 5 kg, il tempo degli astronauti viene quindi addebitato a 17.500 dollari all’ora.
“Sono un risk taker”, ha affermato il presidente di Estée Lauder Stephane de la Faverie durante un panel all’American Institute of Aeronautics and Astronautics Ascend Summit, tenutosi lo scorso agosto.
“Questo si manifesta fondamentalmente con idee che sono un po’, al di fuori dei consueti modi tradizionali di fare marketing”, ha continuato.
L’iniziativa ha suscitato qualche polemica.
Il magazine New Scientist ha criticato l’esistenza stessa di questo tipo di attività commerciale per la ISS, ma ammette che gli accordi di marketing andranno in qualche modo a finanziare il programma di manutenzione della stazione, spianando così la strada per la “vera Scienza” (soprattutto dopo le recenti tensioni e la rottura di ogni rapporto, con conseguente perdita di ingenti finanziamenti alle varie missioni, con la Roscosmos russa).
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