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Nient’altro che sassi

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Il mondo è stravolto da virus e pandemie, il distanziamento sociale è ormai la norma e la popolazione globale è controllata dall’Intelligenza Artificiale. In questo scenario distopico, dove ogni forma di umanità sembra dimenticata, il settantenne Matteo è ancorato al suo grande amore e al suo passato. Nella Firenze del 2050, Matteo riflette con ironia e disillusione sulle relazioni e sulle passioni, trovandosi nuovamente coinvolto in una storia d’amore che sfida i confini del tempo.

CAPITOLO 1

Mi chiamo Matteo. Sono cresciuto in quella che potrei definire la classica buona famiglia fiorentina. Cosa volesse dire davvero non l’ho mai capito. Ho sempre vissuto e lavorato a Firenze. Firenze ha sempre fatto parte di me. Non è il peggior posto sulla terra dove crescere. Firenze è la città del Duomo, del Ponte Vecchio, del David di Michelangelo. È la città dei Medici, che l’hanno resa famosa in tutto il mondo. Milioni di turisti riempiono costantemente le sue strette vie. A flotte sciamano frenetici alla ricerca di un panino al lampredotto. Le loro mani unte fremono per strofinare il bronzeo muso del porcellino. Che altro non è che un cinghiale, e neppure troppo bello. Il turista lo deve fare, sono rituali ai quali nessuno osa disobbedire. Si fa così, punto. Nessuno crede davvero che otterrà una ricompensa da quel gesto. Ma strofinare il muso di un cinghiale e farsi una foto sul Ponte Vecchio sono cose che vanno fatte. La vita è fatta di rituali. I rituali ci aiutano a vivere e a crescere. Come il rituale che un ragazzino fiorentino negli anni Novanta doveva fare per diventare un uomo: il giro del Parco delle Cascine, per ammirare da vicino un povero trans e farlo incazzare. Qualche urlo, qualche offesa, alle volte anche una tastata al volo, mentre gli sfrecciavi accanto in motorino. All’epoca i trans erano creature quasi mitologiche, ricoperti da un alone di mistero, erano una sorta di Chimera per noi. Il nostro unico scopo era poter raccontare di averlo fatto. Rituali. Solo rituali, nient’altro.

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È questa la Firenze che conosco. Una cittadina di provincia con il tanfo che sale dalle fogne e la puzza sotto il naso data dall’eco lontana del Rinascimento e dai soldi fatti con gli affitti brevi e con i souvenir con in mostra il pisello del David. Firenze è una città fredda, ma al contempo umida e caldissima. È una città svuotata e venduta al consumismo, dove non è facile vivere, dove il ciarpame ti entra dentro e ti sporca l’anima. Ma esistono posti peggiori dove crescere e vivere. E nessuno può scegliere se e dove nascere. Forse una parte del mio malessere è dovuta proprio all’essere cresciuto in questa città, e la mia colpa, semmai, è non essere riuscito a lasciare queste mura che mi ostino a chiamare casa. Forse Firenze mi si addice. Le sue vie strette. Il buio dei vicoli. Il caos dei turisti. La sua decadente bellezza. In quale altro posto potrei trovare la stessa brutale malinconia di un tramonto d’estate visto da Piazzale Michelangelo?

Al Piazzale si è conclusa la mia ultima storia d’amore. E forse un posto più adatto non avrei saputo trovarlo. Ci sarebbe molto da scrivere, ma le cose essenziali sono queste. Una discussione. Come in un film. Lei che corre via. Io che le corro dietro. Urliamo e ci abbracciamo. Le auto rallentano, solo un po’. Tutti hanno sempre fretta. Qualche turista sta salendo per vedere la basilica di San Miniato. Noi che piangiamo. Turisti che scattano foto del sole che scende, tingendo l’Arno di arancio. La mia vita che va in pezzi.

Il fatto che la mia ultima storia d’amore si sia conclusa non è poi una gran cosa, non sono certo il primo e non sarò l’ultimo a cui è capitato. Non pretendo di essere unico. Non lo sono. Quindi, penserete, che cos’ha di così speciale questo racconto? Per voi che state leggendo queste righe, nulla. È solo una storia, prendetela come fosse una favola. Per me invece è stata tutto, e tutto si è concluso proprio come era iniziato, in un istante. Un istante eterno. Il Tempo che mi condiziona.

Potrei dirvi il giorno, l’ora e anche il minuto in cui si è palesato quel tremendo istante, il momento preciso in cui la più bella storia d’amore della mia vita è finita. Ci sono stati tanti momenti bui, difficili. Discussioni e adombramenti, miei soprattutto, ma quando il momento arriva lo percepisci, lo senti nell’aria come un bracco sente l’odore della preda. Stavamo salendo verso il Piazzale, per camminare un po’ e per vedere il tramonto, quando Stella decise che il momento era arrivato.

Stella. Il nome della persona che più ho amato.

2023-12-12

Evento

MAD Murate Art Distrit FIRENZE Presentazione libro Nient’altro che sassi di Tommaso Bianchi Presenta Annacaterina Piras Letture di Silvia Santini, Simone Bellucci

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Favola neoromantica ambientata in un futuro disumanizzato, solo preludio a una certa e irreversibile “Odissea spaziale”. Un’umanità che si ostina a cercare l’autentico in un mondo fatto di imperfezioni.
    Valeria Cirillo

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Tommaso Bianchi
È cartografo, sportivo e scrittore. Nato a Firenze, ha conseguito la laurea in Topografia presso l’università della sua città. La passione per la cartografia lo ha portato a lavorare su progetti di mappatura e visualizzazione dei dati geografici. È anche appassionato di viaggi e fotografia, ama esplorare nuovi luoghi per arricchire la conoscenza geografica e la scrittura, che riflette soprattutto l’interesse per la sua città. Ha pubblicato racconti brevi online e storie d’amore e fantascienza, come “Nient’altro che sassi”, il suo romanzo d’esordio.
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