Dopo qualche secondo ricordò: quella era una data speciale, era Natale e finalmente si aprivano i regali. Quel giorno la sua vita sarebbe cambiata, anche se lui non immaginava quale piega avrebbe preso. Desiderava ricevere presto il suo regalo e immergersi in un gioco pieno di avventura. Non sapeva che cosa sarebbe successo. Il pensiero della festa gli diede la forza di precipitarsi alla porta della sua stanza e di imboccare le scale. Stavolta non si sentirono teneri passetti, ma tonfi sordi che facevano tremare i gradini. Prima rampa, seconda rampa e giù di corsa davanti all’albero addobbato. Qui si fermò di scatto: la scena era piuttosto scoraggiante. La sorella Lili, di soli cinque anni, guardava circospetta i pacchetti, cercando di capire a intuito quelli per lei. «Sicuramente quelli più grossi sono per me» affermò soddisfatta mentre si tratteneva, perché sapeva che i regali non si potevano toccare finché non fossero scesi anche i genitori e il fratello. Un pacco rosa attirava la sua attenzione, così si avvicinò e cercò di aprire leggermente la carta per curiosare. «Ferma!» le urlò il fratello sulla testa con gran godimento. Poi con voce tranquilla continuò ridacchiando: «Dobbiamo aspettare».La poverina ritirò il braccio impaziente e con un’espressione mista di odio e tristezza risalì. Avrebbe fatto sicuramente rumore per svegliare tutti.
Marco pensò che la missione era compiuta. Ben presto sarebbero scesi. Magari quest’anno Babbo Natale si era comportato meglio. Allora Marco gli aveva chiesto un computer, un cellulare, un assegno di mille euro, un gioco nuovo per il Nintendo e un paio di Nike. Sì, perché questa era stata la lista dell’anno precedente e da che mondo è mondo una lista inizia sempre con le cose più importanti: e invece no, beccati le scarpe e il giochino. Quest’anno però era stato furbo: aveva scritto soltanto “Play 4” e quel vecchietto non poteva burlarsi di lui. A proposito di vecchietti, il primo ad arrivare fu nonno Pablo. Viveva con la famiglia da qualche anno, da quando la nonna era venuta a mancare. Il nome era spagnolo, ma lui era italianissimo. Suo padre aveva un debole per la pittura di Picasso e chiamò il suo unico figlio maschio come lui, specifi-cando all’anagrafe: «Mi raccomando, Pablo, non Paolo. Ce ne sono già troppi qui». Così il nonno ogni volta che si presen-tava a qualcuno doveva raccontare l’aneddoto prima che gli fosse posta la domanda: «Sei spagnolo?». Per istinto di compensazione aveva poi sviluppato un nazionalismo sfrenato. Quando la figlia Laura comprava prodotti stranieri partiva con la solita solfa: «Devi scegliere prodotti italiani. La roba straniera non è garantita, sicuramente c’è scritto UE, USA, ma viene tutto dalla Cina». Sinceramente era un po’ pesante, ma simpatico.
«Buongiorno! Non credi che sia ora di vestirsi? Io all’età tua stavo già fuori a lavorare» borbottò al nipote. «Ciao nonno, oggi è Natale! Che vuoi che mi importino i vestiti?» gli rispose il ragazzo. Mentre parlava si guardò e si rese conto di come fosse conciato: era in mutande, con due calzini diversi e una maglietta oversize. «Proprio perché è Natale dovresti sistemarti, arriverà anche lo zio. Dai, fai contenta tua madre.» Laura ci teneva a queste cose. Il disordine le sconvolgeva il precario equilibrio interiore. «Nonnino, giusto perché sei tu. Vado a farmi bello.» Il ragazzo gli allungò una pacchetta sulle spalle e risalì verso la stanza alla ricerca di un vestito più decente. Nel frattempo la mamma scendeva trafelata, vestita di tutto punto e indaffaratissima. Si fermò, gli diede un bacio e sorrise. «Buongiorno tesoro. Ancora così? Vatti a vestire che presto lo zio sarà qui.» «Ciao Mamma, sto bene grazie» rispose con sarcasmo. Laura lo ascoltò parzialmente, perché era già concentrata sulle attività da sbrigare: preparare il caffè, controllare il tappeto all’entrata, dare una spazzata furtiva in soggiorno, perché il giorno prima il camino era stato acceso e sicuramente si era sparsa un po’ di cenere. Non voleva fare brutta figura con la moglie di suo fratello, Olivia. Ogni anno la stessa storia. A casa loro tutto era sempre così profumato, a posto. Non bisognava essere da meno. Mentre rimuginava su come difendersi dalle brutte figure e aspettava che il caffè fosse pronto, tirò fuori le pentole per organizzare il pranzo. Prese i biscotti, stese le tovagliette e apparecchiò per tutti. In casa c’era la tradizione di stare insieme il giorno di Natale dalla mattina alla sera. Un tour de force familiare che sfiniva tutti, anche il cane, un bassottino, Franky.
Romano Spadoni (proprietario verificato)
Viviamo la nostra vita di tutti i giorni per lo più senza porci domande che non riguardino il piccolo cabottaggio. Siamo pronti a puntare il dito su qualcuno per giustificare i nostri malesseri e in genere ci basta. A volte però degli eventi particolari, non necessariamente di grande portata, ci colpiscono duro, ci portano fuori rotta e ci costringono a mettere in discussione le regole del gioco, che abbiamo tacitamente accettato, e noi stessi. Alessandra Allegretti ci conduce in un interno familiare come ce ne sono tanti e ci costringe a toccare con mano che nel gioco della vita nessuno è esente da responsabilità, soprattutto verso se stessi, e la bussola è la consapevolezza. romano
Isabella Iori (proprietario verificato)
Ottima lettura, coinvolgente e appassionante. Un libro che si divora pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo. Se come me siete appassionati di letteratura, cinema e videogiochi (insomma se vi piace farvi narrare storie avventurose e avvincenti) questo è il romanzo che fa per voi. Il giusto mix tra finzione e realtà, tra letteratura e videogiochi. Al crinale tra “Uncharted 4” e “Intrigo internazionale”, tra fantascienza e realismo poetico, “Non è solo un gioco” è un bel romanzo per giovani e adulti.
Giorgia Intreccialagli (proprietario verificato)
Un romanzo accattivante, che attraverso la fantascienza ci parla di realtà, affetti e valori.
Valori come la famiglia, come la bellezza dello stare insieme realmente, seppur nell’ordinarietà della vita.
Un videogioco, un ragazzo e qualcosa che inizia a sfuggire, una tematica troppo poco affrontata, un sentiero per l’educazione.
Cristiana De Sanctis (proprietario verificato)
Marco si guarda allo specchio. Uno specchio che per gli adolescenti di oggi, che hanno sostituito la lettura con i giochi virtuali, riproduce mondi multidimensionali colorati, fantastici, oscuri e distorti e che, con quel warp effect che già, per assonanza immaginativa, riconosciamo in Alice nel paese delle meraviglie, minaccia di risucchiarli in un vortice parallelo alla realtà, dilatando e capovolgendo spazio e tempo – creando un doppio, uno iato fra identità reale e immaginata. Ma non è forse questo, anche, la letteratura? È così che Alessandra Allegretti crea una sorta di mise en abîme per noi lettori – un mondo dentro al mondo, dentro al mondo, e così via. C’è il mondo reale di Marco, ad un altro livello il suo universo proiettato nello schermo di un gioco, ma anche quel mondo fatto di carta e fantasia che avvolge e avvince a sé chi legge o ascolta, da sempre. Nel nome di quella “suspension of disbelief” che ci fa vivere, in quanto lettori o spettatori, le vicende di un personaggio e della sua personalissima storia, credendo sia reale. Marco si guarda e ci guarda. Estatico. Lasciamoci coinvolgere.
Ornella NAcca (proprietario verificato)
Ho sentito parlare di questo libro durante un viaggio in treno di ritorno da un ‘uscita didattica con la collega e autrice Alessandra Allegretti. Mi ha coinvolto nel racconto, mi ha dato anteprime e consigli su come leggerlo. Leggendo l’anteprima si viene rapiti dalla storia, si guardanole parole che si susseguono e davanti agli occhi non si hanno quelle tante lettere una vicino all’altra ma sembra di esssere immersi nella storia….si comincia a vedere Tripoli, si pensa di stare nella propria stanza dopo la perdita di Venice… emozionante, e se un libro non provoca emozioni non è un buon libro!
Un piccolo aiuto anche per un papà con figli piccoli che si confronta con un mondo che a mano a mano si avvicina anche per me da papà e non più da giocatore di videogiochi
sabry.turco
L’arte della scrittura è un’arte antica, è la capacità di realizzare i sogni. Dai bambini agli adulti perché sognare non ha età ma soprattutto non ha prezzo… Immergersi letteralmente tra le pagine di un libro, insinuarsi tra le righe di una storia e immedesimarsi con i protagonisti rende tutto reale.. proprio come il protagonista di “Non è solo un gioco…” Alessandra Allegretti ci apre le porte di una casa che potrebbe essere quella di ciascuno di noi…con la sua intimità, le sue dinamiche familiari, la sua routine fotografando una duplice tematica, il rapporto con i figli e la dipendenza dai video giochi , peraltro cronaca dei nostri giorni…Un ritratto, a tratti anche un po’ crudele di una madre, che come tutte le madri, non solo si mette in discussione ma si colpevolizza per non essere riuscita a cogliere alcuni segnali. Il ritratto di una donna che potrebbe essere ciascuna di noi…Non svelerò di più fi questo romanzo invitandovi semplicemente a leggerlo fino alla fine ….in attesa di un incontro con l’autrice e altri illustri ospiti del mondo del giornalismo e della sociologia..staytuned! Sabrina Turco
sabry.turco
L’arte della scrittura è un’arte antica, è la capacità di realizzare i sogni. Dai bambini agli adulti perché sognare non ha età ma soprattutto non ha prezzo… Immergersi letteralmente tra le pagine di un libro, insinuarsi tra le righe di una storia e immedesimarsi con i protagonisti rende tutto reale.. proprio come il protagonista di “Non è solo un gioco…” Alessandra Allegretti ci apre le porte di una casa che potrebbe essere quella di ciascuno di noi…con la sua intimità, le sue dinamiche familiari, la sua routine fotografando una duplice tematica, il rapporto con i figli e la dipendenza dai video giochi , peraltro cronaca dei nostri giorni…Un ritratto, a tratti anche un po’ crudele di una madre, che come tutte le madri, non solo si mette in discussione ma si colpevolizza per non essere riuscita a cogliere alcuni segnali. Il ritratto di una donna che potrebbe essere ciascuna di noi…Non svelerò di più fi questo romanzo invitandovi semplicemente a leggerlo fino alla fine ….in attesa di un incontro con l’autrice e altri illustri ospiti del mondo del giornalismo e della sociologia..staytuned!
valentina.gorla (proprietario verificato)
Un libro da leggere tutto d’un fiato, una storia che, sfiorando i limiti dell’inverosimile, ti catapulta, invece, nella realtà di una famiglia come tante, in cui riconoscere quei delicati equilibri che genitori e figli ogni giorno devono costruire e ricostruire. Un libro che con il suo messaggio forte e chiaro ci fa porre l’attenzione sull’importanza del tornare alla concretezza e alla vera essenza delle nostre relazioni.
Laura Ferrante (proprietario verificato)
Un esordio promettente, una riga dopo l’altra sono stata conquistata da uno stile che introduce con sottile ironia nelle sfumature d’una famiglia comune, alle prese con un adolescente ipnotizzato dai videogiochi e divertenti episodi della vita di tutti i giorni. Una storia coinvolgente che affronta nella semplicità d’una narrazione scorrevole temi urgenti dei nostri tempi: genitori che non si arrendono nella faticosa comprensione del mondo degli adolescenti e ragazzi rapiti dal vezzo della fantasia e della leggerezza della loro età per scoprire che “casa” è sempre il luogo dove vuoi tornare.