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OLTRE

“Io prima, me dopo”

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Consegna prevista Agosto 2024

Si snoda attraverso l’intrecciarsi di un racconto di vita, con un percorso di prose e poesie, fucine di sensazioni, immagini, odori, suoni, cieli inarrivabili, cieli solitari, asfissianti. E’ un brandello di pelle oscura rimasta nell’armadio dei “se avessi”, che un ragazzo come tanti ci affida, senza neanche pensarci troppo. Un torrente che naviga alvei scomodi, angusti, violenti. Inoltrandosi tra i boschi della dipendenza, del carcere, della solitudine, della disperazione per aprire la propria efflorescenza alla purificazione salvifica della consapevolezza, della rinascita. Sfocia infine nelle nostre esistenze regalandoci una visione dolce e amara al tempo stesso. Ci racconta il “confine sottile”, l’illuminazione, lo sguardo che si fa vivo e si muove violentemente laddove non vorremmo. È la sedia scomoda che lascia una cicatrice profonda sulle certezze miopi di chi, di fronte alla dipendenza, si pone creando una barriera impenetrabile tra un “noi” e un “loro”.

Perché ho scritto questo libro?

Kierkegaard diceva: “si vive la vita guardando avanti ma la si capisce guardando indietro”. Ecco che d’improvviso mi ritrovo solo davanti ad un vuoto inesprimibile. Ora son chiuso, incarcerato. Logorato da estenuanti domande: per chi? Per cosa? Come? Perché? Ma è nei campi delle “incertezze e sicurezze incolte” che trovo la consapevolezza e nuovamente la luce. D’altronde anche in arte le forme prendono vita attraverso le ombre. Ecco che in questo libro  racconto del mio percorso di vita, partendo dal mio arresto fino alla mia carcerazione, per poi affrontare le giornate detentive che successivamente mi hanno portato ad una presa di coscienza e voglia di riscatto. Volendo così allenare la propria volontà alla responsabilità. Affronto le ombre della dipendenza, delle paure, quelle del fallimento. Decido di mettermi a “nudo” e raccontarlo, scelgo di perdonarmi, di accettarmi. Di dare importanza al qui ed ora, di recuperare i rapporti familiari che comunque sia non mi hanno mai abbandonato (e intraprendere oggi un cammino in cui cerco di agire nel mondo del sociale per prevenire ed aiutare coloro che rischiano come me di smarrirsi).

ANTEPRIMA NON EDITATA

“IO PRIMA ….

Tre giorni di travaglio, due ore di parto e già da lì si capiva che il Tempo sarebbe stato sempre nel reparto dei “nuovi arrivi”, nessuno sconto, mai in saldo. Quattro anni era già il momento buono di rischiare il primo incidente stradale, per aver schiacciato accidentalmente il freno a mano, preso dall’euforia di aiutare i genitori a caricare la macchina: direzione mare. Che spavento enorme! La macchina si era fermata proprio sulla strada bloccando il traffico. Otto anni erano sufficienti per poter stare con il proprio Nonno, per seguirlo ovunque come un faro, capace di illuminare tutto e rendere divertente e a colori ogni cosa, per poi spegnersi e lasciare quel bambino, smarrito, che provava ad immaginare come sarebbe stata la vita, avanti nel tempo, se ci fosse stato ancora lui. Non si fa in tempo a comprendere e capire che ecco arrivare negli scaffali 8/9 anni di adolescenza, un susseguirsi di eventi a cui non si è preparati, niente istruzioni.
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Davanti alle scelte nessuna possibilità di reso. Con ingenuità e superficialità si crede sempre di avere la garanzia, mi convinco che addirittura la si può rinnovare, che tutti i “pezzi” sono cambiabili e intercambiabili ed eccomi cadere nel vortice delle aspettative. Ecco che, se non si accetta qualcosa, quella diventa vuoto a rendere, i tuoi sentimenti vengono visti dagli altri come usa e getta, ma non è così! Allora cerco di muovermi e andare contro il Tempo, di cambiarlo aggrappandomi a qualsiasi cosa che ho attorno. Provo a modificarlo creando archibugi sintetici che tentano di rallentarlo o velocizzarlo scandendolo con momenti di effimera serenità alternati ad angosce e frustrazioni. Ma poi ti accorgi che sei solo, dentro una clessidra che cambia continuamente lato e ti sommerge ogni volta con i suoi granelli.”

“…SULLE SCALE DI ESHER

Sette del mattino. Ennesima notte insonne. In ansia aspetto l’orario di apertura del solito posto, per la solita “Vitamina” tossica. Oramai da troppo su queste scale infinite. Ogni giorno le percorro, i battiti arrivano a non avere più una ritmica, sono casuali, il fiato spezzato, d’improvviso in apnea sotto un mare di sensi di colpa.

Azioni una dietro l’altra pressano il mio corpo, anche stamani senza abbastanza

ossigeno per risalire. Circondato da squali provo a raggiungere la superficie, aggrappandomi alla fiducia e alla speranza, ma ecco ritornare quel dolore lancinante.

Un animale ferito pronto ad aggredire per difendersi, in un circuito vizioso da vittima a carnefice, da carnefice a vittima, all’infinito. Influenze sintetiche mi ingannano, mi convincono che sia giusto così. Mi elevano, mi sento improvvisamente importante, tutto sembra avere avuto un senso, un’esaltazione subdola, malata. Un Giulio Cesare che ogni volta finisce per rivivere continuamente l’attimo delle 23 coltellate, inginocchiato senza toga. Dissanguato striscio verso casa, un’altra giornata è terminata. Superata la soglia, attraverso il salotto, direzione camera. Davanti a me chi mi vuole bene, gli sguardi inermi, stanco, stanchi, il libro dei tentativi l’hanno letto e riletto. Allora non sanno più che fare, attendono anche loro imprigionati dalle catene della sofferenza. Nel rifugio, sdraiato nel letto, bendo le ferite con impegni e promesse per il giorno seguente, convincendomi ed illudendomi che non sanguineranno più…”

CEMENTO ARMATO

Pensare, ripensare Quanto è difficile accettare.

Veloci a giustificarsi, ad omettere, perché non si è in grado di ammettere.

Poi un respiro, fisso il pensiero, lucido e consapevole capisco, che non è valso il rischio.

Quale è stato il senso,

dato che non è valso il compenso?

In quell’azione, cercavo gratificazione.

In quel momento, riconoscimento. Da chi? Da cosa? Per chi? Per cosa?

Per sentirmi capace in qualcosa, pensando di non essere capace di fare nulla.

Per poi trovarmi disarmato, immerso nel cemento armato.

Troverai qui tutte le novità su questo libro

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Mark Sirolf
Mark, mosso da una sua esigenza personale e catartica, decide di mettersi a “nudo” proiettandoci all’interno del suo vissuto. Un universo complicato, spesso volutamente ignorato, un mondo che per lui, al contrario di quanto spesso avviene, si trasforma in un susseguirsi di meditazioni, di riflessioni, di domande senza risposta per poi attraversare le “Ande” del perdono e dell’accettazione. Trasformando l’espiazione della pena in una tumultuosa voglia di riscatto.
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