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Oltre la rivoluzione

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Sono reali le immagini che popolano i suoi sogni? Sono ricordi o solo fanta-sie? Chi sono i due ragazzi che fuggono nel bosco? E i suoi genitori? Perché non ricorda nulla di loro?
Rassegnata a non trovare una risposta alle domande che la tormentano, Laura vive la sua esistenza dentro una casa di piacere di Madrid in cui lavora, da quando ha quattordici anni, alle dipendenze della signora García. L’incontro con l’avvocato Álvaro Millán, però, smuove le acque di una vita destinata a scorrere sempre identica.

Tra piani segreti di rivolta, amori contrastati, violenza e sopraffazione, Laura riesce a riannodare il filo dei ricordi e a far emergere, finalmente, la verità sul suo passato.

PROLOGO

«Laura, è pronta la colazione, sveglia tua sorella» disse la voce di sua madre che proveniva dal piano di sotto.

Laura era nella sua camera e si stava pettinando i capelli davanti allo specchio con la sua spazzola preferita, quella dalle setole morbide che, di tanto in tanto, si passava sulle guance per la piacevole sensazione di solletico. Quel giorno l’aria era calda, appiccicosa, piena di zanzare, alla radio si diceva che quella era l’estate più torrida degli ultimi dieci anni. Il sole colpiva con i suoi raggi la parte della casa in cui c’era la camera di Laura e di Julieta, sua sorella minore.

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Lei aveva la capacità di dormire con le coperte fin sopra la testa anche durante quella calura estiva, a Laura solo il pensiero di avere qualcosa sul viso le aumentava la sudorazione.

Dal piano di sotto arrivavano i soliti rumori del trambusto mattutino di sua madre, che comandava le governanti mentre ninnava l’ultimo arrivato in casa, Germán, che era nato da poco e, come tutti i neonati, qualche volta piagnucolava. Laura si avvicinò al letto con il baldacchino in cui dormiva sua sorella, la svegliò per dirle che era pronta la colazione. Julieta mugugnò dei versi di protesta strusciando la testa sul cuscino, avrebbe dormito fino a mezzogiorno, ma il pensiero di mangiare la marmellata di ciliegie spalmata sul pane caldo fu più forte della sua pigrizia.

In cucina c’erano tutti: la madre di Laura se ne stava in piedi vicino alla finestra dondolando sui talloni Germán, aveva lo sguardo perso tra i fili d’erba verde del prato che si estendeva per chilometri interi davanti alla loro casa; il sole faceva brillare il campo donandogli un colore intenso. Il padre di Laura era nascosto dietro le grandi pagine del giornale, appena sentì arrivare le sue bambine chiuse il periodico e le salutò con tanto affetto. Si fecero delle moine, mentre la cameriera servì il latte in ampie tazze di ceramica e il pane tostato, e portò in tavola gli avanzi della torta di mirtilli.

Durante le prime ore del mattino, il padre di Laura riceveva la corrispondenza ed era un momento cruciale perché quei pezzi di carta avevano il potere di alterare il suo umore. Alcune volte “le faccende da grandi” lo tenevano impegnato per così tanto tempo che Laura si dimenticava della presenza di suo padre, perché passava interi pomeriggi chiuso nel suo studio e non voleva essere disturbato per nessuna ragione al mondo. Tranne per le questioni che riguardavano i suoi figli, in quel caso era capace di lasciare tutto e dedicarsi completamente a loro.

Quella mattina ricevette una lettera strana, non gli fu consegnata insieme alle altre ma in disparte, gliela passò il bracciante, un uomo alto come una montagna, dalle mani tozze e rovinate dalla terra e dai calli procurati dagli attrezzi rudimentali. Il suo aspetto burbero, però, contrastava con la sua voce gentile, quasi timorosa.

Si rivolse al suo padrone amichevolmente: «Rafael, è arrivata questa dal Basauri».

«Grazie, Carlos.»

Il padre di Laura prese la lettera dalle sue mani e gli sorrise a mo’ di ringraziamento, aprì la busta dalla carta ruvida con un coltello. La maggiore dei tre figli cercò di scoprire l’identità del mittente, ma la calligrafia era incomprensibile. Rafael indossò i suoi occhiali da lettura, lasciò perdere il giornale e lesse velocemente il contenuto mimando le parole con le labbra. Dopodiché spalancò gli occhi e divenne bianco in volto, si alzò immediatamente e filò dritto nel suo studio dicendo alla moglie: «Non disturbarmi, Claudia». Poi si rivolse al bracciante: «Carlos, vieni. Entra».

Sparirono entrambi dietro la porta dal vetro smerigliato, diventarono due figure scomposte che si muovevano dall’altra parte. Mentre gli altri non fecero caso a quella frenetica uscita di scena, Laura fissava intensamente le ombre colorate che gesticolavano e sentiva le voci stentoree che pronunciavano frasi di cui non riusciva a comprenderne il senso. Tuttavia, nonostante fossero impegnati in un discorso fitto e complicato, Laura avvertì dentro di sé un fuoco, la terribile voglia di curiosità.

Di che mai potrebbero parlare mio padre e Carlos?

Sua madre non rispondeva mai a quella domanda, preferiva sviare il discorso riducendo tutto a un semplice: “Tuo padre è un uomo che gestisce un negozio di stoviglie a Madrid, parla con molti rappresentanti”. Su questo Laura non avrebbe avuto nulla da ridire, ma aveva notato che la risposta a quella domanda non era mai la stessa. Questo continuo tergiversare non faceva altro che alimentare la sua curiosità.

Dalla porta stretta della cucina arrivò la domestica, che parlottò con Claudia di cose vaghe, i discorsi sulle lenzuola, il pranzo, la spesa, il bucato e via discorrendo. Parlavano come se fossero grandi amiche, scherzavano fra loro come se si conoscessero da parecchio, non c’era quella riverenza che un dipendente riserva al suo datore di lavoro.

A interrompere il chiacchiericcio femminile fu Germán, che prese a piangere nuovamente, quindi la madre lo cullò ancora, inutilmente. La cameriera le suggerì di massaggiargli le gengive con qualcosa di freddo perché la motivazione del suo lamento poteva essere il dolore ai denti. Era così.

Infatti, non appena Claudia seguì il consiglio della domestica, il neonato si acquietò.

«Dov’è tuo figlio?» domandò la madre di Laura.

La cameriera stava versando il succo d’arancia alle due bambine.

«Sul retro, sta cercando di aggiustare la bicicletta» rispose cordialmente.

«Ne è innamorato, vero?»

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Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Nulla è lasciato al caso. Ricerca minuziosa di ogni singolo dettaglio che fa la differenza, trama avvincente ed intrigante. Un grande in bocca al lupo all’emergente scrittrice. Non vedo l’ora di leggere il resto e tutto quello che lei può regalarci con la sua penna!

  2. (proprietario verificato)

    Da subito mi sono lasciata travolgere dagli avvenimenti descritti nel libro. E’ impossibile chiudere gli occhi e non immaginarsi all’interno della storia. Luoghi e personaggi sono descritti magnificamente. E’ curato nei minimi dettagli , l’autrice non trascura niente , ti permette di viaggiare insieme ai personaggi . Consiglio a tutti questa lettura , è un libro leggero ed avvincente, pieno di passione ed intrighi . Complimenti Maria raffaella Esposito.

  3. (proprietario verificato)

    Ho appena finito di leggere gli estratti forniti dall’autrice e devo dire che ne sono rimasto piacevolmente sorpreso. I personaggi, le locations e la cura nei dettagli dimostrano tutta la passione dell’autrice per il periodo storico e, soprattutto, il suo amore per la scrittura. Fin dalle prime righe non ho potuto che affezionarmi immediatamente ai personaggi.
    Aspetto con estrema curiosità ulteriori estratti e, naturalmente, l’intera opera.

  4. (proprietario verificato)

    Premetto che non mi piace leggere sono più una da serie TV, ma da un’amica ho avuto l’estratto di questo libro e ho deciso di fingere che fosse una nuova fiction e di provare a “guardarlo” più che leggerlo…ed è stato proprio così!!! La precisione dei dettagli mi ha fatto vedere i volti dei personaggi, vivere le loro emozioni …e sapete com’è andata? L’ho comprato perché non mi è bastato l’estratto voglio dare le risposte a tutti i perché rimasti in sospeso. Faccio i miei complimenti all’autrice e lo consiglio a tutti , anche a chi non è un amante della lettura.

  5. Tommaso Cariati

    Questo libro è avvincente appassionante ho letto solo una parte messa a disposizione dell’autrice e devo dire non vedo l’ora di leggere il resto. La scrittura è fluida facilmente comprensibile ma la cosa che spicca è la particolarità dei dettagli , ha la facoltà di trasportarti insieme ai personaggi si riesce a visualizzare perfettamente tutti gli scenari

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Maria Raffaella Esposito
nata a Napoli il 13 marzo del 1997, si è laureata in Archeologia e storia del patrimonio culturale con una tesi su Italo Calvino. Ha iniziato ad appassionarsi alla scrittura fin dai primi anni di scuola e proprio questa passione, che negli anni si è tramutata in una vera e propria necessità, l’ha spinta a scrivere, dopo un accurato lavoro di documentazione circa il periodo storico di ambientazione, Oltre la rivoluzione, il suo primo romanzo.
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