A Facultas, una sperduta accademia scavata nel fianco di una montagna, il giovane Tiberio passa il suo tempo ad allenarsi svogliatamente con la spada, ma tutto cambia quando nella sua vita entra un misterioso e affascinante personaggio di nome Uilhelm. Infatti, i due vengono presto coinvolti inaspettatamente nell’omicidio dell’assistente del rettore. Qualcuno ha voluto far ricadere i sospetti su di loro, qualcuno che trama nell’ombra, alla ricerca di un antico libro in grado di decidere il destino dei tre regni del Nord, che stanno per essere travolti da un nemico a lungo dimenticato. Intanto, Cori, una ragazza poco più che adolescente, abbandona la piccola isola su cui ha sempre vissuto per scoprire di più sulla vita del nonno, la cui misteriosa sparizione, avvenuta anni prima, sembra nascondere un segreto sconvolgente.
FINE
Fine, pensò. Questa è la fine. Davanti a lei la piccola fiammella si contorceva beffarda, mentre il suo cuore colpiva il terreno sotto il suo seno con disperata potenza. Chiuse gli occhi per un istante, ma subito li riaprì per cercare quelli dei suoi compagni. Era troppo buio. Trovò solo quelli grigi oltre la luce, fissi e vividi, ma non su di lei. Non era neppure certa di stringere ancora le loro mani, in quel cerchio di morte che pareva ruotare attorno all’abisso luminoso della candela ormai consunta. «Morte.» Fu proprio la parola che le sfuggì sibilando dalle labbra. Qualcuno (ma chi?) le strinse le dita e lei fece lo stesso. Sentiva l’anima “tirare”, come se un vento caldo e tempestoso la stesse trascinando via dal suo corpo. In quel momento percepì l’odio profondo verso Téitis e un atroce sgomento per la via attraverso cui quello spirito li aveva condotti. Poteva udire lo scalpiccio dei suoi piedi sulle foglie umide. Morte, ripeté tra sé ancora una volta, ma ormai la cavalcata del suo cuore somigliava al rombo di mille rocce che franano precipitando nel buio, e lei faticava a discernere i suoi stessi pensieri. Fu così che le parve che questi fossero rapiti da una nera corrente, come un fiume che risale il proprio corso, e trascinati indietro, fino alla sua infanzia, poi ancor prima, anteriormente alla sua stessa esistenza, indietro, fino agli albori del mondo e alle radici del tempo. E quando la candela barbagliò verdastra un’ultima volta prima di spegnersi e un lampo baluginò profondo negli occhi dell’amico, non riuscì a trattenere un estremo sussurro. Mentre il cuore batteva un ultimo, sordo colpo, bisbigliò: «La morte non è la fine! La morte non è la fine!».
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LA NEVE PURPUREA
Tiberio non aveva mai visto degli occhi rossi. Non si illudeva di avere una vasta conoscenza delle genti e delle stirpi che popolavano il mondo, ma avrebbe giurato che non esistessero in tutta Mediaquæ, e persino oltre il Nuovo Mare o la Cintura di Fuoco, occhi simili a quelli. Brillavano gelidi come rubini, illuminando la sua cella ben più della vecchia candela puzzolente che avevano piazzato tra i piatti e i bicchieri. Volgendo lo sguardo al piccolo vetro che li separava dalla notte, non poté non domandarsi se, a dispetto della neve che cadeva silenziosa e della grande distanza, un viandante che risalisse l’Anguin o attraversasse la Valle della Luna non riuscisse a scorgere quel bagliore su in alto, prendendolo magari per la Vermiglia Pira, l’Occhio Rosso di Draco, la costellazione che Calos gli aveva fatto conoscere. “Rossa come il mio titolo” gli aveva detto con un sibilo limaccioso. Rabbrividì.
«Di quel giorno, il mio primo giorno, il ricordo più vivido è il colore.»
Queste parole lo richiamarono al presente e a quella giovane creatura misteriosa che sedeva all’altro lato del tavolo. Quale avrebbe potuto essere la sua età? Vent’anni? Non troppo più vecchia di lui in ogni caso, ma il suo viso e la sua voce avevano un tono malinconico e profondo che le attribuivano una maturità sorprendente.
«Se fu quello che accadde la notte precedente a risvegliare la mia coscienza, non posso dirlo. Quel che è certo è che non scorderò mai quel colore.»
Tiberio sospirò. Se ti trovi prigioniero di una biblioteca vecchia quanto il tempo, arroccata sui monti in un mondo in rovina, durante un inverno che pare non finire mai, non è che ti attendi di incontrare molta gente e men che meno un ragazzino che in un’alba gelida bussa alla porta avvolto in un mantello cencioso, sospirando un vaporoso: «Sono in cerca di un libro».
“Giusto un pazzo o un fuggiasco andrebbe a zonzo d’inverno a piedi e da solo su questi monti” lo aveva ammonito il maestro Falco. Che avesse ragione o meno, lui lo percepì subito: tra tutte le creature, bizzarre o inquietanti, severe o evanescenti, in cui si era imbattuto dalla sua ammissione, quasi due anni prima, in quella sorta di isola sospesa nel cielo, Uilhelm era di certo la più interessante. Toccava a lui il servizio di guardia quella notte e per lo più doveva aver dormito, per cui non fu subito sicuro di non essere ancora sperduto nei suoi sogni. Ne era stato attratto all’istante.
Alessandra Giaccone (proprietario verificato)
Oneiros ti prende sin dall’inizio per le sue descrizioni di esseri viventi e paesaggi che risvegliano anche l’immaginazione più pigra. Il romanzo riconosce il grande valore delle storie come antidoto per ogni oblio e il potere del raccontare nel rianimare anche la luce più fioca che sta per spegnersi. Spero che Oneiros trovi l’accoglienza dei lettori che merita!
Germana Di Bella
Questo testo è stato il mio primo approccio al genere fantasy; un battesimo ostico, soprattutto per quel che riguarda la prima parte, per una che, come me, è sempre troppo ancorata al reale. Poche le spiegazioni e molto spazio richiesto all’immaginazione…”Oneiros” è sicuramente un titolo azzeccato per questa collana che, almeno per ciò che riguarda questo primo libro, è di non scontata interpretazione…un po’ come accade per i sogni..
A colpirmi principalmente il linguaggio ricercato e accattivante: mitologia, cosmologia, greco, latino…e il siciliano! Un intreccio ben assortito che ha fatto tuttavia inizialmente a botte con la mia capacità mnemonica!
Molto amati i riferimenti ai paesaggi e al calore mediterranei, al mare ed alla famiglia fra tutti.
Gli intrecci hanno la capacità di farti stare con il fiato sospeso in più occasioni… sospesa resto, in effetti, anche adesso in attesa che questa opera possa avere un, per me, meritato, seguito.
ALESSANDRO GIUFFRIDA (proprietario verificato)
Finito!!! Ultime 50 pagine lette tutte d’un fiato! Che dire … non sono un esperto di fantasy anche se ne ho letto qualcuno (Il signore degli anelli in primis). Devo dire che questo primo volume di Oneiros mi ha colpito favorevolmente. All’iniziale ritmo lento si contrappone l’incastro di eventi dell’ultimo terzo del racconto che mi è sembrato gradevolmente serrato e avvincente.
La lettura di “Un nuovo viaggio” fa comprendere di essere entrati in un mondo complesso composto da eventi paralleli che si intrecciano nelle vite dei protagonisti di questo volume (Cori e Tiberio) lasciando intravedere, però, appassionanti sviluppi futuri. Molto gradevole (e inusuale) è il riferimento a paesaggi tipicamente mediterranei e “isolani” che si contrappongono alle ambientazioni spiccatamente nordiche.
Insomma, a mio giudizio, il nostro Tolkien siculo sembra aver centrato il primo obiettivo … a questo punto non mi rimane che auspicare una rapida uscita del secondo racconto … mi raccomando!!!