La responsabilità dello scarso valore attribuito a Dracula è imputabile in primo luogo alla critica, che già dalle prime recensioni ne parlò come di un’opera il cui unico merito fosse quello di aver saputo creare situazioni di terrore e di suspense notevolmente efficaci. Sulla rivista Athenaeum, nel giugno del 1897, si leggeva: “Dracula è fortemente sensazionalistico, ma è carente sia in termini di impianto narrativo che di valore letterario”. Non meno inclemente si dimostrava The Spectator, nel luglio dello stesso anno, affermando: “La modernità del libro – le registrazioni fonografiche, i testi scritti a macchina, e così via – difficilmente si abbinano ai metodi medioevali che, alla fine, assicurano la vittoria agli antagonisti del Conte Dracula”. Soltanto il Daily Mail, in uno slancio di sorprendente generosità, concede al romanzo il paragone con altri autori del calibro di Ann Radcliffe, Edgar Allan Poe e Mary Shelley. Anche in questo caso, però, gli apprezzamenti non vanno oltre la capacità dell’autore di terrorizzare il pubblico. Un simile approccio al romanzo, sin dagli esordi, ne ha determinato l’ingiusto ridimensionamento a ennesimo esponente della “letteratura di sensazione”.
A questo proposito, la studiosa Carol A. Senf, nell’introduzione all’edizione italiana del romanzo, scrive:
Meno noto delle tante versioni cinematografiche che ne sono state tratte, Dracula è un romanzo che probabilmente sorprenderà numerosi lettori, sia per l’universalità dei temi che vi sono trattati sia per la sua immediatezza, data anche dall’ambientazione e dalla tecnica narrativa scelte da Stoker.
È innegabile ciò che Senf afferma: Dracula è un romanzo che sorprende. Altrettanto sorprendente è il fatto che oggigiorno l’opera venga ignorata dalla maggioranza dei lettori. All’iniziale fase di discreto (benché superficiale) interesse per il romanzo cui si è sopra accennato, è subentrato infatti un lungo periodo di progressivo decrescere della considerazione non solo nei confronti dell’opera, bensì di Stoker come autore tout court.
Negli anni Cinquanta, il romanzo riacquistò un temporaneo interesse agli occhi del pubblico più ampio, a seguito di una dichiarazione del linguista romeno Grigore Nandriş a Monaco di Baviera, al VI Congresso internazionale di onomastica. In quell’occasione, lo studioso rivelò agli occidentali una verità già nota dal secolo precedente alla ristretta cerchia dei medievalisti dell’Europa orientale: il nome “Dracula” non era un’invenzione dello scrittore irlandese, bensì l’appellativo reale di un voivoda valacco di nome Vlad Ţepeş, figlio di Vlad Dracul, e salito al trono nel 1456. Una tale rivelazione contribuì indubbiamente ad affermare tra i più il valore documentario del testo stokeriano e a diffondere la falsa convinzione che i fatti narrati nel romanzo corrispondessero ad avvenimenti etnografici e storici reali, avvenuti nella medesima area geografica descritta dallo scrittore. Fu allora che l’opera di Stoker tornò a essere presa in considerazione. Purtroppo, per la seconda volta, ciò avvenne per le ragioni sbagliate. Se in un primo momento ad attirare l’attenzione era stato l’elemento terrifico, nella seconda occasione a farlo fu il preteso valore documentale del romanzo. Questo atteggiamento si è rivelato controproducente per due motivi: in primo luogo perché il romanzo non si propone affatto di essere un documento storico e geografico attendibile, nonostante Stoker, con tutta probabilità, si fosse ispirato a Vlad Ţepeş per delineare il proprio personaggio. In secondo luogo, perché l’errata valutazione dell’opera stokeriana, anche da parte dei più ferventi sostenitori, una volta ancora ne decretò la mancata fortuna. A seguito della dichiarazione di Nandriş, infatti, le velleità documentaristiche erroneamente attribuite al romanzo sembrarono contagiare anche la schiera di improvvisati studiosi, i quali, dichiarando puntualmente di essersi recati in loco, apparivano più preoccupati di verificare di persona quanto i fatti narrati e i luoghi descritti dallo scrittore corrispondessero al vero, piuttosto che di analizzare l’opera da un punto di vista stilistico e narrativo. Eppure, come giustamente afferma Alessandro Serpieri: “Questo romanzo [è] ben più interessante a livello di scrittura e di strategia narrativa di quanto non gli sia stato per molto tempo riconosciuto dall’accademia critica”.
Malgrado l’immeritato trattamento riservato al suo autore, la figura del Conte Dracula è senza dubbio entrata nell’immaginario comune, al punto da essere totalmente identificata con la figura del vampiro in genere. Quanto, però, questa figura dell’immaginario comune ha del personaggio di Stoker? Quanto, invece, è dovuto a contaminazioni successive, anche e soprattutto in ambito cinematografico? E, infine, in che misura il Conte era stato inventato da Stoker e quanto egli aveva invece attinto alla letteratura gotica, e, soprattutto, al folklore e alle tradizioni dell’Europa centro-orientale? Massimo Centini, a proposito dell’opera in analisi, afferma:
Il romanzo […] non solo ha fissato i canoni del mito moderno del Vampiro ma ha portato a una identificazione assoluta tra personaggio e mito al punto di riuscire a vampirizzare non solo tutti gli altri precedenti nomi di vampiri ma lo stesso suo autore (tutti riconoscono Dracula ma pochi conoscono Bram Stoker).
È proprio questa la tendenza che, in questa sede, si vuole contrastare. Quella che ha reso immortale un personaggio, dimenticando però un artista, che fu non solo grande scrittore, ma anche giornalista, critico, impresario teatrale, ed emblematica figura del suo tempo.
Al fine di restituire autorevolezza letteraria al romanzo di Stoker e di farne riscoprire l’autore (dimostrando in che misura egli fu un innovatore, pur attingendo alla tradizione), si è deciso di andare alle origini della figura stessa del vampiro, esplorando il mondo del folklore e della superstizione. Coerentemente con questo obiettivo, si è ritenuto opportuno dedicare il primo capitolo alla figura del vampiro folklorico, partendo dai due elementi che ne stanno alla base, il sangue e la morte. Capire quali pulsioni contrastanti abbiano da sempre legato l’uomo a entrambi questi elementi significa infatti comprendere perché il vampiro abbia sempre esercitato un fascino immortale sul lettore/spettatore. Alcune interpretazioni saranno fornite in merito all’etimologia stessa della parola “vampiro”, alle quali seguirà una veloce panoramica dei demoni dell’antichità, in modo da evidenziare quanto il personaggio qui preso in analisi debba ai propri “antenati” classici. Più ampio spazio sarà dedicato al vampiro europeo in ambito pagano e, successivamente, cristiano. Si esamineranno, in ultimo, gli elementi che portarono alle epidemie vampiriche del XVIII secolo, nonché le possibili spiegazioni mediche e psicologiche addotte nell’ambito di tale fenomeno.
Il secondo capitolo indagherà il contesto letterario precedente a Stoker. Brevi cenni riguarderanno la letteratura gotica in generale, nell’ambito della quale ci si soffermerà sui maggiori esponenti del movimento e su quei “tipi letterari” che per le loro caratteristiche rivestono maggior interesse nell’economia di questo lavoro. Ci si concentrerà sui primi esempi di vampiro in poesia e, infine, sulla letteratura vampirica nello specifico. Un’analisi più dettagliata sarà affrontata in relazione a due classici: Il vampiro di John William Polidori, considerato l’inventore di questa figura letteraria, e Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu, connazionale e, secondo alcuni, vero ispiratore di Stoker.
La terza parte sarà dedicata a una sintetica biografia dell’autore, nel corso della quale saranno messi in evidenza sia gli eventi maggiormente significativi nella vita di Stoker (gli studi al Trinity College, l’attività di giornalista e critico per il Dublin Evening Mail, la collaborazione con Henry Irving), sia le numerose opere che, a tutt’oggi, rimangono pressoché sconosciute nel nostro Paese.
Nell’ultimo capitolo, interamente incentrato sul romanzo, si ripercorreranno, attraverso l’analisi degli appunti preparatori, la genesi dei personaggi e le loro successive modificazioni. Dopo aver illustrato quanto un’opera come Dracula sia debitrice, solo in parte, nei confronti di più generi, saranno esaminate le fonti di cui lo scrittore si avvalse per stendere in particolare i capitoli iniziali. In chiusura, solo dopo aver proposto una sintesi della trama, il romanzo sarà analizzato dando rilievo a tre componenti al suo interno: quella teatrale, quella politica, e quella erotica.
Filippo Maestri (proprietario verificato)
Non sapevo che si potesse scaricare la bozza ! I video approfondimenti di Sara mi hanno suscitato un incredibile interesse nel suo saggio, ( https://www.facebook.com/sara.a.manis ). Dopo aver assaporato la bozza non vedo l’ora di avere per le mani il testo integrale !
f.pulina (proprietario verificato)
Mi è difficile trovare le parole giuste per descrivere quest’opera. La cosa che più mi ha sorpreso è stata l’abilità dell’autrice nel riuscire a intrecciare la solidità di una minuziosa trattazione accademica a continui riferimenti e aneddoti che coinvolgono i campi più disparati.
Questa sinergia rende il lavoro convincente e coinvolgente, particolarmente apprezzabile sia a livello di saggio, che di romanzo.
charmen_sa
Consiglio vivamente di guardare prima i video di approfondimento dell’autrice sulla sua pagina Facebook, per poi gettarsi a capofitto nella lettura. Gli approfondimenti dell’autrice rendono ancora più accattivante la lettura. La lettura di questo geniale lavoro è un vero piacere: da leggere e rileggere!
Marcello Bonino (proprietario verificato)
La forza che l’autrice ci dona per ricollocare “al posto giusto” un artista e un’opera entrambi paradossalmente vittime del grande carisma di Dracula è palpabile fin dai primi paragrafi della bozza che ho la fortuna di poter leggere, avendo preordinato la mia copia.
Sara scrive con passione, competenza e grande capacità divulgativa, sarà bello avere il suo libro tra le mani!
Matteo Asunis
Che dire…sin dalle prime righe l’opera dell’autrice Manis gronda autentica passione ed amore per il sovrannaturale che naturalmente sgorga nelle vene di noi temporaneamente vivi.
L’enigma dell’esistenza che pulsa e trasuda dall’autore Stoker all’autrice sarda in un viaggio tra mito e realtà che parte da radici ancestrali comuni.
E’ se fosse l’autrice stessa la strega vampiro della leggenda Sarda che sublima il suo istinto con l’opera letteraria stessa?
Lo scopriremo solo leggendo…
Simone zanasi (proprietario verificato)
Ho scoperto adesso che la bozza è disponibile per chi ha fatto il pre-ordine 🙂 Oggi scarico tutto ed inizio a leggerla. Sto seguendo i video di approfondimento sulla pagina Facebook dell’autrice ( https://www.facebook.com/sara.a.manis ). Il suo impegno e passione sono contagiosi!!
Paola Migliaccio (proprietario verificato)
grazie Sara, questo libro è davvero interessante, si vede che è un argomento approfondito con passione! Vorrei chiederti quanto dei vampiri pagani o dell’antichità ritrovi nel personaggio del conte di Stoker e cosa invece lo rende innovativo. grazie
e.m.cataldo (proprietario verificato)
Finora, la bozza appare come un testo ricco, interessante, e piacevolmente sorprendente. Nonostante si tratti di un saggio, la lettura risulta sufficientemente scorrevole, anche per i non esperti del gotico o di Stoker. Anche chi non si era mai approcciato a questo genere, si incuriosirà!
Ale M (proprietario verificato)
Un grande classico sviscerato nella miriade di accadimenti e vicissitudini che lo hanno portato alla luce.
Gli approfondimenti dell’autrice sono delle vere perle, un gustoso concentrato di curiosità, informazioni e piacevole intrattenimento.
(Combinarli con tanta efficacia è dote rara).
Si preannuncia una grande lettura.