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Pagghiòla

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Abitare in un vecchio palazzo può essere difficile, soprattutto quando gli anziani condomini sono specializzati nell’arte antica del cuttìgghiu, ossia nel mobilitarsi ogni volta che qualcuno o qualcosa modifica l’equilibrio del caseggiato.

Caterina vive con il suo Pinscher nell’appartamento ereditato dalla nonna, e tra università e lavoro conduce una vita regolare, fino a quando l’arrivo di una nuova famiglia nello stabile sorprende e scombussola non solo la vita dei vicini, ma anche la sua.

Tra appostamenti sui balconi, agguati sui pianerottoli e improvvise assemblee condominiali, ha inizio una strana rivoluzione. Il libro sulle regole del buon vicinato non serve a placare gli animi: Caterina si lascia trasportare dagli eventi e presto appoggiare l’occhio allo spioncino della porta diventa un’abitudine anche per lei, proprio come una vera cummàri.

SCATOLONI SUL PIANEROTTOLO

Abitavo in un vecchio stabile del centro città, l’appartamento l’avevo ereditato da mia nonna ottantenne che a malincuore dovette cederlo per trasferirsi in una casa di riposo. L’ha lasciato alla mia famiglia, insieme – come fosse un unico blocco – al suo prezioso set di pentole, all’inestimabile armadio d’ingresso, alle sue amate amiche di burraco, conosciute come cuttigghiàre di professione e diventate le mie nuove vicine di casa.

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La mia famiglia e gli zii si sono impegnati a dare al bilocale un tocco moderno – le pareti del soggiorno e della camera da letto, prima ricoperte da una vecchia carta da parati, sono state sbiancate e dipinte in un solo muro di arancio bruciato e verde scuro; il bagno è stato del tutto ristrutturato.

La nonna, non completamente favorevole ai cambiamenti, non venne a ispezionare l’appartamento alla fine dei lavori ma pretese di vedere le foto, e io, dinanzi alla sua richiesta, tentennai nel mostrargliele. Immaginavo che proprio per la sua contrarietà mi avrebbe ripreso su tutti i fronti e invece, influenzata dal suo stato di salute, le scappò un unico commento: “non male”.

Io e Polla – un Pinscher difficile da potere definire cane – ci sistemammo per bene, stabilendoci per un tempo indefinito nel nuovo nido, a noi riconsegnato come nuovo.

La casa di mia nonna era più vicina alla mia facoltà e nel corso del primo anno anche al mio posto di lavoro presso una piccola libreria del centro città. I miei vivevano con mia sorella in un paese etneo nel cuore della montagna, in una grande casa circoscritta da ettari di terreno contenenti alberi da frutto e il vigneto.

Mi abituai presto alla vita in città, l’adoravo, godevo a pieno degli spostamenti a piedi, della comodità delle piccole botteghe sotto casa e piano piano incominciai a preferire il rumore del traffico al silenzio della natura. Era tutto perfetto, al di sopra delle mie aspettative, finché non feci i conti con la convivenza con altre persone: i condomini. Mia nonna, che li conosceva bene, mi aveva avvisata narrandomi storie assurde su ognuno di loro, descrivendo i caratteri terribili, difficili dei vicini. Nonostante ciò, avendola ascoltata in maniera distratta, sottovalutai quelli che, con il senno di poi, avrei considerato inevitabili accorgimenti.

Due anni dopo il mio trasferimento nello stabile e un anno dopo la morte di mia nonna, in una mattina invernale, dei rumori nel pianerottolo si confondevano a voci indistinte. Da buona vicina poggiai dapprima l’occhio destro sullo spioncino della porta e da una visuale molto ristretta intravidi scatole di cartone, scarpe antinfortunistiche, grandi braccia di uomini che sollevavano mobilio. Era un trasloco.

Aprii la porta soddisfacendo la mia curiosità, nutrita da una completa prospettiva della situazione in cui vi erano piccoli, grandi cartoni, mobili di ogni tipo, tutto sparpagliato nel terzo piano del palazzo, tutto che ostacolava il passaggio per le scale e disegnava un percorso a ostacoli tra le due porte, la mia e quella di Luca. L’unica parte del pavimento in granito che rimaneva libera permetteva l’apertura dell’ascensore, utilizzato dai traslocatori per il trasporto degli scatoloni ai piani di sotto.

Sentivo Cosimo, il cane della signora Puglisi, condomina del primo piano, abbaiare con insistenza per il continuo passaggio davanti al suo appartamento – tragitto obbligato per uscire dal palazzo. Era quello stridulo e soffocato ringhio che ricreava il sottofondo musicale al lavoro faticoso e sudato di ragazzi che trasferivano la confusione dal terzo piano al furgone rosso posteggiato davanti all’edificio.

Presi le chiavi di casa dal contenitore di metallo posto sopra al tavolino dell’ingresso, chiusi la porta e attraversai con fatica il pianerottolo. Volevo vedere da vicino il mio vicino.

Mi feci spazio, tra una TV, delle mensole e alcuni scatoloni chiusi, con su scritto “libri”. Salutai un ragazzo con dei capelli rasati malamente che, passandomi accanto, prese un piccolo mobile facile da trasportare e senza aspettare l’ascensore scese di fretta le scale. Il carlino si agitò, ringhiando con insistenza dietro alla porta della vicina – non aveva tregua, poveraccio.

Erano trascorse due settimane dall’ultima volta che avevo visto Luca, mio dirimpettaio, dimenticandomi del perché e del quando avrebbe dovuto traslocare, così andai a bussare alla porta per rinfrescarmi la memoria. Non lo trovai e, quasi certa che fosse in strada a dirigere le operazioni di carico, scesi a vedere ma non c’era nemmeno lì.

Si affacciò dal balcone la signora Puglisi, mi chiamò, facendomi cenno con la mano di avvicinarmi.

«Caterina, vìri ca u carusu sta tunnànnu! È andato a comprare àutri scatuluna» disse la spigliata adorata vecchietta del primo piano, che mi guardava insieme a Cosimo.

«Stai parlando di Luca?» chiesi.

«E di chi se no?» disse gesticolando.

«Ma ha detto lui di avvisarmi?» domandai curiosa.

«No, ti visti ’cca e capìi chi ciccavi a iddu» rispose indicando un punto sotto al suo balcone.

«Magari stavo per fare una passeggiata, no, eh?» dissi con ironia.

«E senza cane? Non mi pari u to càsu» disse accennando a Cosimo e Polla.

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Commenti

  1. Graziana Licciardi

    Simona Pennisi ci dona una costruzione ben precisa di un condominio composto da tipiche famiglie siciliane che amano cuttighiare e vivere come un’unica famiglia. Alcuni passaggi sono fulminanti e rappresentano degnamente la cultura siciliana che va liberata dagli stereotipi che spesso la identificano e tengono prigioniera. Difatti, sono i pregiudizi a guidare i condomini a giudicare una persona, stravolgendo completamente la loro percezione e il loro essere ospitali. Gli stereotipi, rivolti ad una certa categoria di persone, ossia le persone belle, single o che lavorano in determinati campi, contribuiscono a distorcere incredibilmente la percezione degli eventi e delle azioni riguardanti gli individui stereotipati stessi. E in Pagghiòla anche se con humour si denuncia questo atteggiamento che alla fine viene in qualche modo superato.

    Consiglio di leggere Pagghiòla perché tutte noi siciliane siamo state un pò pagghiole nella nostra vita, ossia persone adulte che si comportano da bambini. Pagghiòle nell’animo ed è difficile allontanarci dal nostro essere siciliane.

  2. Mariagrazia Bellotta

    L’ho appena finito e l’ho divorato in due giorni. Ironico, divertente, riflessivo e a tratti profondo. Il suo viaggio riguarda le personalità presenti nel condominio in cui vive Caterina. Le cummari sempre presenti, invadenti e al limite del pressante, rispecchiano la realtà di molti paesini e città. Il modo in cui anche la protagonista si presta a delle assurde richieste e al continuo pettegolare fa storcere il naso alle persone più introverse e riservate. La presenza del dialetto (con traduzione a fondo pagine) rende il testo più immersivo. Un testo scorrevole e non impegnativo che accompagna le giornate con il sorriso e, perché no, anche con un po’ compassione verso alcuni personaggi. Ammetto che mi sono irritata parecchio per il comportamento di alcuni di loro, soprattutto per una persona che si avvicina molto alla mia età. Però ho amato le riflessioni della protagonista, quegli attimi di riservatezza che spera di riuscire a conquistare e il modo in cui si approccia a delle situazioni. (Non farò spoiler quindi se vi interessa sapere nel dettaglio a cosa mi riferisco, leggetelo 😂). Ve lo consiglio? Assolutamente sì. Soprattutto se volete una lettura leggera da assaporare sempre con il sorriso. Ammetto che mi è stato difficile spiegarlo senza fare spoiler però ne vale davvero la pena .

  3. Giorgio Donato

    (proprietario verificato)

    Un palazzo, un piccolo alveare organizzato in cui i condomini ronzano gli uni attorno agli altri, ciascuno con i propri riti e le proprie fissazioni, in un intrigato intreccio, tra pareti di carta come celle del favo, di rapporti sostenuti da un regolamento ufficioso, in cui piomba a creare scompiglio una farfalla, bella e dissoluta.
    Saranno gli occhi di Caterina a guidarci in questo gustoso affresco a tinte vivaci, di un’ascensione, piano dopo piano, verso il burrascoso terzo piano.
    Costruzione precisa, linguaggio ricco e colorato, alcuni passaggi fulminanti, che rappresentano degnamente la cultura siciliana.
    Promosso

  4. Andrea Mirabile

    Grazie Simona, per il magnifico libro. 🤗
    🌬“Pagghiola” vuol dire persona adulta con comportamenti ed atteggiamenti infantili; così viene etichettata la donna, madre di due figli, che arriva a stravolgere il delicato equilibrio degli abitanti di un condominio in cui vive la protagonista del libro, Caterina. Quest’ultima è una studentessa universitaria che sta nell’appartamento lasciatogli dalla nonna e che dovrà fare i conti con il caos portato dalla nuova arrivata, nonché sua dirimpettaia. La maggioranza dei condomini è costituita da persone adulte, perlopiù anziane, che passano il loro tempo a fare “cuttighiu” e a spiare le vite degli altri abitanti della struttura. I muri sono sottili, così come i confini esistenziali fra questi vicini, e non c’è modo di sottrarsi agli sguardi e alle orecchie delle anziane signore “cuttigghiare”.
    🫂È interessante notare come il condominio stesso rappresenti quasi una mente unitaria e pensante; un sistema di protezione con le sue regole, i suoi ideali e valori, che sono condivisi dalla maggior parte dei condomini, i quali costituiscono i punti nodali di questa rete mentale.
    💭Un elemento che mi ha colpito è stato il ruolo che hanno avuto i pregiudizi verso una persona nello stravolgere totalmente la percezione che si aveva del suo carattere e ciò è proprio quello che accade nella realtà. Gli stereotipi, rivolti ad una certa categoria di persone (ad es. quelle con una specifica personalità), contribuiscono a distorcere incredibilmente la percezione degli eventi e delle azioni riguardanti gli individui stereotipati stessi. Il ragionamento critico viene messo in secondo piano, dando spazio ad un pensiero superficiale che non riesce più ad integrare in maniera armonica e coerente la realtà.
    💔Un’altra importante tematica incontrata nel racconto è la presenza di una relazione tossica, fra un partner verbalmente aggressivo e un altro membro del racconto. Quando si ha un legame intimo e non c’è possibilità di dialogare o di litigare senza che qualcuno alzi necessariamente la voce, allora sarà difficile che tale coppia duri nel tempo, poiché manca la capacità di innovarsi a seconda dei bisogni di ciascun partner. @psicolettore

  5. Valeria Olivelli

    (proprietario verificato)

    Non vedo l’ora di leggere il resto. Sembra molto promettente😍

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Simona Pennisi
È nata a Catania nel 1987. Ha conseguito la laurea magistrale a Torino e si è specializzata in psicoterapia a Milano, città nella quale attualmente vive. Le caratteristiche culturali distintive della sua terra natia, la Sicilia, hanno influenzato il suo percorso da pittrice e scrittrice. "Pagghiòla" è il suo primo romanzo.
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