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Per sempre coinvolti

Per sempre coinvolti
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Consegna prevista Giugno 2024
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Il 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, la polizia fa irruzione nella scuola Diaz, pestando gli inermi occupanti.
Renato e Milla, due giovani innamorati, sono là dentro, in mezzo al massacro.
Diciotto anni dopo, Renato, cinico e disilluso, è diventato uno scrittore di successo grazie a un bestseller in cui ha raccontato il trauma subito.
Milla è un fantasma nella sua vita: perduta proprio dopo quella maledetta notte alla Diaz, ha lasciato da tempo l’Italia.
Ma i due sono destinati a ritrovarsi.
Renato riceve l’inaspettato invito da parte di Milla a raggiungerla in una cittadina in Arizona, dove vive circondata da un gruppo di “aficionados” e insegna al liceo.
È l’occasione per Renato di ritrovare la donna che non ha mai dimenticato e di fare i conti con un passato che li ha cambiati per sempre.
Verso un futuro sul quale incombono un’oscura minaccia e una promessa di redenzione.

Perché ho scritto questo libro?

I fatti della Diaz e Bolzaneto mi hanno colpito a tal punto che ho dovuto esorcizzarli immaginando cosa potesse esserne derivato negli anni avvenire.
Una ferita irreversibile, inflitta sulla pelle di una generazione la cui voce al tempo inascoltata si fa oggi più attuale che mai.
Per sempre coinvolti nasce per tentare di comprendere questa ferita e le sue conseguenze.
L’autore devolverà parte del ricavato della campagna di crowdfunding a favore del canile che verrà realizzato all’Isola d’Elba

ANTEPRIMA NON EDITATA

 

GENOVA, 2001

1.

Quando cominci a scrivere un libro, devi mettere da parte buonismo e buonumore e fare con te stesso l’unico patto che conta davvero: essere sincero, fino all’ultima riga.

(Renato Cantini, Irreversibile)

La città di Genova dormiva agitata come una ragazza con la febbre e i poliziotti e i carabinieri che stavano per irrompere nella scuola elementare si guardavano senza conoscersi.

S’adombrò il cielo, ma non lo vide nessuno: era già notte fonda.

Gli aloni delle impronte di nasi, guance, dita fino ad essere mani, si inseguivano sulla superficie dei pannelli di vetro di una delle porte d’ingresso della scuola, e sembravano quasi cercarsi, senza riuscire a trovarsi.

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Qualcuno aveva tentato di misurare la distanza tra sé e il mondo esterno palpando la superficie di vetro, ma la distanza era una voragine che rendeva inconsistente, quasi ridicola, l’idea che il mondo esterno potesse esistere davvero.

Renato teneva le mani di Milla nelle sue: sottili e fresche, racchiuse fra i due palmi, ne tastava la consistenza, il rilievo molle delle vene, ora carezzandone il dorso, ora sfiorando la linea della vita, e poi stringendole, quasi che potesse perderle, da un momento all’altro.

Milla serrava le palpebre, nascondendo gli occhi, al di sotto della frangetta castana, la pelle del suo viso chiara, non c’era traccia delle efelidi di cui lei gli aveva parlato, le efelidi che comparivano col sole, a disegnare la geografia di un cielo di latte.

Anche il cielo là fuori, Renato lo sapeva, era senza stelle, così buio che nemmeno le luci della città vi incrociavano i loro bagliori.

Venne la luce blu, pulsò e rimbalzò oltre il vetro, disegnando il profilo di una mano che sembrava una supplica muta.

Piovve sulle loro teste, sui capelli rossicci di Renato, sulle spalle incurvate di Milla, li sorprese lì immobili, rannicchiati l’uno contro l’altro; se ne stavano addossati alla parte di muro in mezzo alle due vetrate dell’ingresso laterale quando un lampo bluastro si posò con due ali luminose di fianco a loro.

Nella testa di Renato la luce del sole di una mattinata di scuola sostituì quel blu artificiale e minaccioso, il cielo da nero si fece limpido, i bambini correvano all’interno trascinati dall’eco della campanella e gli insegnanti li seguivano con passo lento.

Si strinsero ancora più forte, Milla sprofondò il viso nel petto di Renato, che le cinse i fianchi, la tenne a sé, piegandosi in avanti per racchiuderla nel suo abbraccio.

Sentiva il cuore di Milla affannarsi col suo ritmo sincopato attraverso il maglioncino, quasi che potesse attraversarlo, per sfiorare il suo petto, e cercare, magari trovare, il suo cuore, il cui battito non era certo dissimile da quello della ragazza.

Renato sperò che il suo cuore fosse quello più calmo dei due e si concentrò per essere forte.

La verità è che aveva paura.

Tutto ciò che gli arrivava ai timpani era un unico tono cardiaco, veloce e profondo, quasi rauco, che era la sommatoria dei loro due cuori.

Arrivò il frastuono di un vetro infranto e Milla sussultò, tra le braccia di Renato, e qualcuno gridò: “la polizia! La polizia!”

Prese vita un coro che scandiva una sorta di litania con quella parola, ‘polizia’, che si formava, impastandosi fino a sfaldarsi nelle bocche, correndo di gola in gola, chiudendosi nel petto, disarticolandosi fino a perdere qualunque significato, un amalgama tribale di vocali e consonanti.

Renato si avvicinò all’orecchio della ragazza, avvertendo il dolce odore del contorno del padiglione, e le sussurrò con tono sbrigativo che ci si doveva muovere in fretta.

I rumori si accavallarono in una serie concitata di passi e di tonfi, a un certo punto un frastuono di voci si levò nell’aria fino ad assumere i connotati di un boato e distillò un urlo lancinante.

<> disse a Milla, stavolta con più decisione, ma questa non si mosse, appuntata al suo torace come se non esistesse altro rifugio possibile.

<< E dove? Rimaniamo qui, senza opporre resistenza. Non possono farci niente.>>

Milla si rese conto di non credere, non del tutto almeno, alla frase che aveva appena pronunciato e prese a tremare, anche se cercava di non darlo a vedere; serrava la mandibola, le si tendeva il collo, la fronte si aggrottava e le labbra esangui si ritraevano.

Renato piegò il collo, le pupille grigiastre a correre, come in un nistagmo, verso la fonte del caos: urla e imprecazioni, frammenti concitati e gente che si chiamava per nome, poi da quella selva presero a staccarsi le implorazioni, sibilate, sputate fra i denti, e Renato decise che non potevano più rimanere lì inermi.

<< Si mette male. Dobbiamo andarcene, ora.>>

Milla lo guardò con le pupille velate.

Nella tensione del suo labbro inferiore vibrava un sentimento d’incertezza.

Renato lanciò un’occhiata oltre le vetrate, il cortile brulicava di poliziotti e carabinieri.

Dovevano aver fatto irruzione dai cancelli della scuola.

Non riusciva a capacitarsene e la sorpresa lo congelò.

 

2023-09-15

Aggiornamento

Ci siamo: Per sempre coinvolti ha intrapreso il suo viaggio, ma sarebbe meglio dire il nostro viaggio, insieme a tutti coloro i quali vorranno sostenermi.
Grazie a voi, potrebbe diventare realtà.
Spero vi appassionerete alla storia di Milla e Renato come ho fatto io; in fondo le storie che leggiamo sono una medicina per l'anima.
Ci risentiamo presto.

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Riccardo Intruglio
Riccardo Intruglio è nato a Siena nel 1991 e vive all’Isola d’Elba dove lavora come Medico di Assistenza Primaria, anche se preferisce la definizione più romantica di Medico di famiglia.
Ha una passione congenita per la letteratura, la musica e il cinema.
La scrittura è il suo rifugio ma prima di tutto è un instancabile lettore.
Ha pubblicato due libri: Il romanzo erotico nel 2017 e Il trionfo del nulla nel 2020.
Nelle storie che scrive ama scandagliare l’animo umano.
È felicemente sposato e al momento aspetta una bambina.
Riccardo Intruglio on Instagram
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