Il cuore iniziò a batterle forte e le tremavano le gambe. Entrò nel bar
e i loro sguardi si incrociarono. Senza volerlo gli sorrise e si avvicinò al tavolo dove era
seduto e lui si alzò.
“Ciao” disse Matteo sorridendo. Finalmente era arrivata ed era bellissima come se la
ricordava. Quegli occhi grandi e quel sorriso gli trasmettevano una tranquillità assoluta e
una voglia pazzesca di conoscere quella ragazza. Sentiva un nodo allo stomaco, qualcosa
che non provava da tempo o che forse non aveva mai provato. Negli ultimi tempi era stato
con molte ragazze ma nessuna lo aveva intrigato così.
“Ciao” gli rispose Sara arrossendo un poco.
“Come è andata la lezione?” chiese lui cercando di sciogliere il ghiaccio.
“Bene grazie” fece una pausa ” Anche tu giochi oggi? Ma non sei vestito da tennis” commentò
facendo la finta tonta.
“No oggi no”
“E come mai sei qui?” domandò sapendo già la risposta.
Lui rimase in silenzio alcuni secondi.
“Non ti mentirò…volevo rivederti” le disse fissandola negli occhi. Non la conosceva, non
sapeva niente di lei, solo che avrebbe voluto baciarla in quel preciso momento.
Sara diventò rossa e sorrise abbassando la testa. Era difficile sostenere quello sguardo, la
metteva un po’ in soggezione, forse per il fatto che era più grande di lei o forse perchè
diceva quello che pensava.
“Vado a prendere una bottiglia d'acqua e arrivo” disse andando verso il bancone. Aveva
bisogno di alcuni secondi per riprendersi. Sentiva la testa vuota e aveva paura di svenire da
un momento all’altro. Sapeva che era venuto per lei ma, sentirselo dire mentre la guardava
in quel modo, era tutta un’altra cosa.
Matteo si sedette al tavolo senza smettere di guardarla.
“Penso che sto per svenire” disse Sara ad Andrea.
“Tieni l'acqua. E meno male che ti ho avvisata che c'era. Immagina se te lo ritrovavi qui” le
disse a bassa voce ridendo.
“Sarei morta sicuro” aggiunse facendo lunghi respiri.
“Voglio proprio vedere cosa ti inventi adesso”
“Non mi mettere ansia” disse irritata. Non voleva che le rovinasse il momento, per qualche
minuto aveva dimenticato la bugia che gli aveva detto ma, le parole di Andrea, avevano
riacceso il lei il senso di colpa per avergli mentito.
“E' un bravo ragazzo Sara e ha già sofferto per colpa della sua ex… non fare la stronza pure tu”
“Perchè cosa è successo con la sua ex?” domandò incuriosita. Quella parola “ex” le aveva
fatto provare una certa gelosia.
“Questo te lo racconterà lui se vorrà” rispose serio. Le aveva raccontato fin troppo.
“Non puoi dirmi una cosa e lasciarla a metà” si indispettì.
“Vai va che ci sta fissando”
Prese la bottiglia d'acqua e, arrivata al tavolo, si sedette di fronte a lui.
“Quindi sei venuto apposta per vedere me” disse con sguardo malizioso cercando di non
diventare nuovamente rossa come un pomodoro.
“Si” rispose lui ” Ti fa piacere?” le domandò guardandola intensamente negli occhi.
“Tu cosa credi?” chiese cercando di sostenere il suo sguardo.
“Credo di si”
“E cosa te lo fa pensare?” gli domandò nuovamente. Quel gioco le stava iniziando a piacere.
“Che quando mi hai visto hai sorriso e sei seduta qui con me” disse appoggiandosi al tavolo
e avvicinandosi a lei. Voleva fare la dura ma sapeva che, in realtà, si stava sciogliendo per
il solo fatto che lui la guardasse. Era diversa dalle altre ragazze ma aveva capito che anche
a lei i suoi occhi la facevano impazzire.
Sara sentì un groppo allo stomaco e il cuore iniziò a batterle forte.
“In verità avevo solo sete e devo aspettare che mi vengano a prendere” disse ridendo e
distogliendo lo sguardo.
“Non ci credi nemmeno tu” rispose lui sapendo che l’aveva già conquistata.
Rimasero un attimo in silenzio ciascuno sorseggiando la bottiglia che aveva in mano.
“Perchè ti vengono a prendere? Non hai la macchina?” domandò incuriosito. Voleva sapere
ogni cosa di lei.
Ecco. Primo problema. Cosa gli avrebbe risposto? Mannaggia a lei e al perchè gli aveva
detto quella bugia.
“No non ho la macchina…non mi piace guidare” era la cosa più semplice da dire.
“Però è comodo non devi dipendere da nessuno” aggunse lui, stupito dal fatto che potesse
ancora esistere una ragazza che non guidasse. In fondo anche quello la rendeva diversa
dalle altre.
“Si quello è vero…” voleva sprofondare. ” In verità non ho neanche la patente” disse quasi
vergognandosi. Maledetto Andrea, anche questa volta aveva ragione. Cosa si sarebbe
inventata?
“Davvero? Sei la prima persona che conosco che non guida” disse lui stupito ma vedendo
la sua espressione aggiunse “Ma non è fondamentale guidare. Poi così posso accompagnarti
io dove vuoi”
Lei sorrise. Era davvero troppo carino. Poteva essere l'occasione per dire la verità. Avrebbe
voluto dirgli che non aveva la patente perchè non aveva neanche diciotto anni. Ma le cose
stavano andando bene e non voleva rovinare tutto. Sicuramente si sarebbe alzato e se ne
sarebbe andato, lasciandola li, seduta da sola a quel tavolino, maledicendo il momento in
cui aveva deciso di confessare.
“Chi ti viene a prendere? Il tuo fidanzato?” le domandò Matteo, immaginando la risposta
solo per il fatto che fosse li con lui. Però voleva sentirlo dalla sua bocca.
“Non ho il fidanzato…viene mia mamma”
“E se dici a tua mamma di non venire e ti accompagno io?” disse guardandola nuovamente
con quegli occhi paradisiaci.
Come avrebbe potuto dirgli di no? Stare con lui, conoscerlo, era quello che desiderava da
una settimana, dal venerdì precedente in cui si erano visti per la prima volta.
“Mmm ci sta” non ci pensò due volte e si alzò, allontanandosi per chiamare la mamma.
“Sara amore, massimo dieci minuti sono li” le rispose.
“No mamma non preoccuparti. Ha detto Andrea che mi accompagna lui, oggi finisce
prima di lavorare. Torno un po' più tardi perché devo accompagnarlo a comprare una cosa”
mentì. Stava diventando una professionista delle bugie, lei che fino a poco fa non riusciva
a nascondere niente. Ma non avrebbe mai potuto dire a sua mamma che l’avrebbe
riaccompagnata un ragazzo che aveva appena conosciuto, sarebbe piombata al club in un
nano secondo.
“Va bene. Ringrazia Andrea da parte mia”
“Certo” e riattaccò tirando un lungo sospiro.
“Tutto ok” disse sedendosi.
“Cosa le hai detto?” domandò Matteo immaginando che non le avesse parlato di lui.
“Che mi riaccompagna Andrea” disse ridendo.
“Diciamo le bugie?” la guardò lui maliziosamente.
“Si chiamano bugie a fin di bene”
“Se lo dici tu…Andiamo?” le chiese iniziando ad alzarsi.
“Si…vado a salutare Andrea”. Rispose Sara, senza riuscire a non fissarlo. Cazzo quanto era
bello! Stando in piedi si notava il suo fisico perfetto. E stava per uscire con lui!
Il barista non aveva perso un istante della conversazione.
“Non hai la patente perchè non ti piace guidare eh? Stai giocando col fuoco” era
preoccupato, li vedeva entrambi presi l’uno per l’altra ed era felice per loro, però Sara aveva
iniziato con il piede sbagliato.
“Ma smettila…Ho detto a mia mamma che mi riaccompagni tu, giusto se un giorno ti
chiedesse”
“Non mettermi in mezzo Sara” le disse seriamente.
“Dopo ti scrivo” disse mandandogli un bacio. Era felice ma allo stesso tempo nervosa,
peggio di un’interrogazione.
“Sei terribile” le disse lui sorridendo.
Andò verso Matteo che la stava aspettando e uscirno.
“La macchina è li” disse indicando una bellissima BMW serie 1 azzurra.
Architetto con il macchinone: doveva essere pieno di soldi, pensò.
“Che bella macchina” gli disse. Non era un’esperta in fatto di motori, però quell’auto le
piaceva davvero.
“Ti piace?” le domandò prendendo il telecomando dalla tasca e aprendo.
“Molto” disse aprendo la portiera e sedendosi.
“Hai impegni dopo?” le chiese Matteo mettendo in moto e abbassando il volume della
musica affinchè potessero parlare.
“No perché?”
“Ti va di andare a fare un giro?” domandò girandosi rapidamente verso di lei.
“Certo!” Era felice che glielo avesse chiesto. Non voleva andare subito a casa, voleva stare
con lui, conoscerlo. Era venerdì e il giorno dopo non avrebbe avuto scuola. Sarebbe uscita
con i suoi amici verso sera ma non le sarebbe dispiaciuto annullare ogni impegno per stare
con lui. Inoltre con sua mamma non ci sarebbero stati problemi: aveva messo le mani avanti
dicendo che sarebbe tornata più tardi perchè il barista del tennis club le aveva chiesto di
accompagnarlo non si sapeva bene dove.
Matteo sapeva che avrebbe accettato. Uscì dal parcheggio del tennis club e imboccò un
grande viale alberato. Dove poteva portarla? Fosse stata una delle ultime ragazze che aveva
frequentato, conosciuta sui siti di incontri, sarebbe andato diretto a casa sua. L'obiettivo di
quelle frequentazioni era solo uno e sempre lo stesso. Ma con lei era diverso, gli piaceva
davvero. E lei stessa era diversa, non ce la vedeva ad andare a letto con il primo sconosciuto
che le avesse fatto due moine. Sembrava timida, da come arrossiva ogni volta che la
guardava e questo lo faceva impazzire. Voleva chiacchierare con lei, sapere tutto della sua
vita, sapere cosa le piaceva, chi era questa Sara che tanto lo aveva colpito con solo uno
sguardo.
“Dove andiamo?” gli domandò lei distogliendolo dai propri pensieri. Andrea le aveva
ripetuto più volte che era un bravo ragazzo. Poteva stare tranquilla che non fosse nessun
assassino seriale. Poi c’era lui come testimone che li aveva visti uscire insieme, se fosse
scomparsa o chissà cosa, avrebbero saputo chi fosse il colpevole. Ma cosa stava pensando!
“Passeggiata al parco?” propose lui. Avrebbero potuto fare una passeggiata, parlare, poter
stare da soli, senza troppa gente intorno.
“Bella idea! Oggi si sta benissimo” esclamò entusiasta.
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