A diciotto anni mi ritrovai magra al punto giusto, bella come le ragazze da copertina, intelligente, amata dai professori, dai miei genitori, da tutta la scuola. Sembrerebbe il lieto fine di una bella storia, ma in realtà è proprio qui che ebbe inizio il mio incubo.
Successe un pomeriggio, credo. Ma cominciamo dall’inizio.
Mi chiamo Elena, avevo appena compiuto diciannove anni e frequentavo un liceo classico privato, che mi avrebbe permesso di accedere alle università migliori in Europa dopo la maturità.
Facevo parte della redazione del giornale scolastico, mi occupavo della raccolta fondi per le adozioni a distanza e giocavo come libero nella squadra di pallavolo della scuola.
Non si può certo dire che la mia vita fosse priva di impegni!
Vivevo con mia madre e mio padre, le persone più straordinarie del pianeta; mio padre faceva parte del consiglio di amministrazione di una corporate americana, mia madre era invece docente di Letteratura Inglese all’università. Non mi hanno mai negato nulla e avevo con loro un rapporto limpidissimo, non c’era niente che non sapessero di me.
La mia migliore amica, Claudia, seguiva le mie stesse attività, eravamo amiche dal primo anno di liceo, non c’era nulla che una non sapesse dell’altra, adoravamo passare il sabato sera a parlare dei nostri progetti, di quello che avremmo voluto fare in futuro.
Circa un anno prima avevo cominciato a frequentare un ragazzo splendido, Daniele, con cui ormai facevo coppia fissa. Daniele era perfetto: alto, slanciato, ricordava un po’ quelle statue greche, quei famosi Bronzi di Riace, associati a un viso simmetrico, curato e solare, completato da un sorriso smagliante. Non discutevamo mai, tutto andava sempre bene a entrambi. Sapevamo ogni cosa l’uno dell’altra e tutta la scuola invidiava il nostro splendido rapporto, nessuno avrebbe potuto pensare a niente di meglio.
Una mattina, dopo scuola, Claudia venne come di consueto a studiare da me. Mangiammo un pranzo veloce, preparato da Livia, la cuoca diplomata che mia madre aveva voluto assumere per bilanciare meglio i nostri pasti.
Dopo che ci sistemammo nello studio, prima di aprire i libri, come sempre, ci concedemmo una piccola pausa per parlare un po’ delle nostre vite. La maturità era alle porte ma non ci spaventava più di tanto, l’unica cosa che realmente ci elettrizzava era il dopo. La vita che ci aspettava una volta uscite dal liceo, quando finalmente saremmo state libere di essere le persone che volevamo essere.
Io e Claudia avevamo un rapporto quasi morboso, amiche da anni, sempre vicine di banco, ci scambiavamo gli appunti, i vestiti, i segreti. Avevamo sempre avuto le stesse opinioni su tutto, non c’era mai stato nemmeno un attrito tra di noi.
«Allora, come vanno le cose con Daniele? È un po’ che non me ne parli» mi chiese la mia amica, controllandosi le doppie punte.
«Tutto bene, come al solito» tagliai corto io.
Non so perché ma ero in una di quelle giornate, che in quel periodo erano cominciate a diventare sempre più frequenti, in cui quello che mi circondava mi lasciava del tutto indifferente. La mia vita era priva di sfaccettature. Tutto era esattamente ciò che sembrava e non ero così convinta che fosse quello che volevo davvero. Ne parlai a Claudia, o almeno tentai, ma non fu per niente facile. Ero convinta che quello strano discorso non fosse di suo gradimento.
«Ma, El, sembra quasi che non ti piaccia la vita che fai!» mi disse, dopo che avevo cercato di esporle i miei pensieri.
Sospirai. Almeno aveva capito il punto centrale della discussione.
«Non è che non mi piaccia, solo che non mi soddisfa completamente. So già tutto quello che mi succederà. Non vedo l’ora che la scuola finisca, così potremo finalmente dedicarci a… non lo so, a qualcos’altro.»
La mia amica mi guardava perplessa. Era inutile, non riusciva a capire. Cercai di spiegarmi meglio.
«Cla, non hai mai voglia di fare qualcos’altro? Cosa c’è oltre a questo?» Indicai i fogli sparsi davanti a noi, appunti, test d’ingresso per l’università.
Claudia alzò finalmente gli occhi dalla ciocca che stava torturando.
«Cosa vorresti che ci fosse? Hai tutto quello che una persona può volere, una bella vita, l’ingresso all’università assicurato, una famiglia che ti tratta come se fossi una dea e Daniele che… be’, è Daniele.»
Mi soffermai sulla risposta di Claudia. Sembrava quasi che ci fosse del risentimento in quello che mi stava dicendo. Cominciai a innervosirmi, non avevo mai discusso o alzato la voce con lei per tutti gli anni in cui eravamo state amiche.
«Non ho detto che vorrei qualcosa di meglio, so che sono fortunata, ma vorrei che tutto non fosse sempre così stabilito. Ci dev’essere qualcos’altro.»
Claudia scosse la testa.
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