Ti avverto: non sono un libro di botanica o di geologia. Non sono nemmeno un volumetto di estetica e non ti insegnerò ad abbinare artisticamente sassi e fiori.
Sono fatto di trapezi e di vertigini, di abissi e di coralli. Sono un dono personale a te che mi prendi in mano ora.
Riferimenti a fatti, persone o avvenimenti sono puramente casuali e se ti riconosci nelle emozioni, che alacremente disvelo e alacremente celo, significa che sono riuscito a vincere la scorza di ghiaccio e a diventare presenza. Significa che non sono solo carta, ma vita che raggiunge altra vita, che si mescola e si trasforma, che scompare per riapparire altrove, come tutto quello che esiste.
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Visione
Spero che ti piacciano le fiabe che non sembrano fiabe, ma che paiono quasi sogni, visioni, che ci raggiungono all’alba, poco prima del risveglio.
Un citofono suona, vigorosamente. È domenica mattina. Chi sarà mai a quest’ora? Non lo so, proviamo ad aprire. Un momento, c’è il videocitofono. La nipote scorge il nonno, morto da quattro mesi. Se ne sta quieto ad attendere che si apra la porta. La ragazza ha un sussulto, il battito accelera, le mani tremano, la gola brucia violentemente per il subitaneo afflusso di sangue al cervello. Si gira verso la nonna che, ignara, prepara la colazione.
«Nonna, è il nonno. Che faccio, apro?»
«Apri, certo che devi aprire.»
«Nonna, ma il nonno non era, non è… morto?»
«Anche io ne ero… ne sono convinta, comunque apri, poi cercheremo di capire.»
La nipote apre la porta, trattenendo il tremito, governando cuore e respiro.
«Ne avete impiegato di tempo ad arrivare! È da due minuti interi che attendo davanti alla porta» esclama il nonno, agitando il giornale, che tiene ben saldo nella mano destra.
«Vieni, nonno, ti aiuto a sistemarti in giardino» propone la nipote.
Mentre il nonno avanza, lei lo guarda incredula, sconcertata, così sconvolta che non riesce nemmeno a salutarlo.
«Vieni, nonno, va bene così? Hai bisogno di qualcosa d’altro, che ne so, un tavolino, una matita?»
Il nonno annuisce e fa segno che va tutto alla perfezione. Comincia a leggere il giornale, con tranquillità. Gli occhi della nonna e della nipote si incontrano, si sposano, nella perfetta coerenza delle sensazioni che vivono.
«Dobbiamo capirci qualcosa di più, dobbiamo fargli delle domande» sussurra la nipote alla nonna.
«Io sono troppo sconvolta, comincia tu» propone la nonna alla nipote.
«Nonno, scusami se ti disturbo ma… dove sei stato?» domanda, ingenuamente, la nipote.
«Tesoro, ma dove vuoi che sia stato? A prendere il giornale, come tutte le mattine. Solamente che sono andato alla prima edicola: era chiusa. Poi alla seconda, alla terza. Alla fine, dopo aver girato in lungo e in largo, ho trovato un’edicola aperta, ho acquistato il giornale e sono tornato. Ci ho messo un poco di più del solito. Perché me lo chiedi?»
«Te lo chiedo perché mi sei mancato da morire. Perché avresti potuto almeno telefonare. Perché, corroso dal terrore di non rivederti più, il mio cuore è diventato un groviglio di sangue e di tessuti muscolari. Perché chiudere la tua tomba è stato come venire trafitta da sette spade. E ora si sono schiantate a terra, vinte dalla luce, sono cadute avvolte da un rumore assordante, quasi esplosivo: si sono disintegrate.»
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