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Il pianto del fuoco

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La festa del Sacro Cuore di Gesù è una tradizione nel Sudtirolo ed è nota per i fuochi a forma di cuore che si accendono sui monti, a celebrare un’antica promessa di devozione. Quest’anno, però, sulla festa aleggia una minaccia terribile, che coinvolge la sparizione di tre bambini inglesi e la comunità pedopornografica di Playlol.
La direttrice del CNCPO, Maria Concetta Marchi, e l’ispettore Lorenzi, aiutati dall’investigatore inglese Lukasz Kaminsky, si ritrovano così a scendere nelle profondità delle reti anonime per scoperchiare il vaso di Pandora che è il dark web e scoprire i piani perversi dei responsabili, prima che sia troppo tardi.
I pezzi del puzzle sembrano lentamente ricomporsi, ma un colpo di scena mescolerà le carte in gioco, sconvolgendo la direttrice Marchi e facendo crollare tutte le sue certezze.

I

«Vieni, piccolo stronzo. Adesso sai quello che devi fare, vero?»

Lasciava accesa solo la luce della piccola lampada verde sulla scrivania, poi chiudeva le tende e infine la porta.

Iniziava sempre così.

Poi lo faceva inginocchiare davanti a sé e rideva, mentre si abbassava i pantaloni. Una risata sommessa e beffarda che durava pochi secondi.

Infine, il buio.

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Non ricordava nulla. Solo le lacrime che scendevano copiose quando quell’uomo andava via.

Le ricordava ancora.

Lo odiava e aveva finito per odiare anche la madre che lo aveva portato a casa.

«Vedrai, amore mio, Franco ti piacerà. È un uomo perbene, lavora in paese nella fabbrica di pelati e poi io sono stanca di stare sempre da sola. Lui mi fa stare bene.»

Così gli aveva detto un giorno sua madre e lui all’inizio ci aveva creduto. Ogni tanto Franco portava qualche giocattolo, una volta gli aveva addirittura regalato un album con le figurine dei calciatori.

Ma c’era qualcosa di strano in quell’uomo.

Lo aveva avvertito fin dall’inizio, ma non sapeva bene cosa fosse. Forse quegli occhi che lo fissavano a tavola, mentre cenavano tutti e tre insieme come una famiglia normale, o forse quelle mani grandi e callose che gli incutevano un certo timore.

Un pomeriggio, mentre la madre era al lavoro, Franco entrò in camera sua e gli disse che lo avrebbe aiutato a fare i compiti perché era libero e poteva dedicargli un po’ di tempo.

Si sedette accanto a lui e cominciò a raccontargli una storia.

Gli parlò di un castello dove alcuni uomini avevano portato un gruppo di ragazzi dopo averli rapiti e sottoposti a indicibili sevizie e torture di ogni tipo.

Franco si soffermò sui particolari più crudi, mentre un sorriso sinistro gli illuminava il volto. Lo implorò di smettere, perché non voleva ascoltarlo, né sentire più nulla, desiderava solo che se ne andasse.

Ma non se ne andò. Non subito.

Prima avrebbe dovuto fare una cosa.

Quando tutto finì, Franco gli disse di non dire niente alla mamma, altrimenti avrebbe fatto del male a entrambi. Poi, finalmente, uscì dalla stanza.

Quella sera Pasquale disse alla mamma che non avrebbe cenato perché gli faceva male lo stomaco e rimase in camera. Guardò verso la lampada verde e vide che c’erano dei piccoli disegni ricamati sulla stoffa. Non ci aveva mai fatto caso e, incuriosito, si avvicinò. Gli sembravano delle stelle, o magari erano semplicemente figure geometriche. Forse dei simboli.

Il pomeriggio seguente Franco tornò e lui non si oppose nemmeno. Fece quello che gli chiedeva senza battere ciglio, senza parlare, senza pensare, senza reagire.

E fu così per quasi tre anni.

Subiva qualunque cosa, senza dire nulla. Quando sentiva la porta aprirsi, osservava quella stampa appesa sulla parete. Era l’immagine di un ragazzo che soffiava in una bolla di sapone. Il quadro era stato dipinto da un pittore impressionista di fine Ottocento. Chiudeva gli occhi e immaginava di trovarsi in quella bolla di sapone e di fluttuare nell’aria.

Riusciva a vedere le persone, le città, i monumenti. Si sentiva felice e assaporava quegli attimi.

Era il suo modo di distaccarsi dalla realtà. Era il suo modo di difendersi.

Una mattina d’estate sentì dei rumori in cucina. Entrò e vide sua madre piangere.

«È successo qualcosa a Franco, mi hanno appena chiamato. Ha avuto un incidente in fabbrica, non ho capito bene… Franco adesso è in ospedale, mi hanno detto che è grave… Forse è un’ustione, io corro da lui. Tu resta qui e, se hai bisogno di qualcosa, chiedi alla signora Marta. Va bene?»

«Va bene, mamma, non preoccuparti, non ho bisogno di nulla.»

Dopo due settimane, Franco morì. Si seppe che non era stata un’ustione, ma che fu stritolato da una macchina.

A sua madre non disse mai niente, perché non sarebbe servito a nulla. Solo ad aumentare il suo dolore.

Ma quella ferita rimase.

Ogni tanto piangeva di nascosto, senza farsi vedere, ma quel pianto non faceva altro che alimentare il fuoco che covava dentro.

2024-01-01

Aggiornamento

Grazie per il riconoscimento. Il pianto del fuoco è stato scelto tra i libri preferiti dei bibliotecari e delle bibliotecarie della città di Bolzano
2023-03-04

Aggiornamento

Che dire? Solo grazie, non so come altro esprimere la mia soddisfazione e la mia gratitudine. #ilpiantodelfuoco ha raggiunto l’obiettivo con largo anticipo e a settembre sarà pubblicato e sarà finalmente un libro. Ho ricevuto molti feedback, tanti suggerimenti e consigli e ringrazio tutti di vero cuore. Sono stati giorni intensi, fatti di ansie e paure, ma anche di sorrisi e soddisfazioni. Giorni che rivivrei mille volte!!! Luigi
2022-01-13

Aggiornamento

Oggi il quotidiano Alto Adige parla del libro 😊
2022-12-31

Aggiornamento

Che dire? In pochi giorni abbiamo raggiunto già un terzo del cammino. Il primo obiettivo (60 preordini) è raggiunto e superato. Grazie per la fiducia!!! Continuiamo così 🤞 Buon anno a tutti ❤️

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Luigi Lamberti
è un Ispettore della Polizia di Stato. Vive a Merano ed è in servizio presso la Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica di Bolzano, ove ha ricoperto anche l’incarico di responsabile della Squadra Indagini Pedofilia Online. Nel corso della sua attività ha collaborato a operazioni nazionali e internazionali di polizia volte al contrasto del fenomeno e all’individuazione di comunità pedofile nel dark web, per le quali ha ottenuto riconoscimenti professionali.
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