«Chiudo?Sono io l'ultima ad uscire?» e nel chiederlo Ludovica, primogenita della famiglia Noto, fa scattare automaticamente la chiusura della porta senza aspettare risposta. Sa bene che tutti la stanno aspettando in auto per accompagnarla al porto.
Sua madre Rosa, che da sempre, tutte le estati, è pronta ad accogliere sull'isola i turisti nel suo piccolo e accogliente residence vacanze, è seduta avanti; suo padre Salvatore, che da Trapani, ogni fine settimana giunge a Favignana per trascorrere il week end con la famiglia, aspetta di chiudere il bagagliaio prima di mettersi alla guida.
Lui fa il portalettere e dopo aver finito il turno del sabato mattina, prende il traghetto e mangia il “pane cunzato” preparato la sera prima sulla piccola imbarcazione, godendo del venticello e della compagnia dei gabbiani, che volano intorno al natante e lo accompagnano nella piccola traversata del breve tragitto che separa Trapani dalla prima isola delle Egadi.
Infine, ben accomodati sui sedili posteriori dell'auto, ci sono i suoi 2 fratelli gemelli, più piccoli di lei di ben 9 anni, arrivati quando ormai sembrava che dovesse rimanere figlia unica. Ludovica infatti era nata quando i suoi genitori avevano rispettivamente 34 anni la madre e 37 il padre, e pur avendo provato per anni ad avere altri figli, questi erano arrivati quando la mamma aveva spento già da 3 anni 40 candeline. Erano dunque un vero e proprio miracolo da sempre per tutta la famiglia. Alfio e Andrea, il giorno e la notte, cane e gatto, bellissimi ma impossibili, i suoi affezionatissimi e divertentissimi fratelli. Dopo la sua partenza sarebbero stati loro a tenere banco in casa e a catalizzare tutte le attenzioni della mamma.
Rosa, diversamente dalle altre madri lavoratrici, forse perchè aveva avuto la gioia di avere figli in tarda età, aveva sempre pensato in prima persona alle loro esigenze, spesso inventandosi modalità lavorative sperimentali e all'avanguardia, come quella volta che mise il box con i gemelli davanti alla reception del suo residence, per poter tenere d'occhio i suoi bambini, all'epoca duenni, e nello stesso tempo lavorare. Con la musica di sottofondo che aveva adottato come strategia, sia per distrarre i gemelli dai capricci che per coprire eventuali pianti isterici di ricerca di attenzioni non giustificate, aveva fatto bingo. I clienti avevano apprezzato molto quell'approccio familiare, che li faceva sentire subito a loro agio, anche perchè il target principale dell'attività turistica di Rosa erano proprio le famiglie con bambini fino ai 12 anni.
Ogni famiglia si caratterizza per proprie abitudini, propri modi di fare, propri linguaggi e per il tipo di rapporti che si instaura tra i propri membri. Nessuna famiglia è uguale ad un'altra. Si possono trovare delle affinità tra nuclei familiari ma mai una perfetta corrispondenza.
Sicuramente il bagaglio che ognuno di noi si costruisce negli anni dell'infanzia, all'interno della propria famiglia, diventa le fondamenta su cui costruire, a propria volta, il proprio modo di essere adulti e indipendenti. Diventare adulti non è una passeggiata ma richiede costanza, dedizione e impegno. Di questo era convinta sua mamma Rosa, che non aveva quindi voluto delegare ad altri l'educazione dei propri figli, anche se questo aveva richiesto tanti sacrifici e la mancanza totale di tempo da dedicare a se stessa.
Chiudendo la porta Ludovica non può fare a meno di girarsi e dare un'ultima occhiata al piccolo giardino di casa, con il suo popolo di gatti multicromatici, che abitano l'isola da quando lei ne abbia memoria.
Ama quegli animali eleganti e indipendenti, in grado di procacciarsi cibo e coccole sfruttando le loro doti naturali di tenerezza ma anche di coraggio. La loro agilità nello spiccare salti in alto e raggiungere tetti e angoli preclusi agli altri, li faceva valutare ai suoi occhi, superiori agli altri esseri viventi.
Sull'isola tutti amavano i gatti e i dolci animali avevano avuto modo di proliferare, dando vita ad una colonia ben strutturata e numerosa.
Si potevano trovare gatti ovunque: sulle auto, sistemati sui cestini porta oggetti delle biciclette, sui sedili degli scooter, ai piedi degli alberi, sui gradini delle abitazioni. Ovunque era un tripudio di ciotole con acqua e cibo, e ricoveri improvvisati e alcune vere e proprie casette, per far sì che ai micetti non mancasse nulla.
I turisti erano affascinati e ben disposti verso di loro, comprendendo fin da subito che i veri padroni dell'isola non erano i suoi abitanti ma i loro gatti.
L'amore per gli animali aveva accompagnato Ludovica sin da quando era piccola e trascorreva buona parte del suo tempo libero a cercare animali in difficoltà. Spesso allattava i piccoli abbandonati dalle mamme oppure troppo deboli per mangiare insieme agli altri, si preoccupava che i gatti avessero sempre le giuste cure e non soffrissero il caldo in estate e il freddo in inverno e distribuiva pipette antiparassitarie a destra e a manca. Tutti sull'isola conoscevano la sua grande passione, non solo verso i gatti in verità, ma verso tutti gli animali. Una volta un gabbiano era rimasto con il becco impigliato in un amo da pesca, e lei prontamente l'aveva soccorso.
Un'altra volta una tartaruga marina si era spiaggiata e alcuni amici avevano chiamato lei per metterla in salvo e portarla nel vicino centro di recupero tartarughe marine, nato nell'ex tonnara accanto al porto e dove spesso Ludovica faceva volontariato in estate.
«Preso tutto? Se dimentichi qualcosa vorrà dire che verremo presto a trovarti Vic!» annuncia con un sorriso speranzoso Rosa. Ma Ludovica sa di non aver dimenticato niente perchè sono mesi che organizza la sua nuova vita nella capitale.
Quella mattina l'aria è particolarmente gradevole e profumata di mare e agrumi, come se l'isola sapesse che sarebbe stato per lungo tempo il suo ultimo ricordo.
Perfino il vento, che solitamente alle 6 del mattino di un giorno di fine settembre spira a tratti impetuoso, quel giorno è carezzevole e gentile, e con un tocco affettuoso sembra che voglia salutarla.
L'auto procede a passo d'uomo sulla strada non asfaltata e alza, al suo passaggio, una nuvola bianca di polvere. Dopo settimane trascorse in garage, il mezzo sembra felice ma prudente nel percorrere nuovamente i pochi chilometri che separano la villetta dal porto. In auto l'atmosfera è serena e rilassata anche se si avverte nell'aria quel senso lievemente nostalgico e malinconico, che accompagna ogni partenza.
Partire equivale ad iniziare un nuovo capitolo della propria vita, significa prendere consapevolezza che c'è in atto un processo di cambiamento e di perdita di equilibrio. Come gli acrobati ci si accinge a camminare su un filo teso nel vuoto, con la sola forza del nostro corpo e della nostra esperienza, non sapendo fino alla fine se l'impresa riuscirà oppure ci si dovrà aggrappare alla rete di protezione. E, in quei casi, si spera di avere una robusta e salda rete a cui attaccarsi o lasciarsi semplicemente planare sopra.
I 5 occupanti della vettura canticchiano una canzone di Mango che parla di sole, cibo e mare, e guardano dai finestrini le tante calette che costeggiano la strada, che ancora qualche turista si appresterà ad occupare in tarda mattinata, godendo del bel mare e della poca affluenza di persone in questo periodo dell'anno.
Anche le imbarcazioni al largo di Cala Rossa ora sono quasi dimezzate perchè molti sono partiti per rientrare nelle loro città e tornare alle proprie occupazioni e lavori. L'atmosfera estiva presto lascerà il posto alla calma tranquillità ottobrina, in cui gli abitanti faranno il resoconto della stagione appena passata e provvederanno a prepararsi per l'inverno, riappropriandosi dei propri spazi.
La mamma Rosa farà ripulire tutti gli appartamenti, ben 10 villini indipendenti con al centro una grande piscina, riordinerà tutte le attrezzature estive utilizzate dai turisti e svuoterà la piscina, e così il “Residence Posidonia” attiverà per i mesi freddi la modalità ridotta del turismo invernale, meno caotico e meno pretenzioso di quello estivo.
Il traghetto è gia pronto per accogliere i turisti e la gente del posto che necessita di lasciare l'isola quella mattina.
“Ludovica Noto” legge il suo nome sul documento che ha in mano e sorride, pensando che non sarebbe piu stato così familiare e appunto “noto” a tutti, una volta arrivata in città. Quel senso di anonimato sarebbe stato una piacevole novità.
Sull'isola era da sempre la figlia di Salvatore e Rosa, a Roma invece sarebbe stata solo Ludovica, con identità propria e ben distinta da tutti gli altri.
Quella sensazione di totale apertura al futuro e alla vita, che le dà tanta energia ed entusiasmo da farle girare la testa, si amplifica non appena il traghetto chiude il portellone e parte. La ragazza inspira profondamente l'aria nei polmoni e assapora il mistero e le novità che si stagliano sulla linea dell'orizzonte.
Osserva distrattamente la gente che la circonda e la sua mente vola, persa tra i tanti progetti e le tante aspettative che ha riposto nella scelta di studiare a Roma, la capitale, il centro del mondo antico, della politica nazionale, dello spettacolo, città d'arte impareggiabile e punto di riferimento di tutti gli ambiti culturali, di moda e di commercio.
Ludovica ha sempre avuto le idee chiare in merito: ha sempre amato la sua vita sull' Isola perchè il mare e l'acre odore di posidonia fanno parte di lei, l'acqua limpida che si infrange sugli scogli delle calette che fin da piccola ha esplorato con la piccola imbarcazione di famiglia sono cose di cui mai potrà fare a meno, ma sapeva che sarebbe arrivato il momento di lasciarla per andare incontro al proprio destino.
Inizialmente si era confrontata con le sue poche ma care amiche del paese. Alcune erano intenzionate a lavorare presso le piccole ma renumerative attività turistiche locali, altre avevano scelto di studiare nelle città vicine e fare le pendolari, altre infine avevano scelto città più lontane, nessuna però aveva concordato con lei sulla scelta di andare a studiare a Roma. E così si trovava a partire da sola, ma la cosa non la spaventava per niente.
Lei voleva solo vivere a pieno l'esperienza universitaria, anche se voleva dire essere sola e lontana, di sicuro sarebbe stata libera di percorrere strade nuove e sconosciute e di fare nuove emozionanti amicizie.
L'arrivo a Trapani la coglie di sorpresa così si affretta a prendere la valigia e la borsa e ad avvicinarsi alle scale di discesa. Imprime nella mente il rollìo del traghetto e scende facendo un sospiro.
Dopo il traghetto la attendono ancora molte ore di viaggio su strada, con i pullman di linea che partono dalla Sicilia verso il centro e il nord Italia.
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