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In preda al panico

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Margherita ha appena iniziato il liceo, un nuovo percorso carico di aspettative, ma non riesce a viverlo con la tranquillità dei suoi coetanei: gli insuccessi scolastici la buttano giù, ha sempre il terrore di non fare la cosa giusta e la sensazione perenne di sentirsi diversa e, di conseguenza, sbagliata. Oltre a questo, le sembra impossibile riuscire a conciliare tutti gli impegni. Lo studio, gli allenamenti di pattinaggio, le ripetizioni con Bea e le uscite con gli amici assomigliano a tasselli di un puzzle che non vogliono incastrarsi tra loro. Tutto ciò si ripercuote sulla sua salute, quando per la prima volta ha un attacco di panico. Da quel momento, per Margherita inizia un percorso di accettazione e di controllo delle emozioni, che le farà capire quanto sia importante avere il coraggio di chiedere aiuto.

1.IL MIO PRIMO GIORNO DA LICEALE 

È il 10 settembre, sono le sette e mezza e papà mi sta pregando da dieci minuti di scendere dal letto. In realtà è dalle sei che mi giro e rigiro tra le lenzuola pensando a cosa accadrà oggi.

«Margherita, ci sei?»

Non rispondo.

Vorrei restare ancora qui sdraiata nella mia camera, come se, varcando la porta, non mi sentissi più sicura.

«Dai, è tardi!»

Mi metto seduta pensando che un’altra magica estate è volata via. Se fossi stata ancora in Liguria, sarei corsa sul balcone a guardare se il mare era mosso o calmo, mentre adesso l’unica corsa che posso fare è dalla camera al bagno per prepararmi e cambiarmi. Ho appoggiato i vestiti sulla scrivania ieri sera, ma devo ammettere che è da agosto che ho in mente cosa indossare: t-shirt azzurra, felpa con la zip e jeans a vita alta.

Sono pronta.

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Chissà, sono pronta davvero? Alla fine, non sono molto diversa dagli altri giorni, anche se oggi è il giorno. Sto già pensando troppo e papà, puntuale come un orologio svizzero, non perde l’occasione per ricordarmi di non fare tardi e riportandomi con i piedi per terra.

«Guarda che vai bene così, non è il caso di passare la mattina davanti allo specchio! Ho appena finito di preparare la colazione, potresti venire a tavola?»

Noto compiaciuta che mamma è più in ritardo di me: che novità!

«Sbrigati, ti prego!» le strillo dalla cucina.

Sono emozionata. E poi tra poche ore vedrò Lucrezia, la mia nuova compagna di classe. Ho una vaga idea di quale possa essere il suo viso, l’ho vista su Instagram e ci siamo messaggiate molto nell’ultimo mese. Spero di riconoscerla ed evitare le mie solite figuracce, almeno il primo giorno di scuola.

Capisco che se voglio mettere quel filo di mascara è meglio correre.

«Non hai bisogno di truccarti, vai bene così!» Mio papà prova a convincermi per la fretta, ma io prontamente lo zittisco e continuo in questo arduo tentativo. Il trucco non è mai stato il mio forte.

Guardandomi allo specchio, mi spunta un sorriso e noto di essere ancora abbronzata: sul naso ho quel leggero rossore della scottatura che sta lentamente sparendo e le poche lentiggini che mi compaiono d’estate ci sono ancora tutte. Nella fretta trovo il tempo per lamentarmi di mia sorella Giulia che inizia la scuola un giorno dopo di me; quasi come ripicca vado in camera nostra e, trovandola ancora mezza addormentata nel letto, accendo la luce per farle un dispetto e svegliarla. Si arrabbia giusto un pochino.

«Uffa, Margherita, non puoi andare a scuola ed evitare di stressarmi alle sette?!»

Rido.

Alla fine, riesco a strapparle un bacio sulla guancia ed esco soddisfatta con lo zainetto in spalla. Urlo a mamma di sbrigarsi, mentre papà, invece, mi raggiunge in corridoio e con aria fiera, strappandomi a sua volta un bacio, mi sussurra: «Buon primo giorno di liceo, topina!».

«Grazie, daddolo!»

Provo sempre un leggero fastidio ogni volta che mi chiama “topina”… Insomma, ho superato l’età del ciuccio e del biberon da un pezzo. Però devo riconoscere che, anche se poche, le dolci parole di papà mi danno sempre un gran conforto.

Sono le otto e io e mamma siamo partite con la macchina da qualche minuto. Ho deciso di sedermi sul sedile posteriore per poter pensare al grande giorno. Il mio primo pensiero va subito a Virgi, che probabilmente sarà ancora a casa. Questo è il primo anno che passiamo distanti: dall’asilo è sempre stata la mia vicina di banco e compagna di primi giorni, oggi invece non sarà così. Mi viene da sorridere pensando a come andrà il suo. Proprio in quell’istante mi arrivano alcuni messaggi di augurio per un buon primo giorno da parte di parenti e amici. Ho alcune amiche più grandi che mi rassicurano, garantendomi che andrà tutto bene; credo a loro e sono contenta che si siano ricordate di me. Sara, per esempio, ha frequentato il mio stesso liceo e per due anni non ho fatto altro che chiederle se secondo lei sarebbe stata la scelta giusta per riuscire a conciliare scuola e pattinaggio; lei ha sopportato tutte le mie paranoie del caso aiutandomi nella scelta.

«Come mai sei di poche parole stamattina?» domanda mamma. «Non è da te» aggiunge.

«Nulla, sarà la classica agitazione da primo giorno di liceo!»

«Evitiamo per oggi i soliti drammi, non ce n’è proprio bisogno!»

«Okay» rispondo quasi scocciata.

Il viaggio in macchina sembra un po’ più lungo del solito, guardo fuori dal finestrino scorrere i mille palazzi e, per la prima volta, mi rendo conto di quanto è grande la città se paragonata al mio piccolo paese. Sono sempre stata abituata a viaggi brevi per raggiungere la scuola e di certo non ho mai dovuto attraversare la città intera.

Ecco che, quando siamo quasi arrivate davanti alla scuola, mi arriva un messaggio da Lucrezia.

Sono dentro, tu?

Le rispondo subito.

Arrivo tra 5 minuti

Oggi ci sarà la riunione di presentazione in aula magna, poi lo smistamento nelle varie classi e successivamente gli insegnanti parleranno ai genitori.

Stiamo camminando sul marciapiede, vedo molta gente in giro, anche se sono solo le nove, non sono abituata. Pullman, macchine e molti ragazzi con lo zaino in spalla si dirigono sicuri di loro verso la scuola. Prima o poi anche io saprò muovermi sui pullman senza perdermi.

2022-09-10

Aggiornamento

Presentazione del libro presso il centro Ars Gymnica di Valfenera (At) Intervista con un giornalista e rinfresco

Commenti

  1. Matteo Vanacore

    la capacità di esprimere le proprie emozioni, positive e negative che siano, credo abbia il potenziale per migliorare la nostra condizione inizialmente soggettivamente e successivamente collettivamente, credo si debbano incoraggiare i giovani a osservare, comprendere e soprattutto esprimere anche questi aspetti che tanto vengono valutati con superficialità nella società moderna.
    ci vuole molto coraggio per esprimere queste parti di se stessi al mondo quindi complimenti Isa per aver messo da parte le tue paure per esprimere qualcosa che può essere d’aiuto ad altre persone.

  2. Ciao, questo libro sarà bellissimo, sono molto orgogliosa della mia amica

  3. Martina Ellena

    Il libro ‘In preda al panico’, di Isabella Pirocca, scrittrice giovanissina, narra la storia di una quattordicenne e dei suoi incontri con l’ansia.
    Ritengo che la tematica sia di grande attualità essendo che, ad oggi, molti giovani soffrono di attacchi di panico causati dall’evolversi del contesto storico in cui viviamo.
    Credo, a prima facie, che la lettura sia semplice e scorrevole. Mi permetto di affermare che il libro ha la potenzialità di ispirare i ragazzi di oggi a superare momenti di difficoltà ma anche gli adulti/genitori che faticano a comprendere gli stati emotivi dei loro figli. E chissà se da una singola esperienza qualcun altro può trarne un’utilità o semplicemente una riflessione. Complementi Isabella.

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Isabella Pirocca
è nata a Torino nel 2004, è studentessa di un liceo classico a Torino e presta servizio di volontariato presso la Croce Rossa Italiana. È appassionata di scrittura fin da piccola e con In preda al panico, romanzo autobiografico, entra per la prima volta nel mondo dell’editoria.
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