Nelle sere in cui riuscivo a tornare lucido dai miei vagabondaggi notturni a Portomaso, mi sporgevo dalla finestra alla ricerca di una qualsiasi ispirazione, sperando di assistere a qualche evento magnifico che mi avrebbe fatto salire nell’utero materno della fama.
Non accadeva mai. E al massimo mi trovavo a fotografare qualche gabbiano solitario o la debole scia di un aereo che divideva in due il cielo.
Certe volte ascoltavo la radio e il mormorio dei suoni bianchi. Immaginavo quelle onde stonate percorrere le distanze e, in un battito di ali, mi ritrovavo a casa. Immerso in quella fuga sonora, era facile ritrovare un’affinità tra me e la fotografia.
Un disincanto che terminava all’arrivo del giorno.
Le giornate passavano pressappoco uguali l’una all’altra: spiagge, musei, strade, inquadrature ad angolo per nascondere la povertà dei cittadini. Poi, un giorno, andai in barca.
2
L’acqua ha diverse sfumature, variazioni di verde e d’indaco. Diventa spuma bianca quando s’increspa sugli scogli e si dipinge di blu non appena mi avvicino al fondale. La scogliera è in ombra, ma in alcuni punti sono visibili dei licheni verdi tra i dislivelli creati dal vento e dalle onde. Su di questi è presente una ragazza.
I capelli biondi e lisci le si aggrovigliolano sulla faccia mentre cerca di voltarsi nella direzione del click. Dalla schiena nuda si intravede il laccio del costume rosso, ha gli occhi chiusi e le braccia sono strette sui fianchi.
Mi rivolge una parola in francese, accenno un sorriso fingendo di capire ciò che ha detto, lei scuote la testa e alza gli occhi al cielo.
Sulla costa maltese di Gozo Comino ci sono solo turisti, guide, bagnini e marinai. Gli ombrelloni blu sono tutti uguali e si ha la percezione che rappresentino una tonalità più scura del mare.
Pago per un lettino e mi arrampico fino al numero sette. Al di sotto degli scogli, due panfili trasportano i turisti, alcuni sono condotti dalla corrente fino al molo, altri arrivano con gommoni gialli spaziosi.
Un uomo spalma la crema solare su di una donna dalla carnagione diafana che mangia un sandwich, entrambi portano occhiali da sole e guardano l’orizzonte.
In costume, con la tracolla della macchina fotografica appesa al torace, osservo una famiglia stazionare sotto l’ombrellone accanto al mio. I loro bambini si incastrano nei vestiti mentre se li tolgono, giocano ad avere un altro strato di pelle, poi iniziano a correre su e giù tra i bagnanti, arrampicandosi e imitando i pirati. Delle pietre rotolano tra le dita dei loro piedi e cadono sull’asciugamano di una donna attempata. Scatto una foto.
E poi un’altra. Alla costa color smeraldo che emerge dalla Laguna blu.
Nonostante gli occhiali, la luce del sole inizia a infastidirmi e mi distendo fino a quando non è l’ora di andare.
Luca Scali (proprietario verificato)
Non amo leggere e difficilmente trovo un libro che mi prenda abbastanza da continuare la storia, ma il libro di Martina ha la capacità di coinvolgere e trasportare il lettore in posti e situazioni lontanissime e reali.
Ho avuto il piacere di leggere diversi estratti e sono rimasto colpito dall’ambientazione e dalla facilità con cui le pagine scorrevano.Di solito per finire un libro ci metto molto tempo, fermandomi anche settimane su alcuni capitoli, questa volta non è successo e addirittura ho rimpianto di essere arrivato alla fine! Per quel che vale, da non lettore consiglio a chi come me ha difficoltà a trovare una storia coinvolgente di preordinare questo libro perché non ve ne pentirete.