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Qua dove non fui mai

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Saverio vive a Malta da qualche tempo: svogliato e sfiduciato verso la vita, gli altri e se stesso, riempie il tempo passeggiando e scattando fotografie per un’agenzia di viaggi. Durante un’escursione, trova in mare una carta d’identità: Havva Zahve è il nome che vi è impresso. Saverio vorrebbe, dovrebbe buttarla, ma non ci riesce. Aidha è una combattente, si trova a Mosul dopo la presa della città da parte di Daesh, e proprio qui la sua squadra viene catturata e imprigionata, per poi essere spedita in un carcere lager. La riconquista della libertà dovrà passare attraverso dolori e sofferenze indicibili e un mare che sembra non finire mai.

Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare qua, dove non fui mai.

Giorgio Caproni, Biglietto lasciato prima di andare via

1

Quando lo scorso anno avevo cominciato a fare le mie passeggiate serali, mi ero reso conto di vivere accanto a uno dei quartieri più veraci dell’isola.

All’inizio le mie erano camminate furtive: la stradina che scende dalla cattedrale di Saint Patrick e attraversa il Dingli Circus, la baia scogliosa, oppure nella direzione opposta, dove spettacoli teatrali improvvisati nel teatro Salesjan venivano coperti dal rumore del traffico.

Incrociavo un numero infinito di volti.

Quelle escursioni pian piano si allungarono, portandomi sempre più lontano. E fu inevitabile che una volta finito il patimento degli incontri in cui mi si ricordava di restare sobrio, il clamore vizioso di Paceville si facesse strada nella mia vita passo dopo passo.

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Nelle sere in cui riuscivo a tornare lucido dai miei vagabondaggi notturni a Portomaso, mi sporgevo dalla finestra alla ricerca di una qualsiasi ispirazione, sperando di assistere a qualche evento magnifico che mi avrebbe fatto salire nell’utero materno della fama.

Non accadeva mai. E al massimo mi trovavo a fotografare qualche gabbiano solitario o la debole scia di un aereo che divideva in due il cielo.

Certe volte ascoltavo la radio e il mormorio dei suoni bianchi. Immaginavo quelle onde stonate percorrere le distanze e, in un battito di ali, mi ritrovavo a casa. Immerso in quella fuga sonora, era facile ritrovare un’affinità tra me e la fotografia.

Un disincanto che terminava all’arrivo del giorno.

Le giornate passavano pressappoco uguali l’una all’altra: spiagge, musei, strade, inquadrature ad angolo per nascondere la povertà dei cittadini. Poi, un giorno, andai in barca.

2

L’acqua ha diverse sfumature, variazioni di verde e d’indaco. Diventa spuma bianca quando s’increspa sugli scogli e si dipinge di blu non appena mi avvicino al fondale. La scogliera è in ombra, ma in alcuni punti sono visibili dei licheni verdi tra i dislivelli creati dal vento e dalle onde. Su di questi è presente una ragazza.

I capelli biondi e lisci le si aggrovigliolano sulla faccia mentre cerca di voltarsi nella direzione del click. Dalla schiena nuda si intravede il laccio del costume rosso, ha gli occhi chiusi e le braccia sono strette sui fianchi.

Mi rivolge una parola in francese, accenno un sorriso fingendo di capire ciò che ha detto, lei scuote la testa e alza gli occhi al cielo.

Sulla costa maltese di Gozo Comino ci sono solo turisti, guide, bagnini e marinai. Gli ombrelloni blu sono tutti uguali e si ha la percezione che rappresentino una tonalità più scura del mare.

Pago per un lettino e mi arrampico fino al numero sette. Al di sotto degli scogli, due panfili trasportano i turisti, alcuni sono condotti dalla corrente fino al molo, altri arrivano con gommoni gialli spaziosi.

Un uomo spalma la crema solare su di una donna dalla carnagione diafana che mangia un sandwich, entrambi portano occhiali da sole e guardano l’orizzonte.

In costume, con la tracolla della macchina fotografica appesa al torace, osservo una famiglia stazionare sotto l’ombrellone accanto al mio. I loro bambini si incastrano nei vestiti mentre se li tolgono, giocano ad avere un altro strato di pelle, poi iniziano a correre su e giù tra i bagnanti, arrampicandosi e imitando i pirati. Delle pietre rotolano tra le dita dei loro piedi e cadono sull’asciugamano di una donna attempata. Scatto una foto.

E poi un’altra. Alla costa color smeraldo che emerge dalla Laguna blu.

Nonostante gli occhiali, la luce del sole inizia a infastidirmi e mi distendo fino a quando non è l’ora di andare.

2022-07-10

Aggiornamento

Grazie a tutti per avermi aiutata a raggiungere l'obiettivo! Non potrei essere più felice nel sapere che il libro ha stimolato la vostra curiosità, tanto da acquistarlo grazie per la fiducia. E grazie a chi mi sostiene ogni giorno e mi spinge ad andare oltre le mie paure.
2022-04-29

Aggiornamento

Grazie a tutti per questo traguardo! In breve tempo siamo arrivati a più del 50% di copie preordinate. Siete preziosi, un abbraccio. Martina

Commenti

  1. (proprietario verificato)

    Non amo leggere e difficilmente trovo un libro che mi prenda abbastanza da continuare la storia, ma il libro di Martina ha la capacità di coinvolgere e trasportare il lettore in posti e situazioni lontanissime e reali.
    Ho avuto il piacere di leggere diversi estratti e sono rimasto colpito dall’ambientazione e dalla facilità con cui le pagine scorrevano.Di solito per finire un libro ci metto molto tempo, fermandomi anche settimane su alcuni capitoli, questa volta non è successo e addirittura ho rimpianto di essere arrivato alla fine! Per quel che vale, da non lettore consiglio a chi come me ha difficoltà a trovare una storia coinvolgente di preordinare questo libro perché non ve ne pentirete.

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Martina Domenici
nasce a Livorno nel 1992. Si laurea in Infermieristica nel 2015 e nel 2020 consegue il diploma di Scrittura creativa, Sceneggiatura e Storytelling presso l’accademia Mohole di Milano. Con la short story La muta viene premiata dalla redazione di Marie-Claire come seconda classificata al concorso nazionale #mcbodytelling. In seguito, come guest editor
della rivista, scrive due articoli sull’associazione Refugeeswelcome e una testimonianza come infermiera impegnata nei reparti Covid. In collaborazione con l’accademia scrive una fanzine sul tema del dark-web, la sceneggiatura di un cortometraggio e una breve drammaturgia teatrale messa in scena durante il Fuorisalone di Milano nel 2019.
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