Potrei dover mentire per raccontare davvero tutto, per far sì che una parvenza del mio sentimento risuoni anche in voi.
Io odio mentire.
Quest’uomo lo sa, e sa che ogni libro iniziato mi è poi scivolato dalle mani, quando mi rendevo conto che era necessario inventare per proseguire.
Un esempio? Il nome. Che nome dovrei dargli per parlare di lui senza che la sua essenza scompaia? Potrei chiamarlo Gennaro, o Enrico, ma il solo associare questi nomi alla sua figura mi disgusta. Mi disorienta e allontana da voi, che mi costringete a sottrargli esistenza. Allora va bene, non lo chiamerò con alcun nome. Tuttavia dovrò mentire sul mio, sui gran fatti che ci sono successi, mascherandoli per non mettere completamente a nudo le nostre vite. Potrei riuscire a fare tutto questo?
Lui sorride placido, che bello sguardo che ha. Io sono fatta per scrivere poesie, non romanzi. Pezzi di parole che vengono acciuffati e costretti all’obbedienza, ma solo per poco, e poi eccoli, sono liberi di nuovo di svolazzarsene nell’immaginario del lettore.
Ora che questa cosa del nome tra noi è chiara, come posso chiamare i vari “lui” che troveranno spazio qui dentro? Certo, non posso confondere voi e loro chiamandoli “lui, lui, lui”. Ma che fare?
Mi dovrò piegare a scegliere un nome, sia pure fittizio, ma almeno mi pare che possa conservare un che di formale che meriti il vostro rispetto e interesse. La scelta sarà buffa e bizzarra, e per questo non priva di dolore da parte mia, come ogni bugia che questo romanzo mi costringerà a dire per permettervi di leggere.
In virtù di questo sacrificio fatto da me e dai miei personaggi, affezionatevi a loro, non tanto a me, perché è di loro che ha fame la mia fantasia ed è con essi che si sfama.
Mirella Pieroni (proprietario verificato)
Ho letto “Quei marinai” di Chiara Vittorini, un romanzo che definirei psicologico e per certi aspetti di formazione.
📗La trama
Elisa, la protagonista, vive in una famiglia anaffettiva e disfunzionale: una madre che vede in lei una rivale e un padre che oscilla tra l’ignorarla e il disprezzarla fino a cacciarla da casa con la madre che ne gioisce.
Scossa e infreddolita trova rifugio in una grotta dove incontra due ragazzi, gemelli, anch’essi con pesanti traumi alle spalle Gli stessi conducono una strana vita vivendo tutto il giorno fuori in mare o nella grotta per rientrare a casa tardi. Tutto questo per evitare un padre definito “omm ‘e merda” che non fa altro che ubriacarsi, portarsi donne in casa e picchiare i figli se gli capitano a tiro.
I ragazzi accolgono, quindi, nella loro strana vita Elisa, offrendole sicurezza e protezione.
S’instaura così uno strano rapporto tra i tre ragazzi, ognuno di loro con il proprio bagaglio di traumi che hanno lasciato segni importanti.
Mattia è instabile e passa dall’estrema euforia alla rabbia incontenibile che solo Gabriele sembra riuscire a far rientrare.
Elisa però in qualche modo mette in crisi l’instabile equilibrio dei gemelli.
Entrambi sono attratti da lei e lei da loro in modo differente.
Inizialmente per Elisa, cacciata da casa, sola e sprovveduta, senza saper né cosa fare né dove andare, sembra essere la salvezza.
– Sarà realmente così?
– Come evolverà il rapporto fra i tre ragazzi? – Riuscirà Elisa a superare i suoi traumi e a costruirsi una vita normale?
Non resta che leggere il libro.
Cosa ne penso.
È un romanzo che rapisce subito il lettore per le intense emozioni che suscita narrando di argomenti sensibili quali:
– abusi terribili verso bambini e donne e come questi producano danni irreparabili che si perpetuano se non affrontati ed elaborati.
– amore malato e dipendenza nella sua forma più distruttiva, spesso frutto della mancanza di amore nell’infanzia; così si diventa o vittime o carnefici in cui nessuno è innocente e nessuno è colpevole, se non di non aver avuto il coraggio di affrontare un percorso di elaborazione dei traumi.
Di questo percorso di elaborazione del trauma, il romanzo non ne parla, ma fra le righe, la scrittrice, pure psicologa, ce lo suggerisce e la protagonista, Elisa, da adulta, diventa ben coscia dei suoi demoni, pur sentendosi prigioniera impotente.
Non basta, infatti, riconoscere i propri demoni, bisogna affrontarli per poterli sconfiggere, non farsene schiacciare e non perpetuare verso altri gli stessi danni fatti a noi.
🖋️Scritto con POV in prima persona, il romanzo risulta molto coinvolgente e il lettore, riesce a provare su di sé la vasta gamma dei sentimenti, sensazioni provate dalla protagonista e dai co-protagonisti che vede muoversi in quella aspra località di mare, paese di pescatori.
Un po’ di mistero che avvolge la figura dei gemelli e dei loro genitori e l’ansia di sapere come evolverà la storia dà al romanzo quasi il ritmo di un giallo.
Qui non c’è nessun colpevole da scoprire, sono tutti più che noti, ma la suspense è più che presente, per il desiderio di sapere se ci sarà un lieto fine e se Elisa riuscirà a guarire le sue numerose ferite.
Difficilmente quindi si riesce a staccarsi dalle pagine, mentre si viene travolti dalle mutevoli emozioni che vanno dall’empatia verso la povera Elisa alla rabbia verso i suoi genitori dall’ammirazione all’inquietudine per i gemelli.
Per chi ama le storie dai risvolti psicologici, più che consigliato.
Difficilmente quindi si riesce a staccarsi dalle pagine, tanto che lo ho divorato.
Per gli amanti del genere super consigliato.