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Racconti dall’Accademia di arti magiche e oscure di Venezia II – La magia continua

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Ritornano le avventure di maghi e streghe nella laguna veneziana! In questo secondo volume, un nascente amore tra un misterioso mago proveniente da lontano e una bellissima strega, entrambi con un passato doloroso alle spalle, deve superare pregiudizi e malvagità. La nave dell’Accademia salperà i mari, bella da togliere il fiato e pronta, grazie alla magia con cui è stata costruita, ad affrontare tutte le insidie del mondo sommerso. Infine, una feroce rivalità tra fratelli sarà la causa di uno scontro all’ultimo sangue, in cui sarà indispensabile l’aiuto di un non magico, apparentemente estraneo a questo mondo fatto di incantesimi e pozioni, ma in realtà indissolubilmente legato a esso dai ricordi di un’infanzia felice.

IL SEGNO. LA SPERANZA DI UN NUOVO AMORE

INTRODUZIONE

Erano passate da poco le due. I rintocchi pieni e gravi del campanile della basilica di Santa Maria della Salute le avevano ricordato perché si trovava su quel traghetto e cosa stava andando a fare. L’attracco all’imbarcadero era prossimo, lei sarebbe scesa e fuggita agli sguardi appiccicosi dei viaggiatori curiosi. Morena era perennemente avvolta da occhiate che da molti anni aveva imparato a ignorare, ma quel giorno si sentiva infastidita.

Il suo viso dai tratti marcati e i lunghi capelli neri, i suoi occhi verde violaceo, un colore raro come il suo fascino conturbante, il passo lungo, ma raffinato, e le movenze sinuose lasciavano tutti attoniti.

Scesa, cercò un posto da cui poter ammirare l’imponente basilica. Intorno a lei la piazza era gremita di turisti di varie nazionalità con ombrelli colorati e bandierine da seguire e a cui affidarsi.

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Ma le poche panchine, che fino alla settimana precedente erano lì ad aspettarla, ora non c’erano più. Il Comune aveva deciso di ammodernare la piazza, così le vecchie sedute erano state smantellate in attesa dei nuovi arrivi, più moderni, forse più comodi, ma certamente privi di quella vita vissuta da milioni di incontri, di baci, di litigi, di accordi…

Morena decise, quindi, di sedersi sulla scalinata, cercando un po’ di ombra, anche se l’idea non le piaceva affatto. Aveva sempre creduto che usare opere d’arte per uno scopo diverso da quello per cui erano state create era una cosa poco dignitosa.

A malincuore, visti il caldo e la stanchezza, decise comunque di farlo.

Lo sguardo si perse tra la il luccichio dell’acqua lagunare e la bellezza della chiesa che le dava riparo, e in quelle strane fotografie della mente, che da reali si sfocano lentamente, facevano capolino ricordi di tempi passati.

Amori e delusioni, illusioni e certezze, pregiudizi e nuovi capisaldi che si erano susseguiti nella sua vita ora sembravano aver trovato un ordine, una pace.

Tra le centinaia di persone in fila per entrare nella basilica, un uomo vestito con una tunica scura lunga fino a metà coscia, stretta in vita da una cinta di pelle marrone, aveva colpito il suo interesse. Alto, regale e fiero come un cavaliere, una barba bionda con un marcato bianco centrale e uno sguardo triste, che le sembrò famigliare.

Forse quell’uomo aveva passato come lei momenti migliori e forse stava, come lei, solamente cercando un riparo dalle tante avversità del mondo. Lo accompagnò con gli occhi, a distanza, lungo la processione lenta di turisti e credenti, che incedeva sotto il sole, fino a quando lo sguardo dei due si incrociò.

Fu un attimo breve, fugace, ma la fece trasalire.

Le sembrò per un istante di averlo già conosciuto, di comprendere i suoi segreti, di averlo vissuto in un passato comune che li aveva visti molto legati.

Si chiese dove lo avesse incontrato, in quale delle sue vite lontane quell’uomo avesse occupato un posto così importante da ricordarlo a distanza di anni o di secoli, e in modo così intenso.

Persa nel vuoto di quei pensieri confusi, alla ricerca di dettagli, segnali, elementi che la riportassero a lui, Morena non si accorse che l’uomo le si era avvicinato.

Se lo ritrovava ora a pochi passi: gli occhi non dovevano più cercare tra i passanti, erano lì, tuffati gli uni negli altri, a sfiorarsi.

Le sembrò addirittura che le foglie sul selciato iniziassero a fremere della loro stessa energia, fino a quando vide una bacchetta spuntare da sotto il mantello. Ma se, normalmente, Morena avrebbe cercato istintivamente la sua per difendersi, il frastuono che sentiva dentro la lasciò senza forze e inebetita.

Fu lui che pronunciò la formula «Immobilis!», indirizzandole al viso la punta dello strumento magico.

In un istante, tutto ciò che li circondava, persone, imbarcazioni, l’acqua stessa del canale, l’aria densa di profumi estivi e gonfia di umidità, si fermò.

Solamente Morena e quell’uomo rimasero liberi di muoversi. «Cosa stai facendo?» chiese lei, con un filo di voce.

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Matteo Paoli
È nato a Levico Terme (TN) nel 1977. Dopo aver viaggiato dalla Sicilia all’Inghilterra per lavoro, inizia a gestire l’hotel di famiglia. Le persone che ha incontrato nel corso della sua vita e le figlie, Matilde e Vittoria, hanno ispirato i due volumi dei “Racconti dall’Accademia di arti magiche e oscure di Venezia”.
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