Ultimo atto della Trilogia dei racconti dall’Accademia di arti magiche e oscure di Venezia. In questi racconti la magia dell’amore sarà nuovamente la forza maggiore che aiuterà i nostri maghi e le nostre streghe a combattere il male. Dei del mare, vecchi rancori e persone amate da vendicare. Questo e molto altro negli ultimi tre racconti.
Perché ho scritto questo libro?
Volevo creare un mondo dove tutti i miei lettori potessero trovare uno spazio dove vivere emozioni e magia.
ANTEPRIMA NON EDITATA
Seduto su una panchina in riva all’Accademia, il vecchio professor Baffa osservava la laguna. Un vento leggero di primavera increspava l’acqua, che si infrangeva contro la riva sollevando minuscole gocce sospinte dalla laguna inquieta.
Con gli occhi socchiusi, ma sempre allerta con gli altri sensi, il professore si destò quando sentì arrivare un gruppetto spensierato di ragazzi, forse del secondo o terzo anno; una decina circa, provenienti dalle quattro case dell’Accademia.
«Buongiorno professore, è una bella giornata per godersi i primi raggi di sole primaverile», disse una ragazza bionda, dall’aria simpatica, della casa del Cigno Bianco.
Il professore la osservò con attenzione, dalla testa ai piedi.
«Sono d’accordo con lei, signorina Baldessarri. Davvero d’accordo.»
I ragazzi, trattenendo a fatica qualche risata, spostarono lo sguardo dal professore alla statua alla sua destra. Tutti sapevano chi fossero le due figure scolpite, ma pochi ne conoscevano davvero la storia come il professor Baffa.
«Ah, Venezia… in ogni stagione ha qualcosa di magico che serpeggia tra i suoi canali, non trovate?» disse il professore.
«Soprattutto qui, nel cuore della nostra Accademia», aggiunse ancora la ragazza dai capelli biondi.
Il professore si voltò verso la statua, dando le spalle ai ragazzi, che nel frattempo erano aumentati.
«Vedo che i vostri occhi si posano di nuovo su quella statua. Le due gemelle… sono belle, vero? Ma la loro bellezza è solo un’ombra rispetto alla forza che avevano. Al coraggio che le spinse a fare da scudo tra la nostra scuola e l’abisso.»
Fece una pausa. Poi continuò con voce più bassa, ma intensa.
«Lasciate che un vecchio, che ha visto sorgere molte lune su questa laguna incantata, vi racconti la vera storia. Di come Lucia e Leila sono diventate non solo eroine, ma le sante patrone che oggi onoriamo.»
Si voltò di nuovo verso di loro.
«Sedetevi. C’è ancora un po’ di sole… beh, la storia ha radici profonde come i pali che sorreggono questa città,» e ridacchiò.
Così il vecchio professor Baffa cominciò a raccontare la sua storia.
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