Erik il Rosso
Come una bestia, Thorvald Asvaldsson rimbalza da un lato all’altro della stanza. E grazie a Odino che la stanza è piccola! Avrebbe potuto esserlo ancor di più, sarebbe stato più facile contenere quella tempesta. Ma la cubatura non lenisce nulla, l’uomo copre leghe camminando da qui a là sbavando e imprecando. In un angolo una donna singhiozza, avvolta in stracci, sperando di svanire nel suo stesso vapore.
«È tutto tuo padre!» tuona Thorvald verso la poveretta. «Non ha nulla degli Asvaldsson, anche i capelli, da dove viene tutto quel rosso?»
Quello dai capelli rossi è Erik, il figlio dello sputa bava e della donna che produce quell’umido disperato. Erik è coinvolto in un omicidio, più precisamente, ha ucciso un uomo.
Siamo in Norvegia, sul finire del primo millennio, e non possiamo dire che sia una bella giornata. Thorvald Asvaldsson è a un bivio: o strangola il figlio con le sue mani o lo spedisce chissà dove. Preferisce la seconda, ma non per questo la furia viene meno. Un conto è cambiare scuola, fare un trasloco, altro conto è organizzare in tutta fretta l’esilio di tuo figlio, per giunta assassino.
Un’imbarcazione si allontana dalla costa, verso nordovest. Thorvald Asvaldsson segue la sagoma che si sposta lentissima all’orizzonte. È sfinito e spiaciuto nel vedere suo figlio andarsene via così, di più per aver pagato quel drakkar a caro prezzo.
L’esule arriva in Islanda per rifarsi una vita ma, nonostante un oceano lo separi dal primo incidente, gli scappa ancora la mano e infilza un tipo durante una rissa. Erik fugge navigando ancora più a ovest. Da quella parte incontra un’altra isola. La chiama Groenlandia perché è verde, anche se su Maps è una specie di triangoloide bianco che dà l’idea che lì, di verde, ce ne sia ben poco.
Così, grazie all’Occidente, o al vento che tira per di là, o al nonno materno, o al padre, o ai due poveretti che ci hanno lasciato le penne, Erik il Rosso diventa lo scopritore della più grande isola della Terra. Qui i venti freddi del nord sferzano il Dannebrog, la bandiera danese garrisce da queste parti, rossa come i capelli di Erik.
La storia di Erik il Rosso non è andata proprio così. Le cronache riportano che nell’omicidio è coinvolto anche Thorvald Asvaldsson e che dalla Norvegia l’esule parte con famiglia. Quindi, verso nord-ovest ci vanno insieme e probabilmente senza troppa fretta. Del resto, a quei tempi potevi ammazzare qualcuno e godere di una certa franchigia esistenziale, potevi spostarti qualche chilometro più in là ed essere già nascosto nelle pieghe di un’altra vita.
Eppure, l’idea che il padre debba affrontare l’inconveniente di un figlio che ne ha fatta una grossa, e per questo correre ai ripari, sembra più interessante dell’idea di un genitore complice. Cioè, l’idea che il padre sia così incazzato ma anche determinato a fare l’unica cosa che gli rimane da fare: salvare il ragazzo, perché se sei padre un po’ ce l’hai addosso.
Scegli di salvare tuo figlio anche se ha fatto qualcosa di cui non riesci a comprendere la possibilità, figuriamoci l’esecuzione. Scegli di salvarlo nello sbigottimento che provi per una cosa inaudita di cui il protagonista è proprio lui, quell’essere che hai tenuto in braccio quand’era piccolo, almeno una volta. Scegli di salvarlo allontanandolo il più possibile, per orrore e disperazione, augurandoti nel contempo che quella ferita che ti rimarrà dentro possa essere la meno dolorosa con cui andare avanti. Scegli di salvarlo provando a rendere l’inseguimento della giustizia il più arduo, la caccia di lui vana, sperando che le sue tracce finiscano sfumate in un ricordo impreciso, meglio se dimenticato in un vuoto di memoria. Ed è molto facile che non lo rivedrai più, quel figlio, definendo così il prezzo dell’addio.
Sì, quest’idea è più interessante.
Ma tanto non è andata così.
Maddalena Iannarelli (proprietario verificato)
Mi piace. Mi piace Sirattes, mi piace l’uso delle parole, le descrizioni. Mi piace lo scandagliare le ragioni che portano i personaggi ad agire ed interagire.
Marco Pogliani (proprietario verificato)
Scrivere Ragioni non è senza ragione una ragione sufficiente per ragionare sulla vita. Rossetti lo fa ed è una gioia per gli occhi, per i sensi e per la mente. avanti
Rossella Arioli (proprietario verificato)
13 racconti solo apparentemente scollegati tra loro. Un turbinio di emozioni, passioni, anime che si incontrano o si allontanano. Insomma: vita.
Da portare nel cuore
Marco Neri (proprietario verificato)
Un’alternanza di “curiosità” storiche che sembrano surreali con scene di vita quotidiana con interpreti che racchiudono piccolezze degli uomini . Ragioni non ha una trama precisa ma vi trascina in un crescendo di spaccati. Ogni capitolo “sembra” una storia a parte ma dove ciascuno vi da le sue RAGIONI per leggerle. Dalla sinopia iniziale dove era difficile capirne lo sfondo si arriva poi a definirne i contorni. Nello scritto di Rossetti c’è ricerca ma anche un alone di tristezza legata a curiosità e conoscenza dell’animo umano. Marco Neri
Marco Weiss (proprietario verificato)
Lupo Sirattes, uomo senza qualità (vi ricorda qualcosa?) estrae per voi tredici microromanzi dal suo cassetto.
Pura osservazione in chiave fenomenologica. Ma anche passione spiazzante e comicità reticente.
Ma anche succhiare nostalgia come fosse una caramella.
Molte password.
Fantaletteratura.
“un gioco surrealista, un quadro di Magritte. Forse per trovare un senso non è il momento giusto. O forse sì”
Leggete RAGIONI. E lo scoprirete. Buona avventura. Marco Weiss