Ma andiamo con ordine.
Due settimane prima Beatrice era entrata in libreria in cerca di un giallo da leggere la sera e che la rilassasse: a scuola la situazione era stressante, si temevano contagi e quarantene e tutti erano abbastanza convinti che il tampone molecolare sarebbe presto diventato presto un elemento del corredo scolastico.
La sera era davvero stanca e le bastavano poche pagine per sprofondare in un sonno spesso agitato, ma che almeno le faceva chiudere i contatti col mondo. Le pagine però dovevano essere di una certa qualità altrimenti non si sentiva cullata da parole piacevoli che le facevano da ninna nanna, ma al contrario il disappunto e la noia, infastidendola, avevano l’effetto di tenerla sveglia.
Quindi già agitata dal fatto di aver quasi finito i libri della riserva, entrò in libreria per acquistare, se c’era, un altro noir di Robecchi che aveva scoperto grazie a Carla e che aveva gradito molto. Sperando di trovare qualche volume che ancora non aveva, si mise a rovistare nel settore della Sellerio e si accucciò vicino ai libri perché i titoli piccoli piccoli in caratteri bianchi sono davvero fastidiosi da leggere.
La ricerca sembrava infruttuosa, Beatrice già stava scoppiare in lacrime, quando una voce le chiese:
- Ma stai cercando Montalbano?
- Come scusa? In realtà no.. – Rispose Beatrice alzando lo sguardo.
- Ma quelli blu non sono di Montalbano?
Ma chi è questo lettore occasionale? Pensò, ma non disse, Beatrice che invece rispose:
- La Sellerio mica pubblica solo Camilleri, ma anche molti altri, anche se con Camilleri deve aver fatto davvero i soldi.
- No, no, io non voglio Camilleri, voglio Montalbano.
Il tipo non solo non era un lettore occasionale, ma neanche un fruitore di un qualsiasi prodotto televisivo commerciale di minimo impegno e siccome fare la professoressa ha l’inconveniente che poi si trattano tutti come alunni, lo sguardo e le mani di Beatrice comunicavano chiaramente la domanda: Come non sai che Montalbano è il personaggio e Camilleri l’autore?
Allora lo sconosciuto verso cui ormai Beatrice puntava gli occhi disse:
- Scherzavo! Certo che so che Montalbano è il personaggio e Camilleri l’autore!
Accidenti proprio le stesse parole che Beatrice aveva pensato. Questa coincidenza, il tono dell’uomo e l’immagine di sé stessa nelle vesti della prof che non smonta mai la fecero ridere di cuore.
Il tipo, che poi si chiamava Vittorio, disse subito:
- Che vuoi, lo so, sono un simpaticone. Comunque, devo fare bella figura con un regalo, ma sono indeciso tra un giallo e un libro di ricette. Cosa mi consigli signorina?
Anche se aveva la mascherina, Beatrice era certa che dovesse avere una gran faccia da schiaffi, un genere che non le aveva mai detto granché, e nello stesso tempo un tipo pieno di ritmo e sagacia che la faceva sorridere.
Beatrice gli consigliò Robecchi, ma anche Manzini, in pratica poteva sembrare una promotrice della Sellerio, ma era contenta di consigliare a una mente vergine le sue letture.
Dopo qualche scambio di battute e consigli, Beatrice si stava avviando alla cassa con Torto marcio di Robecchi tra le mani, quando Vittorio le chiese se poteva aggiungerla su Facebook.
Lei ovviamente gli disse con nonchalance di sì.
Fu in quel momento che scoprì che il simpaticone si chiamava Vittorio Velli. Che orrore, non aveva mai sopportato il nome Vittorio, che tra l’altro con Velli crea un effetto davvero fastidioso, ma nessuno si sceglie il nome o il cognome e se ne andò a casa un po’ lusingata e un po’ di fretta perché ancora doveva passare a prendere il latte.
Un incontro decisamente romantico metropolitano, quasi alla Notting Hill.
La collega e amica Carla era profondamente intenerita e quasi emozionata mentre ascoltava dalla bocca della giovane Beatrice di questo incontro inaspettato e casuale.
Ebbene tutto falso: questa era la versione che Beatrice aveva dato a Carla, troppo grande e seria, a parer di Beatrice, per comprendere la verità.
Vittorio era stato trovato su Tinder.
Durante l’estate Lorenzo, il confidente maschile di una vita, le aveva suggerito di scaricare questa nota applicazione di dating, pubblicizzandola come indispensabile per una ultratrentenne moderna con poco tempo a disposizione per fare nuove conoscenze dal vivo e occasioni di socialità limitate a causa della pandemia.
- Ma non è per maniaci alla ricerca solo di sesso?
- Guarda, ci trovi di tutto. Ma chi cerca l’avventura di una notte di solito lo dice e lo scrive nelle informazioni.
- Ma davvero?
- Sì. Se ci pensi è molto pratico.
- Effettivamente hai ragione. Ma non è da sfigati all’ultimo stadio?
- Bimba, datti una svegliata! Ce l’hanno tutti Tinder nel 2020! Tutti gli amici che l’hanno messo hanno trovato un fidanzato o fidanzata. Ecco magari non mettere Tinder hot, quello te lo sconsiglio.
- I numeri?
- Che numeri?
- Quanti tuoi amici hanno trovato una persona?
- Fammi pensare.. – e dopo un rapido conto sulle dita – sette su sette.
- Non malissimo.
E così, dopo qualche tentennamento, a settembre 2020 Beatrice si iscrisse a Tinder.
Fu divertente: si sentiva corteggiata e cercata con conseguenti picchi positivi di autostima.
Molti profili erano interessanti dal punto di vista antropologico e l’analisi dell’autorappresentazione dei tipi divenne il topic principale delle conversazioni con Ludovica. Molti le scrivevano, tanti non sapevano portare avanti la conversazione, tre o quattro erano interessanti. Con questi ultimi, visto che la chat di Tinder fa abbastanza pena, si era scambiata il contatto Facebook, ma non era uscita con nessuno: vedere qualcuno dal vivo, in carne ossa e virus, era davvero ancora troppo per lei.
Dopo un paio di settimane vide un profilò che la colpì: un certo Vittorio che annaffiava i gerani sul terrazzo e si professava psicologo infantile. Evento abbastanza insolito vedere momenti di giardinaggio su Tinder dove gli uomini di solito accarezzano gatti coccoloni o cani virili o belle moto, oppure scalano speroni delle montagne dove esibiscono tenute da trekking niente male.
Mise mi piace a Vittorio e scattò subito il match: se doveva uscire con qualcuno, sarebbe uscita con lui. Deciso.
Iniziarono a scriversi, la conversazione era lieve e piacevole, tuttavia Beatrice ormai aveva scelto e probabilmente avrebbe continuato anche senza la disinvolta ironia che emergeva dai suoi messaggi e quell’allure affascinante derivata dal suo mestiere.
[…]
Beatrice aveva finito di correggere le verifiche sul teorema di Pitagora, quando avviò la videochiamata con Ludovica, o meglio il video aperitivo, un must ereditato dal tempo del Lockdown.
- I ragazzi non hanno capito troppo bene Pitagora.. hanno i neuroni strinati dopo la chiusura.
- Sempre a parlare di scuola.. piuttosto dimmi di quel Vittorio!
- Sai, mi ha scritto anche oggi.
Un sorriso accennato ma civetto accompagnava le sue parole.
- Dai Beatrice, andiamo ad analizzare la sua pagina Facebook!
- Ma non so mica come si chiama di cognome!
- Ma senti questa! Google c’è apposta! Fa lo psicologo vero?
- Sì.
- Allora sarà un gioco da ragazzi. Dunque, piccola ricerca, digitiamo: Toscana, Albo degli psicologi, Nordovest, Vittorio, infantile.
- Chissà quanta gente verrà fuori!
- Raffino un attimo.. abbiamo tre risultati: due a Lucca, uno da noi. Lo abbiamo: Vittorio Velli. Dai Ludo, lo stalkeriamo un po’ su Facebook?
- Ma sì, divertiamoci.. lo cerco anche io, il secondo è lui! Ha il profilo aperto.
- Che allocco.
Ludovica, in quanto programmatrice informatica, disprezza profondamente chi non protegge i propri dati sul web, tutti i suoi profili sono privi di foto e riportano solo nickname.
Tutto il contrario di Vittorio che postava l’inverosimile, tra link, canzoni e soprattutto fotografie. Fisicamente non era proprio il tipo di Beatrice, ma osservare e soprattutto commentare i vari scatti dal 2008 in poi rese la serata piuttosto spassosa.
Da forse quattro mesi Beatrice non rideva così e anche Ludovica si divertì molto, si sentivano delle ragazzine di 16 anni impegnate a stalkerare un tipo carino, ma in fondo a tutte le età ci si sente così in certe situazioni.
- Ludovica, cavolo, ma queste foto al mare vicino vicino a una tipa?
- Ma in modo neanche troppo compromettente bisogna dire.. stanno giocando a carte..
- Giugno è vicino: se la sua ultima relazione è così recente, forse non è ancora pronto a conoscere una persona nuova!
- Subito a trovare la pagliuzza nel pagliaio!
- Ludo quanto sei ignorante, non si dice così!
Che dire, la serata aveva diffuso endorfine nel sistema nervoso di Beatrice, che se ne andò a letto meno triste del solito.
[…]
Ludovica andava a lavorare in motorino anche con la pioggia, un Liberty 125 nero con il parabrezza. Quel giorno dopo lavoro era andata al campo scuola, le gare di corsa ad ostacoli erano sospese, ma era un’atleta nel cervello e si allenava almeno tre volte a settimana.
Un passato da campionessa regionale, ingegneria informatica col massimo dei voti nel minimo dei tempi, primo contratto a 24 anni, tempo determinato a 27, primo mutuo a 29, insomma una macchina da guerra.
Anche quel giorno mentre correva tutti le guardavano il culo, ma lei fingeva con sé stessa di non compiacersene. Fidanzata dai tempi del liceo con Davide, viveva con lui da due anni nell’appartamento comprato con il mutuo in via San Remigio di sopra.
Una coppia di ferro con nozze previste per settembre 2020, rimandate per motivi pandemici a data da destinarsi, ma per loro gli anelli erano solo qualcosa in più, certo un bel momento e giusto prima di avere dei bambini, perché dopo sarebbe stato più complicato gestire l’organizzazione del matrimonio.
Tutto insomma procedeva nella vita di Ludovica all’insegna della programmazione e della razionalità.
Per lei la pandemia era stata decisamente una bella botta, con calendari sportivi e sentimentali saltati, nozze e figli rimandati, insomma per la prima volta le sue tabelle di allenamento e di marcia non venivano rispettate. Davanti allo sconquasso del suo sistema cartesiano mentale, Ludovica reagiva con razionalità, si diceva che l’imponderabile è sempre possibile, non dipendeva da lei e da nessuno, il raggiungimento dell’obiettivo era soltanto procrastinato per esigenze di forza maggiore: diceva a se stessa tutto ciò e se lo ripeteva spesso, molto spesso, ma ancora riusciva a non visualizzare l’incrinatura che quel periodo stava insinuando nel suo controllo perfetto di tutto, nella sua efficiente armonia, nel suo essere artefice del proprio destino, nella sua soddisfazione di fondo basata sulla performance. Inevitabilmente nel suo cuore, in un angolo che ancora cercava di non guardare, ma che aveva già visto, iniziava a mettere in discussione quanto aveva costruito: le piaceva davvero il suo lavoro? L’arredamento del salotto, abbastanza costoso, sarebbe stato per sempre? Ma soprattutto l’elemento che più dava per scontato ed eterno, Davide, era veramente tale?
Anna Manfredi (proprietario verificato)
Il mio personaggio preferito è Ludovica, il perché lo potete scoprire solo leggendo questo scoppiettante libro, e capire come una trentenne non finisca mai di mettessi in gioco!
Anna Guadagnucci
Sono contenta che ti sia piaciuto!
Vale Ria
Amori, amicizie, zone rosse violate e regole infrante. Un cocktail perfetto per un romanzo frizzantino da leggere tutto d’un fiato!