Ti hanno detto che la fragilità è una colpa.
Che il dolore va nascosto.
Che bisogna essere forti, composte, aggiustate.
Che prima devi guarire, poi forse meriterai amore.
Ma e se non fosse così?
“Resta anche se tremi” è un grido sussurrato.
Una carezza sulle ferite che nessuno vede.
Una voce che trema, ma resta.
È la storia di Nèa, una giovane donna che attraversa il trauma dell’abuso, la maternità vissuta troppo presto, la frattura con il proprio corpo, e l’urgenza di ritrovarsi intera.
Non è un libro che ti insegna a guarire.
È un libro che ti tiene la mano mentre tremi.
Per chi ha vissuto il buio.
Per chi si sente sbagliata.
Per chi cerca una voce che somigli alla sua.
Qui non devi essere forte.
Devi solo restare. Anche se tremi.
Qui non c’è finzione, non c’è trucco. Solo pelle viva.
È un libro scomodo, forse. Ma vero.
Non cerca di piacere a tutti, ma sa farsi trovare da chi ha bisogno di lui.
Chi lo capisce, non lo dimentica.
Perché ho scritto questo libro?
Ho scritto questo libro perché Nèa mi ha costretta a guardarmi davvero.
È scivolata dalla mia penna e mi ha insegnato che scrivere è restituire dignità a ciò che ho nascosto per troppo tempo.
Nèa è la crepa da cui è entrata la luce.
Questo libro non nasce da un’idea.
Nasce da un’urgenza.
L’urgenza di condividere l’infinità del vuoto.
Di dargli voce, forma, respiro.
E renderlo, paradossalmente, pieno.
Pieno di anime che restano, anche se tremano.
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