I. La pergamena
Anno 734
Il sole, alto quella mattina, riscaldava l’aria gelida di quel mese di febbraio. Il suono della vita quotidiana riempiva le strade e i vicoli della città di Raven.
La stanza in cui si trovava era avvolta dalla penombra, di tanto in tanto una fioca luce risplendeva. Un attento osservatore avrebbe avuto l’impressione di essere circondato da una miriade di piccole lucciole.
Le pesanti tende di velluto viola con un fine bordo dorato erano troppo spesse per permettere al chiarore del giorno di entrare nell’ampia stanza. Solo pochi squarci di sole riuscivano a penetrare quella barriera eretta per tenere al riparo la collezione di libri di cui era fornita la biblioteca della città, così da dare l’idea di essere inespugnabile. Khay, con l’aiuto delle varie lampade a olio messe a disposizione dal vecchio bibliotecario, riusciva a malapena a leggere le pagine consumate dal tempo di quel vecchio manoscritto. Il libro ormai logorato dagli anni stava scomparendo alla vista dei lettori, si riconosceva la fattura elfica ed era quasi sicuramente appartenuto a un guardiano di spiriti.
Il sogno della sua vita era diventare uno di loro, ma ancora non ci era riuscito. In quel momento, infatti, non era nemmeno in possesso di un vincolo che gli avrebbe conferito lo status di guardiano e con quello la possibilità di evocare il proprio spirito. Non aveva comunque perso tutte le speranze: anche i suoi due più grandi amici lo erano diventati non da molto. Ran aveva la sua età, anche se a differenza sua era alto e ben piazzato, non grasso ma grosso e, dalla sua corporatura, dava di più l’idea di essere un uomo. Lohir non era più muscoloso di lui ed entrambi avevano dei corpi esili, ma era alto circa un palmo in più. Khay pensava che dipendesse dall’età: i suoi quattordici anni – non ancora compiuti, anche se era solo questione di pochi mesi – contro i sedici dell’amico. Si trovava lì proprio perché quest’ultimo l’aveva convocato e, aspettando che si liberasse, si era messo come sempre a leggere.
Continua a leggereIl libro, rilegato a mano, aveva la copertina di cuoio nero, con le incisioni pressate in oro. Il suo valore era sicuramente storico, non conteneva altre informazioni, se non quelle relative alla grande guerra che aveva sconvolto un centinaio di anni prima le terre dell’Endorian. Era passato quasi un secolo da quegli avvenimenti, ma la storia che era narrata nel libro era per Khay come un concime: leggendola, cresceva sempre di più in lui la voglia di diventare al più presto un guardiano di spiriti. Nella sua fantasia, Khay si vedeva partecipe di avvenimenti che avrebbero fatto la storia dell’Endorian. Non immaginava nemmeno che di lì a poco la sua vita e quella dei suoi amici sarebbe cambiata per sempre.
Continuava a sforzarsi di mettere a fuoco i caratteri che con i secoli si erano sbiaditi quasi completamente. Passava gran parte delle giornate in biblioteca, dove Lohir lavorava da tempo per prendere il posto del vecchio Baku che, data la sua età avanzata, si era deciso a preparare un suo possibile successore: dopo molto tempo si era soffermato su Lohir, un ragazzo molto intelligente e acuto, mai una parola di troppo e dal volto impassibile. Dal momento in cui aveva iniziato il praticantato in biblioteca, si era subito dimostrato un valido allievo e degno di fiducia, tanto da dare la possibilità a Baku di intraprendere viaggi nelle città vicine, alla ricerca di manoscritti per arricchire il catalogo della biblioteca, senza dover necessariamente chiuderla per mancanza di personale adeguato. Diciamo che l’uomo era sempre stato molto geloso dei “suoi” libri. Anche quel giorno mancava dalla biblioteca, perché si era recato nella città di Villant alla ricerca di qualcosa di interessante da acquistare.
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